di Robert Stevenson
(USA, 1964)
Sinossi
Londra, primi del ‘900: stanca di avere a che fare con le due piccole pesti Jane e Michael, l’ennesima tata di casa Banks si licenzia. In realtà i due bambini non sono affatto pestiferi, ma necessiterebbero di cure che in casa nessuno sembra aver tempo di dare loro: le domestiche hanno già molto lavoro con la casa, la signora Banks è troppo impegnata nelle manifestazioni delle suffragette per ottenere il voto alle donne, il signor Banks rincasa sempre tardi dalla banca e non ha tempo da perdere in fantasticherie. In aiuto della famiglia arriva, scendendo dal cielo, la baby-sitter magica Mary Poppins, decisa a riportare un po’ di armonia e di ordine nella famiglia. Con i due bambini i suoi sistemi ottengono subito uno straordinario successo: con “un poco di zucchero” Mary Poppins sa rendere divertente anche il riordinare la stanza e le passeggiate al parco diventano veri e propri viaggi dell’immaginazione grazie alle sue magie; in compagnia del fido vagabondo Bert (un giorno musicista, l’altro pittore, l’altro ancora spazzacamino) Jane e Michael esplorano un nuovo modo di giocare e di volare con la fantasia. Questi metodi strampalati insospettiscono il signor Banks che, per riordinare un po’ le cose, decide di portare i figlioletti a trascorrere una giornata nella banca in cui lavora. Purtroppo tutto va storto, perché il vecchio padrone della banca non riesce a convincere Michael ad aprire un conto in banca versando i suoi unici due penny; la fuga del bambino semina il panico tra tutti i correntisti della banca e fa precipitare le azioni in maniera disastrosa. I due bambini sono mortificati e vorrebbero fare qualcosa per il padre che sta per essere licenziato. Banks, tuttavia, è ormai convinto dallo stile di vita di Mary Poppins e dopo aver ricevuto i consigli dello spazzacamino Bert, si reca in ufficio consapevole di dover essere licenziato ma con il cuore leggero di chi ha capito che le cose importanti sono ben altre. La mattina dopo è un uomo radicalmente diverso, tanto da portare tutta la famiglia al parco dopo aver aggiustato l’aquilone dei due bambini. Il vento in casa Banks è cambiato, ora Mary Poppins può ripartire verso altre missioni.
Introduzione al Film
Un classico dei buoni sentimenti Tra i più classici dei classici disneyani, Mary Poppins possiede a pieno tutti i marchi di fabbrica della più grande industria di intrattenimento per famiglie del mondo. Prima di tutto sono evidenti, anche a quasi cinquant’anni di distanza, le straordinarie innovazioni tecniche del film, che non a caso gli valsero l’Oscar per i migliori effetti speciali. Per la prima volta c’è una perfetta convivenza tra attori e personaggi animati che interagiscono e si scambiano la scena, in particolare nella sequenza fiume (circa 17 minuti di durata) della passeggiata all’interno del quadro sul marciapiede: i disegni animati possiedono l’inconfondibile qualità Disney che si sposa con gli attori e con il racconto di un mondo magico di fantasia. A questo si aggiunga la bravura degli interpreti: Julie Andrews al suo debutto dà un’interpretazione indimenticabile (soprattutto se si considera che pare fosse stata scelta perché era molto brava a fischiettare), perfetta nel ruolo che la vuole anche ottima cantante; Dick Van Dyke, nel doppio ruolo di Bert e del decrepito proprietario di banca, straordinariamente mobile e vivace, con una mimica inarrestabile ed un controllo del corpo che esplode nelle coreografie. Le musiche sempre curate, quasi una hit ogni sequenza, a fare da raccordo tra le scene o da accompagnamento alle coreografie di massa, mirabolanti ed acrobatiche e che sembrano non dover finire mai. Cura dei dettagli che si nota anche nell’equilibrio della storia. I “buoni sentimenti”, i sani e giusti principi che hanno fatto della Disney un inconfondibile compagno di grandi e piccini, un intramontabile macchina dei sogni che non tradisce mai. Qui è tutto il sistema familiare che viene messo in discussione, quasi scardinato dall’arrivo di Mary Poppins: un padre disinteressato, una madre attivista fuori casa e suddita tra le pareti domestiche, due bambini bisognosi di cure. Tutto finisce bene, sempre e comunque, ed è questa certezza il segreto del grande successo di questi film. Racconti semplici e semplicistici, in cui la semplificazione diventa l’arma vincente, la chiave di volta di un sogno che vuole proporsi innanzi tutto come fuga dalla realtà, ma anche come suggerimento per agire sulla realtà. Il guaio è che nei film Disney va sempre tutto a posto, mentre la realtà è fatta anche, per fortuna, di imperfezione. La morale sembra sempre essere lapalissiana: il segreto per essere felici è essere ricchi, amati e fortunati, nient’altro (se vi par poco). In ciò sta uno dei punti di debolezza del film, che ne denuncia. È datata la morale, la visione del mondo, ma è datato anche il linguaggio: melense e fin troppo ingombranti le canzoni, molto lunghe le coreografie, spesso troppo sopra le righe la recitazione di Van Dyke. L’invito è quello di ritornare, per un attimo, bambini. Forse non c’è altro modo per goderne a pieno ma non è detto che anche questo modo sia ormai impraticabile.
