Minorenni vittime di tratta, rapporto Save the Children

27/08/2020 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:

In Italia, tra le 2.033 persone prese in carico dal sistema anti-tratta nel 2019, la forma più diffusa di sfruttamento resta quella sessuale (84,5%) che vede come vittime principalmente donne e ragazze (86%). Nonostante l’emersione sia molto più difficile nel caso dei minorenni, ben una vittima su 12 ha meno di 18 anni, il 5% meno di 14. Sono alcuni dati del rapporto di Save the Children Piccoli schiavi invisibili, una fotografia aggiornata della tratta e dello sfruttamento dei minorenni in Italia, con un’attenzione specifica per le vittime del sistema dello sfruttamento sessuale, anche in relazione all’impatto dell’emergenza per la pandemia di Coronavirus.

Queste le principali nazionalità delle piccole vittime: nigeriana (87%), ivoriana (2,5%) e tunisina (1,9%).

La regione con il maggior numero di casi emersi è la Sicilia (29,8%), seguita da Liguria (14,3%), Campania (9,3%) e Piemonte (13,7%).

I casi di sfruttamento minorile nel 2019 sono stati 243 (questi dati sono solo la punta di un iceberg rispetto ai tanti bambini e adolescenti vittime invisibili di violenza e sfruttamento nel nostro Paese).

Come spiega Save the Children nella presentazione del rapporto, questa fotografia «rappresenta solo in minima parte un fenomeno, prevalentemente sommerso, che con l’emergenza Covid-19 ha visto trasformare alcuni modelli tipici della tratta e dello sfruttamento dei minori. I gruppi criminali dediti allo sfruttamento sessuale in particolare sono stati ovunque rapidissimi nell’adattare il loro modello operativo attraverso l’uso intensivo della comunicazione online e dello sfruttamento nelle case, “indoor”, e il lockdown ha costretto le istituzioni e le organizzazioni non governative ad affrontare maggiori difficoltà nelle attività di prevenzione e supporto alle vittime. A livello globale, tra gli effetti più diretti che riguardano i minori, il lockdown ha limitato da un lato gli spostamenti e la possibilità per le vittime di incontrare altre persone, trovare aiuto o fuggire, dall’altro, con la chiusura delle scuole che in molti casi sono l’unica occasione di un pasto quotidiano garantito, ha spinto tantissimi bambini in strada in cerca di cibo o di reddito esponendoli al rischio di essere sfruttati o diventare vittime di traffico, mentre ha iper-esposto al mondo digitale tanti altri accrescendo il rischio di finire vittime dell’adescamento dei predatori sessuali della rete. Il cybercrime connesso alla tratta e sfruttamento ha sviluppato nel tempo enormi capacità operative, con l’aumento della richiesta di sevizi erotici online, in video-chat o webcam durante il lockdown. A questo fenomeno se ne associa un altro, con caratteristiche diverse, che vede sempre come vittime i minori, e che riguarda le torture e le coercizioni perpetrate per produrre e commercializzare materiali pedopornografici».

Il rapporto è disponibile sul sito di Save the Children, nella sezione “Pubblicazioni”.