Istruzione dei bambini migranti e rifugiati, rapporto Unhcr-Oim-Unicef

19/09/2019 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:

Attualmente il tasso di abbandono scolastico tra i bambini e gli adolescenti nati fuori dall’Unione europea (fra cui i minorenni rifugiati e migranti arrivati in questi ultimi anni) è oltre il doppio - 25,4% - rispetto ai loro coetanei nati in Europa (11,4%). È quanto emerge dal rapporto Access to Education for Refugee and Migrant Children in Europe, lanciato l’11 settembre scorso dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e dall’Unicef.
Nella pubblicazione le tre Agenzie delle Nazioni Unite descrivono le barriere che i bambini e i ragazzi migranti e rifugiati incontrano nell’accesso all’istruzione in Europa.
Tra i principali ostacoli evidenziati nel rapporto ci sono la carenza di fondi per l’inclusione scolastica, l’insufficienza delle infrastrutture, la formazione inadeguata degli insegnanti, le barriere linguistiche, la scarsità di sostegno psicosociale e di attività didattiche di recupero.
Secondo i dati del volume, i minorenni migranti ottengono risultati scolastici più bassi quando non hanno il supporto adeguato; per esempio, mediamente 3 studenti nativi su 4 conseguono l’idoneità in scienze, lettura e matematica, mentre vi riescono solo 3 su 5 fra gli studenti con background migratorio.
«I bambini in età da scuola dell’infanzia (3-5 anni) e secondaria superiore (dai 15 anni in su) sono particolarmente vulnerabili all’abbandono scolastico – si legge nella presentazione -, poiché spesso non sono compresi nel raggio di applicazione delle legislazioni nazionali in materia di obbligo scolastico».
Per aiutare gli Stati a rispondere a queste sfide e a colmare le gravi lacune statistiche, il rapporto presenta esempi di buone pratiche scolastiche raccolte in tutta Europa e propone una serie di raccomandazioni.
Le tre Agenzie chiedono, fra l’altro, di rafforzare il legame tra la scuola e altri importanti servizi pubblici, come la sanità e i servizi per la protezione dell’infanzia, e di adottare misure che promuovano l’integrazione dei giovani stranieri nelle scuole superiori e nei programmi di formazione.