Studenti italiani, il declino della lingua scritta

21/09/2010

Dal Corriere della Sera del 20 settembre una dura requisitoria sulle crescenti difficoltà degli studenti italiani a padroneggiare la nostra lingua. L'articolo prende spunto dai risultati sempre più scoraggianti evidenziati dai test dell'Istituto nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione (Invalsi) sulle competenze linguistiche e matematiche.

Per esempio, l'ultima rilevazione sugli apprendimenti di italiano e matematica in seconda e quinta elementare e in prima media ha messo in luce che lo scoglio più insormontabile è la grammatica: solo un terzo delle risposte corrette. Anche l'ultima analisi degli elaborati provenienti dalla prima prova scritta dell'esame di maturità 2008-2009 non può che registrare «la scarsa padronanza dell’uso scritto della lingua italiana nei ragazzi al termine della scuola superiore». Nelle quattro competenze fondamentali (testuale, grammaticale, lessicale-semantica, ideativa) i voti medi risultano inferiori alla sufficienza: appena avvantaggiati i licei, mentre negli istituti tecnici «la gran parte degli allievi non raggiunge un livello sufficiente di padronanza della lingua italiana» e per gli istituti professionali la situazione è «ancora più preoccupante».
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Il declino della lingua (scritta)
Presidi costretti a corsi supplementari per recuperare, il disastro dei test Invalsi

«Tradurre» Dante. Non in inglese: ma in italiano. Luca Serianni, linguista e filologo, ordinario di Storia della lingua italiana a «La Sapienza» di Roma, lo racconta con ironia ma anche con preoccupazione: «I ragazzi approdano all'università con un bagaglio linguistico estremamente povero. Affrontano Dante, diventato per loro inaccessibile, esattamente come se si trattasse di una lingua straniera. Pensano a una “traduzione” in italiano, non a un adattamento alla lingua attuale, quindi ciò che per noi è una parafrasi». Insomma, Dante ormai come un classico inglese o francese.

Gli strumenti grammaticali, sintattici, lessicali e ideativi a disposizione degli studenti italiani di diverso ordine (medie inferiori e superiori, università) sono sempre più scarsi, come dimostrano gli ultimi disastrosi risultati dei test Invalsi. Tanti presidi di scuole superiori stanno approntando corsi supplementari di italiano per ripassare i fondamentali della lingua e solo dopo procedere. Altrimenti studiare latino, greco, lingue straniere diventa impossibile.
Esempi concreti? Valeria Della Valle, docente di Linguistica italiana a «La Sapienza» e autrice con Giuseppe Patota del fortunato «Viva il congiuntivo», saggio di rivalutazione di un modo in disuso ed edito da Sperling e Kupfer ammette sospirando che «ormai quasi tutti dicono «se lo sapevo non venivo, ma non c'è da drammatizzare», ma si registra una crisi anche del passato remoto a favore del passato prossimo.

Dice dunque Della Valle: «Assisto a un costante impoverimento di competenza lessicale in chi arriva dalle medie superiori. Parole come “obsoleto” o “laido” per molti sono incomprensibili. Oppure si attribuisce loro un significato diversissimo. Molte difficoltà sugli apostrofi, si scrive un altro o un'altro? Mi arrivano “piu” senza accento e “un pò” con la o accentata e non con l`apostrofo. Poi la punteggiatura. Resistono i diversi tipi di punti, la virgola ancora non cede ma il punto e virgola e i due punti sono pressoché scomparsi dall'universo giovanile. Magari i ragazzi conoscono tutti i termini legati alla telematica, l'informazione, alla comunicazione. Però sono incapaci di organizzare un ragionamento scritto con una introduzione, uno svolgimento e una conclusione».

Valeria Della Valle punta l'indice non contro i ragazzi ma verso le scelte politiche: «Inutile gridare al lupo al lupo quando sono scomparse le scuole di specializzazione in linguistica per insegnanti. Non è detto che chi si laurea in letteratura abbia piena padronanza della lingua e delle sue regole. E ancora: inutile lamentarsi di ciò che sta accadendo quando la recente riforma ha abbassato il numero di ore di insegnamento dell'italiano. Bisognerebbe invece accrescerle, ma dico un'ovvietà».

Concorda Francesco Sabatini, presidente emerito dell'Accademia della Crusca: «Siamo uno Stato giovane, scontiamo storicamente un ritardo nell'apprendimento collettivo della stessa lingua, la scuola non è stata aiutata, si è perso troppo tempo dietro a problemi secondari. Per di più i governi, soprattutto quelli recenti, non si sono spesi su un fronte: la formazione degli insegnanti. Non bastano i sacrifici personali di quella categoria per risolvere il problema».

Altri esempi, sempre dovuti all'osservatorio di Luca Serianni: «È verissimo, c'è un problema lessicale. Termini come “dirimere”, “esimere”, “fatuo”, “congruo” non sono più comprensibili se non immessi in un contesto». Serianni segnala poi (come Della Valle) il problema sempre più emergente che mina alle fondamenta l'uso dell'italiano: «C'è sempre più difficoltà a organizzare un testo scritto. Si allontana la prospettiva dell'argomentazione: della spiegazione di ciò che si ha in mente. Fatto grave che evidentemente travalica il semplice problema linguistico che stiamo affrontando. Incide anche sulla forma: i ragazzi non rispettano più i margini dei fogli, anche questo è significativo».

Rimedi? Serianni è stato consulente di una parte della riforma Gelmini: «Secondo me bisognerebbe rinunciare a una certa vocazione enciclopedica che spinge allo studio anche dei minori, ormai diventato impossibile. Meglio concentrarsi su alcuni classici, approfondendoli. Così vedremo che Dante non sarà più considerato uno straniero».
Conclude Piero Cipollone, economista, presidente dell'Invalsi, che a luglio ha riesaminato i temi di maturità 2008-2009 ritenendoli insufficienti (63,2% per lessico, 58,9% per competenza ideativa, 54,1% per competenza grammaticale e 58% per competenza testuale): «Il disastro peggiore è quello ideativo, l'incapacità di costruire e “reggere” un ragionamento. Insomma, quando si spiegano non sanno dove vogliono andare a parare... E questo è grave, molto grave».

Paolo Conti