Il cielo cade

25/03/2010 Tipo di risorsa Schede film Temi Bambini nei conflitti armati Titoli Rassegne filmografiche

di Andrea Frazzi

(Italia, 2000)

Sinossi

Estate 1944. Penny e Baby, rimaste orfane di madre e padre dopo un incidente automobilistico, vengono accolte da Katchen, sorella della mamma e Wilhelm, suo marito, intellettuale tedesco di origini ebree, fuggito dalla Germania e insediatosi in una bella villa toscana. La coppia, con due figlie, dà alle bambine un’educazione lontana dai rituali fascisti cui erano abituate. Dopo un primo momento di difficoltà, culminato con il tentativo di suicidio di Penny, a causa della solitudine e del poco affetto dimostrato dagli zii, la vita nella villa si svolge come una serena infanzia richiede. I grandi avvenimenti di quei giorni (le dimissioni e la fuga di Mussolini, le dichiarazioni di Badoglio) sembrano lontani, appena percepibili dalle cronache della radio. L'amicizia con i figli dei contadini, la scuola, le prime scoperte sessuali sono realtà più vive per le due sorelline. Fino a quando una colonna tedesca in ritirata s’installa nella casa. I nazisti sembrano disinteressarsi degli abitanti della casa e della loro origine. Organizzano la fuga, si allontanano, ma poi dopo qualche giorno ritornano. Lo stesso Wilhelm, approfittando della libertà ottenuta, si unisce ai partigiani. Ma quando al loro ritorno i tedeschi non trovano l’ebreo, senza pietà uccidono Katchen e le figlie, risparmiando Penny e Baby, solo perché al collo portano una croce. Il rientro di Wilhelm è tragico: incapace di accettare il dolore, si toglie la vita. Durante i funerali, sulla strada di campagna, arrivano i soldati inglesi. Tutti fanno festa, mentre le bare proseguono verso il cimitero, seguite solo dalle due bambine.

Presentazione critica

Solo la Storia, per quanto crudele o magnanima, tragica o gloriosa, può ignorare la vita delle persone, farsi beffa dei singoli uomini che la fanno, intrecciarsi alle giornate degli individui e arrivare tragicamente un momento prima o un momento dopo il dovuto. Il carro funebre dove giace la famiglia tedesca procede in lontananza verso un cimitero. Poco distante, gruppi di persone festeggiano la liberazione, in un inno alla vita ritrovata. È questa la più grande contraddizione che racconta, con impassibilità e impotenza, la macchina da presa dei fratelli Frazzi, nel loro esordio cinematografico. In un fazzoletto di terra, in pochi metri, si trovano insieme il lutto della tragedia e la gioia della libertà, la vita ormai per sempre segnata di due ragazzine (doppiamente orfane di genitori e di zii) e quella innocente che sta per nascere nel grembo di una contadina, i corpi sotterrati dei defunti e quelli ancora in vita dei sopravvissuti, in altre parole si incontrano la Storia e le storie delle persone. E tutta l’architettura del film, costruita attorno alle figure del dualismo e dell’alternanza, ci vuole portare proprio in quel fazzoletto e farci aderire sia a Storia che alla storia di Penny e Baby : le sorelline sono due, così come le figlie di Katchen e di Wilhelm; Penny minaccia il suicidio poi recede dal gesto; le due sorelline alternano momenti passati con gli amici contadini a quelli con le loro cugine ricche; le notizie buone e cattive dal fronte si danno il turno provocando gioie e paure nella famiglia (prima viene picchiato un ragazzo dalle camicie nere, poi Mussolini si arrende, poi arrivano i tedeschi nella casa, poi scappano, poi ritornano, infine arrivano gli inglesi); le bambine conoscono prima l’educazione fascista e poi antifascista; fanno amicizia sia con i nazisti che con i partigiani. Il congiungimento di tutti i fili narrativi, dispiegati nel corso del film, avviene però in maniera frettolosa. La stessa battuta del soldato inglese (“Come on boys, it’s only a farm funeral” ‘Avanti ragazzi, è solo un funerale contadino’) che dovrebbe confermare l’insensibilità della Storia verso la tragica fine di Wilhelm, è sbrigativa e risolutiva, chiudendo, di fatto, il film senza lasciare il respiro che il finale meritava. Il cielo cade diventa così un’occasione mancata: la parte conclusiva, in tutta la sua tragica drammaticità, aveva bisogno di maggiore portata riflessiva. Si ha l’impressione che i due binari nei quali corre il racconto, siano troppo distanti tra loro, quasi interdipendenti. Solo il filo conduttore reso dall’ingenuità delle ragazzine (si vestono come giovani fasciste all’inizio del film, prendono il tè con l’ufficiale nazista e chiacchierano con un partigiano, scambiano un soldato inglese per Don Chichotte) che ci mostra tutta la tragicità della loro condizione, tiene insieme la Storia e le storie. I fratelli Frazzi (già abituati a lavorare con i bambini dallo sceneggiato televisivo Don Milani il priore di Barbiana, 1997) sembrano infine fare l’occhiolino a Comencini, quasi come per segnalare il loro debito verso l’autore di Salò. Le sequenze in cui i ragazzini salgono sull’albero, in particolare la scena in cui Penny cade da un ramo e viene fortunatamente sorretta dal ragazzo di Rosa, rappresentano un’evidente citazione di Incompreso – vita col figlio, dove il figlio maggiore, cadendo da una pianta, finisce per morire tra le braccia del padre. Altre ancora sono le analogie con il film di Comencini. In entrambe le storie ci sono due piccoli protagonisti orfani (due fratellini in uno, due sorelline nell’altro), c’è un genitore che non li comprende ed è impegnato in altre faccende (Wilhelm dimostra, almeno all’inizio, di non comprendere lo stato d’animo di Penny e Baby), l’ambientazione è situata nelle colline toscane. Tuttavia quest’ultimo dato non rappresenta una vera e propria citazione: il soggetto del film, tratto dall’omonimo libro di Lorenza Mazzetti, si rifà, infatti, ad una storia vera: quella di Alfred Einstein, cugino del più famoso Albert, morto suicida dopo l'uccisione della moglie e delle figlie per mano dei nazisti, pochi giorni prima della liberazione di Firenze da parte delle truppe inglesi, proprio come il Wihlelm del film. Marco Dalla Gassa

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