La povertà assoluta torna a crescere nel nostro Paese e tocca il valore più alto dal 2005. Secondo le stime preliminari dell’Istat, nel 2020 le famiglie in povertà assoluta sono oltre 2 milioni (il 7,7% del totale da 6,4% del 2019, +335mila) per un numero complessivo di persone pari a circa 5,6 milioni (9,4% da 7,7%, oltre un milione in più rispetto all’anno precedente).
Le stime preliminari della povertà assoluta per l’anno 2020 sono state diffuse dall’Istituto nazionale di statistica il 4 marzo scorso, insieme alle stime preliminari delle spese per consumi delle famiglie. Entrambe costituiscono la base informativa per gli indicatori di povertà assoluta. «Le stime definitive – spiega l’Istat nel comunicato stampa - saranno rese disponibili, rispettivamente, il 16 e il 9 giugno 2021. I dati sono quindi suscettibili di revisioni, ma offrono un quadro chiaro delle conseguenze che la grave crisi economica prodotta dalla pandemia e dall’emergenza sanitaria ha determinato sulle condizioni di vita delle famiglie nell’anno appena passato».
Nell’anno della pandemia si azzerano i miglioramenti registrati nel 2019. Dopo quattro anni consecutivi di aumento, si erano infatti ridotti in misura significativa il numero e la quota di famiglie (e di persone) in povertà assoluta, pur rimanendo su valori molto superiori a quelli precedenti la crisi iniziata nel 2008, quando l’incidenza della povertà assoluta familiare era inferiore al 4% e quella individuale era intorno al 3%. Secondo le stime preliminari del 2020, dunque, la povertà assoluta raggiunge, in Italia, i valori più elevati dal 2005 (ovvero da quando è disponibile la serie storica per questo indicatore).
L’aumento della povertà assoluta è maggiore nel Nord e riguarda 218 mila famiglie (7,6% da 5,8% del 2019), per un totale di 720mila persone; peggiorano anche le altre aree del Paese ma in misura meno significativa. Nel Mezzogiorno si confermano le incidenze di povertà più elevate: il 9,3% per le famiglie (dall’8,6% dell’anno precedente) e l’11,1% per gli individui (dal 10,1%).
Ad eccezione delle famiglie unipersonali, che presentano un’incidenza di povertà stabile (5,7%), la più ampia diffusione della povertà assoluta riguarda tutte le famiglie, ma colpisce in modo più consistente quelle con un maggior numero di componenti. Fino a quattro membri l’aumento si mantiene sotto i due punti percentuali o poco più (per le famiglie di due persone passa dal 4,3% al 5,7%, per quelle con tre dal 6,1% all’8,6%, per quelle con quattro dal 9,6% all’11,3%), mentre per quelle con almeno cinque persone peggiora di oltre quattro punti, passando dal 16,2% al 20,7%.
Peggiora soprattutto la condizione delle famiglie monogenitore (l’incidenza passa dall’8,9% all’11,7%), delle coppie con un figlio (da 5,3% a 7,2%) e di quelle con due (dall’8,8% al 10,6%).
A subire le conseguenze della crisi sono in particolar modo le famiglie con figli minorenni (l’incidenza di povertà assoluta passa in questo caso dal 9,2% all’11,6%, dopo il miglioramento registrato nel 2019). L’incidenza di povertà tra gli under 18 sale di oltre due punti percentuali - da 11,4% a 13,6%, il valore più alto dal 2005 - per un totale di bambini e ragazzi poveri che, nel 2020, raggiunge un milione e 346mila, 209mila in più rispetto all’anno precedente.