Shoah e infanzia rappresentati dal cinema

A fronte della sostanziale irrappresentabilità dell'esperienza della Shoah, sorta di buco nero della Storia che sembra inghiottire valori morali, memoria storica, ideologie politiche, lasciando senza parole storici, filosofi e pensatori dal secondo dopoguerra in poi, il cinema si è fatto carico sempre più spesso di mettere in scena gli orrori della più grande tragedia che l'umanità abbia conosciuto. Il tentativo, a volte riuscito, di colmare quel vuoto da parte della più industriale delle arti, pronta a fornire prodotti per il consumo e rappresentazioni per l'immaginario – in risposta all'horror vacui creato da uno spartiacque storico abissale – ha spesso avuto per protagonisti bambini e adolescenti deportati, imprigionati, straziati nei campi di sterminio, simboli viventi di un'infanzia negata e, forse ancor di più, di quell'ingenuità che, all'indomani dell'apertura dei campi di sterminio da parte degli Alleati, l'intera umanità non avrebbe più potuto rivendicare per sé. Un'ingenuità che, ad esempio, si ostina a voler preservare fino alla fine per il proprio bambino il Guido protagonista di La vita è bella, pluripremiato film di Roberto Benigni, capace di parlare dello sterminio degli ebrei facendo anche sorridere, magari a costo di qualche semplificazione di troppo, ma allo stesso tempo consentendo a un vasto pubblico di entrare in contatto con una realtà storica spesso evitata.

Altrettante sono, tuttavia, le storie in cui si narra di un' "età dell'innocenza" perduta per sempre, del brusco risveglio subito da bambini e adolescenti all'indomani dell'ascesa al potere del nazismo in Germania o della promulgazione delle leggi razziali in Italia. Sono film che narrano per lo più di amicizie tra ragazzi ebrei e ariani – come nel caso di Concorrenza sleale, di Arrivederci ragazzi, di Il giardino dei Finzi Contini o di L'amico ritrovato – e che lasciano nei secondi la consapevolezza di un destino fatalmente diverso dai propri compagni per il solo fatto di appartenere a quella parte di umanità impotente di fronte alla storia ma comunque colpevole. In altri casi, al contrario, si narrano vicende (quali più quali meno romanzate) in cui l'umanità e l'altruismo di pochi individui eccezionali ha consentito di salvare da un sicuro destino di morte degli ebrei destinati ai lager. Si va dal kolossal Schindler's List, incentrato sulla contraddittoria figura di Oskar Schindler, alle vicende del bottegaio parigino Batignole che, contrariamente ad ogni previsione, decide di sacrificare tutto per salvare tre bimbi ebrei (Monsieur Batignole), dal sacrificio eroico di Janus Korczak, pronto a seguire nelle camere a gas il destino dei piccoli ospiti dell'orfanotrofio che dirige a Varsavia (Dottor Korczak), a quello della giovanissima Sophie Scholl, ariana ma strenua oppositrice del nazismo, le cui vicende sono narrate in La rosa bianca.

Non mancano i film che hanno scelto come punto di vista per narrare la realtà allucinante dei campi di sterminio quello di bambini e adolescenti: oltre al già citato La vita è bella vale la pena ricordare Jona che visse nella balena e Senza Destino, entrambi tratti da altrettanti romanzi autobiografici in cui i sopravvissuti, per recuperare una parte della propria identità rimossa, hanno riversato in una sorta di autoanalisi i ricordi e le angosce della loro sfortunata infanzia. Ma il tema dell'identità negata è anche alla base di alcune pellicole che narrano le storie di giovani ebrei che sopravvissero alla Shoah negando le proprie origini, come in L'ultimo treno e in Europa Europa, ed emerge con forza anche attraverso alcuni film ambientati ai giorni nostri e che hanno per protagonisti dei ragazzi alle prese con il "fascino del male", irretiti dalle propaggini revisioniste dell'ideologia nazista (The Believer, L'allievo). Molti, infine, i documentari che ricostruiscono, specie a beneficio dei più giovani e spesso attraverso le voci e i volti dei sopravvissuti ai lager ciò che, se non può essere realmente rappresentato attraverso il realismo messo in campo dal cinema, deve essere testimoniato e per questo reso realmente presente e attuale da un attento lavoro di recupero della memoria. Si va dal documentario-fiume Shoah di Claude Lanzmann (nove ore di testimonianze dei sopravvissuti, vittime ma anche carnefici ripresi in primo piano, alternate a immagini di repertorio) a quelli incentrati proprio su coloro che vissero la propria infanzia nell'orrore dei campi come lo straziante Bambini dall'abisso prodotto dalla Shoah Foundation, l'organizzazione creata da Steven Spielberg per la registrazione e catalogazione su supporto audio-video delle testimonianze dei sopravissuti all'olocausto.

Di seguito, una sintetica filmografia ragionata con i principali titoli sull'argomento: i film contrassegnati dall'asterisco sono disponibili alla visione e al prestito presso la Biblioteca-Innocenti-Library.

La perdita dell'innocenza

Amicizie al di qua e al di là del filo spinato

Identità negate

Perdere se stessi e le proprie origini per sopravvivere allo sterminio

  • Europa Europa di Agnieszka Holland (Germania/Francia/Polonia, 1990)*
  • L'ultimo treno di Yurek Bogayevicz (USA/Polonia, 2001)*
  • Nowhere in Africa di Caroline Link (Germania/Kenia, 2001)*
  • Plus tard tu comprendras di Amos Gitaï (Francia, 2008)

  La realtà del genocidio

I campi di concentramento attraverso lo sguardo dell'infanzia

  Il giardino dei giusti

Piccoli grandi eroi della shoah

  • Dottor Korczak di Andrzej Wajda (Polonia, 1990)*
  • Schindler's List di Steven Spielberg (USA, 1994)
  • Monsieur Batignole di Gerard Jugnot (Francia, 2002)*
  • La rosa bianca. Sophie Scholl, di Marc Rothemund (Germania, 2005)*

Il fascino del male

Le pericolose suggestioni del negazionismo

Documentare l'orrore per far vivere la memoria

Il dovere di testimoniare lo sterminio attraverso la documentazione audiovisiva Shoah di Claude Lanzmann (Francia, 1985)

  • Memoria: i sopravvissuti raccontano di Ruggero Gabbai (Italia, 1997)
  • Gli ultimi giorni di James Moll e Ken Lipper (USA, 1998)
  • Bambini dall'abisso di Pavel Chukhrai (Russia/USA, 2001)*
  • La strada di Levi di Davide Ferrario e Marco Belpoliti (Italia, 2005)
  • Volevo solo vivere di Mimmo Calopresti (Italia, 2006)