Minori e lavoro domestico, i dati dell'Ilo

28/06/2013 Tipo di risorsa: Temi: Titoli:

In tutto il mondo sono circa 10,5 milioni i bambini e le bambine, al di sotto dell'età minima legale di accesso al lavoro, che lavorano come domestici in case private, in condizioni pericolose e a volte di schiavitù. 6,5 milioni hanno tra i 5 e i 14 anni e in gran parte (oltre il 71 per cento) si tratta di bambine. Si stima che altri 5 milioni di minori, al di sopra dell'età minima per lavorare prevista nei loro Paesi, siano coinvolti nel lavoro domestico, retribuito o non retribuito. I dati sono riportati nell'ultimo rapporto dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) Ending child labour in domestic work, presentato il 12 giugno scorso a Ginevra in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile, dedicata quest'anno al tema del lavoro domestico.

Il rapporto denuncia le condizioni di lavoro disumane e le situazioni di pericolo a cui sono esposti questi bambini. Minori invisibili, che lavorano in case private presso terzi o un datore di lavoro e svolgono mansioni come pulire, stirare e cucinare, si occupano del giardino, prendono l'acqua o si occupano di altri bambini o degli anziani. Allontanati dalle loro famiglie, dipendono completamente dal datore di lavoro, con il rischio di subire violenze fisiche, psicologiche e sessuali.

In molti Paesi il lavoro domestico dei bambini non è riconosciuto come forma di lavoro minorile a causa della relazione ambigua con la famiglia del datore di lavoro: i minori lavorano ma non sono considerati come lavoratori e, nonostante vivano in un contesto familiare, non sono considerati membri della famiglia. Un'ambiguità che cela situazioni di sfruttamento e, a volte, condizioni di lavoro pericolose.

Il rapporto sollecita un miglioramento della raccolta dei dati e degli strumenti statistici necessari per poter accertare le dimensioni del fenomeno, chiede un'azione concertata a livello nazionale e internazionale per eliminare il lavoro minorile nel settore domestico ed esorta i governi a ratificare e applicare le convenzioni dell'Ilo 138, 182 e 189, che riguardano, rispettivamente, l'età minima di ammissione al lavoro, le peggiori forme di lavoro minorile e il lavoro dignitoso per i lavoratori domestici.

Se consideriamo, invece, il lavoro minorile nel suo complesso e non solo il lavoro domestico, i minori coinvolti a livello mondiale sono, secondo l'Ilo, 215 milioni. E l'Italia? Qual è l'entità del fenomeno nel nostro Paese? Alcuni dati arrivano dal dossier Game over, indagine sul lavoro minorile in Italia realizzata dall'Associazione Bruno Trentin e Save the children che mette in luce «lo scarso valore delle attività svolte da ragazze e ragazzi anche giovanissimi, che di fatto non insegnano nulla e non possono quindi essere messe a capitale per una futura professione». I primi risultati sono stati presentati l'11 giugno scorso, a Roma, nel corso di un convegno a cui hanno partecipato, fra gli altri, il ministro del lavoro e delle politiche sociali Enrico Giovannini e il sottosegretario all'istruzione Marco Rossi Doria.

Dalla ricerca emerge che nel nostro Paese i bambini e i ragazzi sotto i 16 anni coinvolti nel lavoro minorile sono più di uno su 20. 30.000 i 14-15enni a rischio di sfruttamento, con conseguenze per la salute, la sicurezza e l'integrità morale. L'incidenza del fenomeno aumenta col crescere dell'età. Tra i 14 e 15 anni raggiunge il picco di quasi 2 su 10 (18,4 per cento).

La maggior parte delle attività si svolge nell'ambito familiare: il 41 per cento dei minori lavora nelle piccole imprese di famiglia, 1 su 3 si dedica ai lavori domestici continuativi per più ore al giorno, anche in conflitto con l'orario scolastico, più di 1 su 10 lavora presso attività condotte da parenti o amici. Il 14 per cento, invece, lavora al di fuori dell'ambito familiare. Solo il 45 per cento dei minori tra i 14 e 15 anni che lavorano dichiara di ricevere un compenso. Di questi solo 1 su 4 lavora all'esterno della cerchia familiare.

La ricerca è stata condotta con una metodologia quanti-qualitativa. L''indagine quantitativa si è basata su un campione probabilistico e quella qualitativa su focus group e interviste in profondità in cui sono stati coinvolti operatori del settore e su una ricerca tra pari che ha coinvolto 22 minori e neomaggiorenni in veste di ricercatori. Nell'indagine campionaria sono state realizzate 2005 interviste a minori iscritti al biennio della scuola secondaria superiore in 15 province italiane campione e in 75 scuole campione. (bg)

(Crediti foto)

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