Accesso ai dati sulle origini familiari, intervista a Chabrol

Il seminario L'accesso alle informazioni sulle origini: percorsi di accompagnamento, che si è tenuto venerdì scorso all'Istituto degli Innocenti di Firenze, ha aperto uno spazio di confronto su un tema complesso e delicato: la ricerca della propria storia familiare da parte dei figli adottivi. Alla giornata di studio, organizzata dall'Istituto in collaborazione con l'Università Cattolica di Milano, sono intervenuti magistrati, docenti universitari, psicologi e altri esperti, nazionali e internazionali, fra i quali Raymond Chabrol, segretario generale del Consiglio nazionale francese per l'accesso alle origini personali (Cnaop), organo - unico nel suo genere a livello europeo – che ha il compito di aiutare i figli adottivi nella ricerca delle informazioni sulla propria storia familiare.

Dopo aver tracciato un breve excursus storico sulla legislazione francese in materia, Chabrol ha illustrato la normativa attuale (la legge 22 gennaio 2002 n. 23) e il ruolo del Cnaop, istituito dalla legge del 2002. Al Consiglio nazionale francese per l'accesso alle origini personali si possono rivolgere le persone, adottate oppure orfane, maggiorenni (possono presentare domanda di accesso anche i minori, ma solo nel caso in cui abbiano raggiunto "l'età del discernimento" e con l'autorizzazione dei genitori adottivi). In Francia le madri che decidono di partorire in anonimato hanno la possibilità di cambiare idea ed eliminare, quindi, il segreto sulla propria identità. Le loro dichiarazioni, però, saranno comunicate all'adottato soltanto se e quando quest'ultimo presenti la richiesta di accesso alle origini.

A Chabrol abbiamo rivolto qualche domanda sulla legislazione francese e sul lavoro del Cnaop.

Ci sono, a suo avviso, delle criticità nella legge francese sull'accesso alle origini delle persone adottate?

Il primo nodo critico è rappresentato dal fatto che il sistema permette l'accesso anche ai minori. Il Cnaop auspica che il legislatore francese riveda le sue posizioni modificando la legge e consentendo l'accesso alle origini solo alle persone adottate maggiorenni e non più a quelle minori di età. Molto spesso, infatti, ci troviamo di fronte a preadolescenti e adolescenti: giovani che attraversano un momento delicato della vita, quello in cui si costruisce l'identità. Sono situazioni difficili da gestire. In questi casi è importante sapere se il minore sia consapevole di ciò che sta facendo e se la richiesta inoltrata al Cnaop sia, in realtà, un modo per risolvere dei problemi con i genitori adottivi o una sorta di ribellione nei loro confronti. Ma c'è anche un altro motivo: se la madre biologica rifiuta di avere contatti con il figlio, il minore si porterà dietro questo dolore tutta la vita, incontrando difficoltà nel processo di costruzione della propria identità. Un altro problema sollevato dal Cnaop riguarda l'accompagnamento (il sostegno psicologico), che dovrebbe essere migliorato, sia per le madri che decidono di partorire in anonimato sia per quelle che vengono ricercate e trovate.

Nel corso degli anni le domande di accesso alle informazioni sulle proprie origini da parte dei figli adottivi sono aumentate o, al contrario, diminuite?

Sono aumentate.

Qual è la percentuale di madri che decidono di eliminare il segreto sulla propria identità? Nel tempo è cresciuta o diminuita?

Si tratta di una percentuale costante negli anni (30-40 per cento). Nell'ultimo anno, però, si è avvertita una tendenza all'aumento del numero di madri che scelgono di compiere questo passo. Quando una madre decide di togliere il segreto il Cnaop conserva questa informazione, ma non va a cercare il minore. Dev'essere il minore a rivolgersi al Cnaop.

Importanti documenti europei e internazionali tutelano il diritto all'accesso alle informazioni sulle origini da parte dei figli adottivi. Tuttavia le legislazioni dei Paesi europei sono molto diverse tra loro: alcuni Stati non riconoscono il diritto ad accedere alle informazioni sull'identità del genitore biologico, in altri questo diritto è parzialmente garantito a partire da una certa età e altri ancora concedono il diritto a un'ampia informazione subordinandolo, comunque, a valutazioni e autorizzazioni da parte dei giudici. Quali sono, a suo parere, le ragioni di queste differenze tra i vari Paesi?

Nella Convenzione Onu sui diritti del fanciullo si legge che il minore ha diritto a conoscere i propri genitori “nella misura del possibile”. Ogni Stato, quindi, è libero di decidere secondo i propri criteri. Le ragioni devono essere cercate nella cultura di ciascun Paese.

Quali sono i passaggi che l'Italia dovrebbe seguire per poter istituire un proprio Consiglio nazionale per l'accesso alle origini personali?

Non sono in grado di dirlo, perché non conosco bene il sistema italiano. Il sistema francese si è basato su determinati fattori. La Francia è un Paese centralizzato e al tempo stesso decentralizzato per la presenza dei Dipartimenti, che hanno molti poteri. Tengo a sottolineare, comunque, che la legge francese non crea un diritto ad accedere ai fascicoli personali, ma agevola l'accesso.

(Crediti foto)

(Barbara Guastella)