Hook - Capitano Uncino

20/07/2009 Tipo di risorsa Schede film Temi Infanzia Relazioni familiari Titoli Rassegne filmografiche

di Steven Spielberg

(USA, 1992)  

Sinossi

Peter Banning è un avvocato americano, sposato, padre di due figli che spesso trascura per seguire i suoi affari. Era un orfano inglese e solo grazie a Wendy Darling, nonna di sua moglie, poté essere adottato da una famiglia americana. In occasione di un viaggio a Londra per una visita a Wendy, Jack e Maggie, i due figlioletti di Peter, vengono rapiti da Capitan Uncino che, in tal modo, vuole attirare Peter Pan sull’isola-che-non-c’è per sfidarlo a duello. A questo punto, Wendy è costretta a rivelare a Peter che proprio lui è l’eroe della celebre fiaba, diventato adulto perché stanco di veder invecchiare le persone che amava. Banning non crede a questa storia, fino all’apparizione di Campanellino, la fatina della fiaba che lo vide protagonista, che lo costringe a seguirla nell’isola-che-non-c’è. Qui Capitan Uncino stenta a credere che l’adulto timoroso e ingrassato che ha di fronte sia Peter Pan: in pochi giorni Banning dovrà recuperare la forma di un tempo, la capacità di volare e, soprattutto, la fiducia dei Bambini Perduti – la sua banda d’una volta – e quella di suo figlio Jack, che il perfido Uncino ha plagiato fino a farne un piccolo, cinico pirata. Ci riuscirà e, dopo aver sconfitto il suo avversario, tornerà con i suoi figli a casa dove sua moglie e Wendy li aspettano.

Analisi

Il cinema di Steven Spielberg non poteva, prima o poi, non rivolgersi alla fiaba che, più d’ogni altra, mette in evidenza il difficile rapporto esistente tra fanciullezza ed età adulta, ovvero Peter Pan. Il profondo legame esistente tra il regista statunitense e la fiaba creata dallo scrittore inglese J.M. Barrie è sicuramente dovuto anche alla trasposizione a cartoni animati creata da Walt Disney che, come ha dichiarato lo stesso Spielberg, è l’autore che più ha influenzato il suo cinema e che, forse, ha anche condizionato la sua vita proprio attraverso la favola dell’eterno bambino, con il quale il regista ha ammesso, in più di un’occasione, di identificarsi. Così, Hook rappresenta per Spielberg, più che la realizzazione di un progetto, la materializzazione del suo sogno di girare una sorta di seguito, con attori in carne e ossa, del cartone animato del 1953, attraverso il quale confermare quella visione dell’adolescenza come momento di perdita irreversibile delle illusioni infantili che tanto lo affascina. Peter Banning è ciò che di più lontano si possa immaginare dalla spensieratezza di Peter Pan: proprio lui che da giovane si batteva contro i pirati dell’isola-che-non-c’è, ora è diventato un “pirata” della finanza; proprio lui che volava senza bisogno delle ali adesso ha paura di prendere l’aereo. Ma, quando giunge con la sua famiglia sulla soglia dell’abitazione di Wendy, alla domanda dei figli se quella sia davvero la casa della fiaba di Peter Pan egli risponde con un “no” talmente netto da far sospettare che, sia pur a livello inconscio, qualcosa gli sia ancora rimasto dei ricordi d’infanzia. Così, se il rapimento dei bambini da parte di Uncino ci viene presentato come il ritorno del rimosso, come un richiamo verso un passato che difficilmente può tornare, da un punto di vista metaforico può essere interpretato come la richiesta da parte dei figli che i genitori prendano parte più attiva alla dimensione più giocosa e fantasiosa della loro esistenza, facendo magari appello a quei ricordi felici che hanno accompagnato la loro infanzia. Peter è, come tanti altri padri, poco attento alle esigenze dei suoi figli, ma il suo caso è più grave: lui è stato un orfano e, perciò, dovrebbe comprendere il bisogno d’affetto e di attenzione dei suoi bambini. Il personaggio di Uncino è, se guardato sotto quest’ottica, tutt’altro che negativo: il pirata è quella parte oscura e nascosta dell’animo del fanciullo capace di porre domande inquietanti, di arrivare a chiedersi se i genitori lo amino davvero e su come questo loro amore si debba manifestare (nel messaggio di sfida lasciato in casa di Wendy, Peter è invitato a recarsi sull’isola-che-non-c’è “su richiesta dei suoi figli”). Sono domande, in fondo, del tutto legittime, alle quali i genitori possono rispondere unicamente attraverso le loro azioni. Questo, Peter avrà occasione di impararlo nel corso della sua permanenza sull’isola-che-non-c’è e, soprattutto quando, dopo un lungo allenamento, proprio lui che ha paura degli aerei, tornerà a volare. Il tema del volo come momento di liberazione non solo dalla forza di gravità ma anche dai vincoli castranti della razionalità non è nuovo nei film di Steven Spielberg: basti pensare al volo delle biciclette nella sequenza finale di E.T. L’extraterrestre alla passione per gli aerei di Jim in L’impero del sole, all’attrazione di Roy Neary per gli Ufo in Incontri ravvicinati del terzo tipo. Quest’ultimo, in particolare, sembra essere l’opposto speculare di Peter Banning: capace di giocare con i suoi bambini e di affermare che “le favole aiutano a crescere”, Roy non smette mai di inseguire il richiamo del fantastico e del misterioso e riuscirà a coronare, infine, il suo sogno, salendo su un’astronave che lo farà viaggiare in una dimensione all’interno della quale non si invecchia. Spesso però accade che i sogni troppo a lungo coltivati, quando si avverano deludono: Hook, infatti, fu un fiasco al botteghino – in un tipo d’economia cinematografica come quella creata da Spielberg i numeri hanno un’importanza fondamentale – e questo probabilmente perché, nella seconda parte del film, la tragedia dell’ex ragazzo che non poteva crescere e che, una volta cresciuto, ha dimenticato il suo passato ribelle, cede il passo ad un appello superficiale alla fantasia e all’immaginazione che finisce per tradursi soltanto in un accumulo più o meno disordinato di situazioni comiche. Lo spettro di quel cinema giocattolo con il quale troppo frettolosamente sono state archiviate le opere di Spielberg, questa volta si concretizza in una serie di scenografie che sembrano prese di peso da un parco a tema stile Disneyland. Fabrizio Colamartino

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