P.I.P.P.I.: un nome che è un programma!

L’acronimo P.I.P.P.I. intende rifarsi a Pippi Calzelunghe, immagine di sfondo che crea un orizzonte di senso centrato sulle possibilità di cambiamento della persona, sull'importanza delle reti sociali, dei legami affettivi, delle possibilità di apprendimento e cambiamento anche nelle situazioni di maggiore vulnerabilità delle famiglie.

 

Pippi Calzelunghe, una bambina “tremendamente forte”, ricchissima, con i capelli rossi, due amici, Annika e Tommy, che vive in una casa in rovina, che però è per lei la fantastica Villa Villacolle, con un cavallo bianco e una scimmietta, il signor Nilsson. Pippi è una figura metaforica delle potenzialità inesauribili dei bambini e delle loro capacità di resilienza, intesa come un percorso sempre possibile, che nasce anche dalla capacità di noi adulti di vedere il lato dritto delle cose storte, significati inediti negli eventi critici che i bambini possono trovarsi a fronteggiare, dalla convinzione che un modo importante di sostenere la crescita dei bambini, anche di quelli più vulnerabili, è proprio quello che usa Pippi: non rappresentarsi la propria realtà esistenziale come quella di una povera orfana, ma come quella di una bambina che può affermare soddisfatta: “Un angelo per mamma e un re di una tribù negra per papà: non capita davvero a tutti i bambini di avere dei genitori tanto distinti!” (Lindgren, 1988, p.6).
Il fatto di non avere i genitori è infatti per lei: “non così terribile se si pensa che così nessuno poteva dirle di andare a dormire o propinarle l'olio di fegato di merluzzo, quando invece lei avrebbe desiderato delle caramelle” (Ibid., p.5).
Pippi aiuta a vedere che la realtà può essere rappresentata da angolature plurali e che tale diversa rappresentazione, unitamente ad altri fattori, può introdurre elementi di modificazione della realtà stessa in quanto l'aiuto sta ovunque, non solo nei sistemi professionali, che il cambiamento può avvenire in maniera inattesa, che bambini e genitori possono essere anche miniere di risorse e non solo di problemi, che vulnerabilità è una parola che fa rima con resilienza.

Pippi, che è comunque anche l'acronimo di P.I.P.P.I., Programma di Intervento Per la Prevenzione dell'Istituzionalizzazione, è stata scelta come immagine di sfondo che crea un orizzonte di significato comune al programma: un orizzonte centrato sulle possibilità di cambiamento della persona umana, sull'importanza delle reti sociali, dei legami affettivi, delle possibilità di apprendimento e recupero anche nelle situazioni di vulnerabilità.
Istituzionalizzazione dentro P.I.P.P.I. non vuol dire allontanamento perché in Italia, grazie alla legge 149, non si istituzionalizza per lo meno dal 2001. Lo scopo di P.I.P.P.I. è la prevenzione di tutte le forme di “istituzionalizzazione” che possono essere ancora presenti dentro le pratiche dei servizi deputati ad aiutare le famiglie, ad esempio la burocratizzazione, i ritardi, le inefficienze, gli scoordinamenti, le rigidità, la scarsità di informazione, di rendicontazione e di trasparenza verso le famiglie ecc.
L’acronimo P.I.P.P.I. restituisce dunque un’immagine, un linguaggio, un insieme di valori nella tutela dei bambini che hanno lo scopo di creare una cultura che superi queste sottili, diffuse, diverse forme di istituzionalizzazione e contemporaneamente ci ricorda l’allegria, la simpatia, l’irriverenza e la forza di Pippi Calzelunghe.
La sfida di P.I.P.P.I. è dunque quella del sostegno alle famiglie vulnerabili assumendo l'ipotesi che queste famiglie se sostenute in maniera intensiva, rigorosa e per tempi definiti, attraverso un processo di empowerment, secondo l’approccio della valutazione partecipativa e trasformativa (Serbati, Milani, 2013) da operatori che lavorano in Equipe Multidisciplinari, ossia integrando le loro professionalità e le diverse dimensioni del loro intervento, possono apprendere nuovi modi, più funzionali alla crescita positiva dei loro figli, di essere genitori, di stare insieme, di gestire il loro quotidiano.
L’obiettivo primario è dunque quello di aumentare la sicurezza dei bambini e migliorare la qualità del loro sviluppo.
Pertanto P.I.P.P.I. in primo luogo intende garantire ad ogni bambino il diritto a:

 

  • un’analisi approfondita e di qualità della sua situazione familiare attraverso l’ascolto e la conoscenza reciproca tra famiglia e servizi,
  • un progetto di intervento coordinato tra tutti gli attori che sia realmente pertinente ai bIl Programma P.I.P.P.I.isogni della famiglie e concretamente realizzabile in modalità e tempi condivisi tra famiglia e operatori.