Regioni

Regioni e Province autonome hanno acquisito, dalla fine degli anni Novanta, un ruolo determinante nell’ambito delle politiche sociali – e in particolare di quelle relative a infanzia e adolescenza – grazie all’introduzione di alcune importanti leggi nazionali di riferimento (a partire dalla legge 285/1997).
Anche la riforma del titolo V della Costituzione, prevista dalla legge costituzionale 3/2001, ha attribuito competenza legislativa esclusiva alle Regioni in materia di politiche sociali. Questo ha comportato un progressivo e sostanziale decentramento di tali politiche, certamente anche più vicine e corrispondenti alle problematiche che emergono dai vari territori italiani, molto diversi tra loro.

 

Il ruolo delle Regioni

 

La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome attua un coordinamento politico con l'obiettivo di agevolare il raccordo e il confronto interregionale e con lo Stato centrale. La Conferenza prevede una suddivisione delle materie di competenza delle Regioni in diverse aree tra le quali: gli affari sociali, i servizi sanitari, gli affari istituzionali, il bilancio e la finanza, la protezione civile, l’ambiente, la formazione e il lavoro. Per ogni area o gruppo di materie omogenee la Conferenza ha istituito delle commissioni, formate dai componenti delle giunte delle Regioni e delle Province autonome designati dai rispettivi presidenti. Nell’ambito di ciascuna commissione la Conferenza individua un coordinatore e un coordinatore vicario.
Ampia informazione e documentazione è reperibile sul portale www.regioni.it. Grazie alla spinta di leggi come la 451/1997, nel corso degli anni si sono sviluppati in ciascuna regione centri e/o osservatori regionali in materia di infanzia e adolescenza, che rappresentano il punto di riferimento di quei territori per lo sviluppo di politiche integrate.

Tutte le Regioni hanno anche sviluppato uffici competenti nelle materie delle politiche per l'infanzia, attribuendo a una o più persone la referenza per le singole materie.