Mortalità infantile, rapporto Unicef-Oms 2020

15/09/2020 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:
Particolare della copertina del rapporto Levels and trends in child mortality 2020

Nel 2019, nel mondo, il numero di decessi tra zero e 5 anni è sceso al punto più basso mai registrato nella storia (5,2 milioni, con un calo di quasi il 60% rispetto ai 12,5 milioni del 1990). Lo rivela il rapporto Levels and Trends in Child Mortality 2020, realizzato dall’Unicef, dall’Organizzazione mondiale della sanità, dalla Divisione delle Nazioni Unite per la popolazione e dalla Banca mondiale.

«Nonostante questi risultati – ha affermato il presidente dell’Unicef Italia Francesco Samengo -, il bilancio globale delle morti fra bambini e giovani rimane immenso. Nel solo 2019, 7,4 milioni di bambini, adolescenti e giovani sotto i 25 anni sono morti nel mondo, per lo più per cause prevenibili o curabili. A livello globale, il 70% della mortalità under 25 si è concentrato nella fascia di età tra 0 e 5 anni, con 5,2 milioni di decessi. Tra questi ultimi, 2,4 milioni (pari al 47% della mortalità infantile globale) si sono verificati nel primo mese di vita, 1,5 milioni (28%) tra il secondo mese e il compimento del primo anno, e 1,3 milioni (25%) tra il dodicesimo mese di vita e il compimento dei 5 anni. Altri 2,2 milioni di decessi si sono verificati tra i bambini e i giovani tra i 5 e i 24 anni nel 2019, di cui il 43% durante il periodo adolescenziale, tra i 10 e i 19 anni».

Secondo i dati del rapporto, anche prima della pandemia di Coronavirus i neonati erano i soggetti a più alto rischio di mortalità. Nel 2019, un neonato ha perso la vita ogni 13 secondi, ossia circa 6.700 al giorno. L’incidenza della mortalità neonatale (0-1 mese) all’interno della mortalità infantile complessiva (0-5 anni) è salita dal 40% del 1990 al 47% di oggi.

Le analisi dell’Unicef e dell’Organizzazione mondiale della sanità evidenziano le pesanti limitazioni e interruzioni dei servizi sanitari nazionali causate dalla pandemia, che minacciano di vanificare decenni di progressi conquistati faticosamente.

«Negli ultimi 30 anni gli interventi per prevenire o curare le cause della mortalità infantile (dalle nascite premature a quelle sottopeso, dalle complicazioni del parto alla sepsi neonatale, dalla polmonite alla diarrea e alla malaria), affiancate dall’espansione delle vaccinazioni – si legge nella presentazione del rapporto pubblicata sul sito dell’Unicef -, hanno consentito di salvare milioni di vite umane. Adesso, tuttavia, in tutto il mondo i servizi per la salute materna e infantile – visite ambulatoriali e a domicilio, vaccinazioni, assistenza pre e post-parto – hanno subito interruzioni a causa della carenza di risorse economiche e umane (assorbite dalla lotta al Covid-19) e di un generale disagio nell’utilizzo dei servizi sanitari dovuto alla paura di contrarre il coronavirus».