Rassegna bibliografica 1/2010 - Alunni stranieri

13/09/2010

Negli ultimi due decenni e a livello locale, molte indagini hanno esplorato le problematiche degli alunni stranieri e le soluzioni adottate per una scuola multiculturale, pur nella comprensibile difficoltà di fissare una realtà composita e in continua evoluzione come la presenza straniera nelle diverse realtà. Il percorso di lettura della Rassegna bibliografica: infanzia e adolescenza 1/2010, curato da Maddalena Colombo (docente di Sociologia dei processi culturali e comunicativi), tratteggia il quadro complessivo

attraverso i dati e affronta la presenza di bambini e ragazzi stranieri nei diversi ordini di scuole dall’infanzia alle scuole superiori.

Nel nostro paese gli alunni stranieri nelle scuole statali e non statali sono aumentati in maniera esponenziale: da 7.837 nel 1996/1997 (pari allo 0,7% dell’intera popolazione scolastica), si è passati a 130.012 iscritti nell’ultimo anno scolastico disponibile (2008/2009), cioè il 7% del totale. Questi allievi provengono da tutti i continenti rappresentando 187 diverse nazionalità, cinque delle quali, da sole, comprendono più della metà degli studenti stranieri: Romania, Albania e Marocco – paesi geograficamente vicini all’Italia – insieme a Cina ed Ecuador.
I tassi di presenza più alti (rispettivamente 8,3% e 8%) si registrano nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, mentre la scuola dell’infanzia (7,6%) ha visto crescere ultimamente la presenza straniera per effetto delle nuove nascite in Italia; nelle scuole secondarie di secondo grado gli alunni stranieri sono il 4,8%, a causa – ma non solo – della dinamica demografica (le famiglie immigrate più di recente non hanno ancora in maggioranza figli in età adolescenziale).

Già nella scuola dell’infanzia, rileva la Colombo mettendo a confronto diverse indagini, si manifestano difficoltà legate al rischio di etnicizzazione delle differenze e di rifiuto della multiculturalità che, soprattutto nell’ambito dei primissimi anni di vita, impone di confrontarsi su temi molto personali e sensibili come la cura, l’igiene, il corpo, il cibo, le relazioni familiari sui quali l’incontro è più complesso rispetto ad aspetti più generali come possono essere la musica, l’arte, il gioco, la natura.
Tuttavia non mancano le testimonianze positive di un dialogo possibile, soprattutto quando la scuola si assuma il compito di accompagnare e coinvolgere bambini e genitori (sia autoctoni sia stranieri) in un percorso di conoscenza reciproca attraverso esperienze informali, che portino tacitamente all’accettazione dell’alterità e alla mediazione tra le culture. Questi percorsi sono tanto più efficaci quando sono accompagnati dalla presenza di supervisori psicologico-educativi e affrontati con approccio cooperativo e di peer-learning tra adulti.

Scuola primaria e secondaria di primo grado sono fra le più indagate, dal momento che presentano l’incidenza maggiore di alunni stranieri e concomitanti fenomeni di chiusura e intolleranza da parte dei ragazzi, riconducibili anche ad atteggiamenti di identificazione etnica/gruppale, tipici della fase di crescita adolescenziale.
L’elevata incidenza si riflette necessariamente sull’assetto delle classi e sul lavoro didattico che deve adeguarsi prevedendo opportuni percorsi di tematizzazione della diversità. Questa evoluzione della didattica è stata facilitata da leggi di settore (legge 285/1997 e Dlgs 286/1998) che hanno assegnato competenze e risorse di supporto per sostenere un’integrazione culturale e linguistica positiva degli alunni stranieri. Tuttavia molta parte della riuscita di questi progetti interculturali dipende sempre dalla sensibilità delle persone che rivestono ruoli cruciali in questi processi e dal clima organizzativo del contesto in cui si opera.

Dalla seconda infanzia all’adolescenza diventa anche più rilevante il modo in cui il ragazzo straniero si pone nei confronti della scuola: pur dovendo spesso misurarsi con varie difficoltà oggettive (l’impaccio linguistico iniziale, l’entrata nel sistema scolastico a ciclo o a anno scolastico iniziato, la mancata iscrizione nella classe corrispondente all’età, l’instabilità residenziale), si riscontra comunque una forte motivazione ad adattarsi ai contesti scolastici, pur in presenza di relazioni difficili con i pari e a dispetto delle proprie specificità.
Questa volontà di integrazione poggia spesso sulla ricerca di un inserimento lavorativo soddisfacente, motore motivazionale che accompagna questi ragazzi anche nel passaggio all’istruzione superiore e riflette altresì il desiderio delle famiglie di garantire ai figli un buon livello socioprofessionale tenendo alte le loro aspettative a dispetto dei disagi e delle iniquità che possono incontrare.

Il percorso filmografico, a cura di Fabrizio Colamartino, ripercorre il riflesso nella cinematografia di queste complesse componenti individuali e sociali. Attraverso una ricognizione sui documentari girati a partire dai primi anni Novanta si affronta il tema dell'integrazione scolastica dei giovani immigrati.
A emergere è il ritratto di una società multietnica di fatto ma che, specie per quanto riguarda l'ambito scolastico, ancora esita a individuare le corrette strategie e gli strumenti giusti per includere gli immigrati di seconda generazione in un tessuto cuturale sempre più contraddittorio e complesso.

Come di consueto, poi, la Rassegna bibliografica presenta oltre al percorso tematico una ricca selezione di proposte di lettura italiane e internazionali ordinate secondo uno specifico sistema di classificazione.

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