“Con gli occhi delle bambine”, Atlante dell’infanzia a rischio 2020 di Save the Children

Nel nostro Paese la povertà educativa cresce e il divario di genere non accenna a ridursi. Il nuovo Atlante dell’infanzia a rischio di Save the Children, intitolato Con gli occhi delle bambine, traccia un quadro sulla condizione degli under 18 in Italia da cui emerge l’aumento di fenomeni già presenti prima dell’arrivo del Coronavirus, come le disuguaglianze educative. L’edizione di quest’anno – l’undicesima – propone un approfondimento sulla condizione delle bambine e delle ragazze nel nostro Paese che evidenzia per loro un futuro a rischio dopo la pandemia.

L’Atlante si sofferma su molti temi oltre alla povertà educativa e al divario di genere, come la denatalità, i servizi per la prima infanzia, la generazione Neet (giovani che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione), il bullismo e il cyberbullismo.

Secondo i dati della pubblicazione, nell’anno scolastico 2018/2019 solo il 13,2% dei bambini ha avuto accesso a servizi pubblici offerti dai Comuni, con percentuali che si fermano al 3% per la Calabria, al 4,3% per la Campania e al 6,4% per la Sicilia. Un divario territoriale molto evidente che vede sul lato opposto della graduatoria la Provincia autonoma di Trento al 28,4% e l’Emilia Romagna al 27,9%.

Sempre nel 2018-2019 quasi uno studente al secondo anno delle superiori su 4 (24%) non ha raggiunto le competenze minime in matematica e in italiano, il 13,5% ha abbandonato la scuola prima del tempo e più di uno su 5 (22,2%) ha incrementato l’esercito dei Neet.  

Il 48% dei minorenni tra i 6 e i 17 anni, inoltre, non ha letto neanche un libro extrascolastico all’anno, circa 2 su 3 non sono mai andati a teatro o a visitare un monumento, neanche quando le restrizioni anti-Covid non erano ancora realtà; più di un bambino o adolescente su 5 (22,4%) tra i 3 e i 17 anni non ha praticato alcuna attività sportiva prima dell’arrivo del Coronavirus.

«Gli effetti della pandemia sul futuro dei minori in Italia – si legge nel sito di Save the Children - rischiano di essere ancor più pesanti sulle bambine e sulle ragazze, che già scontano in prima persona un gap con i coetanei maschi che affonda le proprie radici proprio nell’infanzia. Un divario di genere, alimentato da diseguaglianze sistematiche e ampiamente diffuse nel nostro Paese, che non accenna a ridursi, nonostante bambine e ragazze siano più brave dei loro coetanei a scuola, abbiano meno bocciature e abbandoni scolastici, si mostrino più resilienti e cooperative, abbiano competenze maggiori in lettura e in italiano e arrivino a laurearsi molto più dei ragazzi».

I dati rivelano ad esempio che tra i minorenni tra i 6 e i 17 anni le bambine e le ragazze leggono più dei maschi (non ha l’abitudine alla lettura il 53,6% dei maschi contro il 41,8% delle ragazze); con percentuali molto alte soprattutto al nord-est (14,1%) e al nord-ovest (10,4%). Le ragazze hanno performance scolastiche migliori dei coetanei: se, tra i maschi, più di uno su 4 (26,1%) non raggiunge le competenze sufficienti in matematica e in italiano, questa percentuale si abbassa al 22,1% per le ragazze.

«Ma impegno, tenacia e dedizione allo studio sembrano non bastare: nonostante i migliori risultati durante il loro percorso, gli ostacoli e gli svantaggi attendono le giovani al momento dell’ingresso nel mondo del lavoro. In generale, infatti, il nostro Paese detiene uno dei tassi di occupazione femminile più bassi in Europa. Nel 2019, il tasso di occupazione delle giovani laureate tra i 30 e i 34 anni era del 76% contro l’83,4% dei maschi, mentre tra le giovani diplomate senza la laurea le occupate erano solo il 56,7% a fronte dell’80,9% dei coetanei maschi. Senza un diploma di scuola superiore, le occupate sono un esiguo 36,3%, a fronte del 70,7% dei coetanei maschi».