Il ruolo del minore e la sua rappresentazione
Una baby-sitter per adulti Come accennato, i veri protagonisti del film non sono i bambini. In fondo Mary Poppins arriva a cambiare la mentalità degli adulti, a trasformarli facendo diventare un po’ più bambino qualcuno e un po’ meno qualcun altro. Eppure è prima di tutto su Jane e Michael che Mary Poppins esercita le sue straordinarie magie. I due fratelli ci vengono presentati come pesti ma non lo sono affatto; è evidentemente colpa dell’incapacità e dell’inadeguatezza delle tate se i due bambini si perdono o combinano malestri. È proprio il poliziotto che li accompagna a casa la prima volta a giustificarli senza riserve per aver inseguito il loro aquilone che rischiava di volare via; il poliziotto è senza dubbio un genitore amorevole e responsabile e conosce le dinamiche dei ragazzi molto meglio di quanto dimostri la loro tata. Eppure i metodi del signor Banks prevedono che l’educazione sia ferrea e severa, principi in netta contrapposizione con i desideri dei due bambini. L’annuncio che il signor Banks fa mettere sul Times per cercare una nuova bambinaia è decisamente diverso da quello stilato da Jane e Michael. Eppure è quest’ultimo quello che Mary Poppins raccoglie, decisa a rispettare rigorosamente le indicazioni e le richieste: essere buona, simpatica, disposta a giocare, allegra… È evidente cioè che vengono deliberatamente ignorate le richieste del genitore perché si considera giusta la descrizione data dai due figli. Per i bambini, ancora aperti all’immaginazione e al sogno ad occhi aperti, le stranezze di Mary Poppins finiscono ben presto per diventare credibili e fantastiche; la razionalità viene abbandonata in qualsiasi campo: dalle leggi della fisica (la valigia di Mary Poppins o il suo arrivo in volo) a quelle della quotidianità. Il metodo Poppins è quello di cambiare e far cambiare il punto di vista, per trasformare le cose che sembrano noiose in grandi opportunità di divertimento; il suo non è un inganno per creduloni, ma la capacità di soddisfare il bisogno dei bambini di fantasticare e di trasformare ogni cosa in gioco e magia. Purtroppo questa è proprio la qualità che manca al signor Banks, ormai corrotto e trasformato dalla routine quotidiana in mero esecutore di azioni meccaniche. Per questo lo scontro con Michael e con il metodo educativo di Mary Poppins è inevitabile: Michael non ha nessuna intenzione di investire in banca i suoi due penny quando ha l’opportunità straordinaria di comprare un sacchetto di briciole e dar da mangiare ai piccioni; il signor Banks esige di imporre la propria logica alla mentalità dei suoi bambini e da lì nasce la catastrofe. Anche l’atteggiamento opposto, però, può essere del tutto controproducente. In fondo lo zio Albert è l’altra faccia della medaglia rispetto al signor Banks: passa le sue giornate a ridere, tanto da stazionare sul soffitto incapace di stare con i piedi per terra, un comportamento che Mary Poppins critica e condanna con decisione, insegnando a Jane e Michael che il senso della misura in tutte le cose è fondamentale. L’aiuto di Bert sarà decisivo dapprima nel far comprendere ai bambini i motivi che giustificano il comportamento del padre (in fondo sulle sue spalle grava la responsabilità di tutta la famiglia), poi nel ricordare al signor Banks che ha due bambini meravigliosi da crescere e con cui giocare. È la filosofia del “supercalifragilistichespiralidoso”, vero e proprio scioglilingua nonsense che invita alla leggerezza e a non prendersi troppo sul serio. Una filosofia contagiosa e bambinesca che alla fine invade tutta la famiglia Banks, gli impiegati di banca e il resto della città.
Riferimenti ad altre pellicole e spunti didattici
Mary Poppins è un’ottima commedia musicale per tutte le età, e, nonostante il linguaggio un po’ datato, può essere un buon punto di partenza per approfondire il tema dei sistemi educativi, il ruolo dei genitori e le aspettative dei bambini e dei ragazzi all’interno del menage familiare. Per un ulteriore approfondimento di questi temi si consiglia inoltre la visione di Mrs. Doubtfire di Chris Columbus, Io e zio Buck di John Hughes, Peter Pan (nella versione a cartoni animati della Disney di Clyde Geronimi e Wilfred Jackson o in quella più recente di P. J. Hogan), Neverland di Marc Forster, Hook – Capitan Uncino di Steven Spielberg. Ludovico Bonora