Politiche per l'infanzia, nuovo Piano nazionale

24/05/2011

Pubblicato sulla Gazzetta ufficiale numero 106 del 9 maggio scorso, il terzo Piano biennale nazionale per l'infanzia si caratterizza «non solo come un nuovo Piano di azione, ma come un Piano "nuovo"». Il documento, predisposto dall'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, contiene le linee strategiche fondamentali e gli impegni concreti che il Governo intende perseguire per sviluppare un'adeguata politica per l'infanzia e l'adolescenza.

Il terzo Piano di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva - che rappresenta l'esito del confronto tra le istituzioni centrali dello Stato, le Regioni, gli Enti locali, le formazioni sociali e tutti gli altri attori impegnati a promuovere il benessere dei più piccoli - «si pone l'ambizioso obiettivo di operare come uno strumento innovativo». Ma quali sono le novità più rilevanti? Gli elementi che lo contraddistinguono rispetto alle impostazioni dei Piani precedenti riguardano principalmente l'approccio e il metodo. In relazione al primo aspetto, il documento ha individuato alcune dimensioni prioritarie, che rappresentano le direttrici di intervento sulle quali sono state elaborate proposte di azioni coordinate. Riguardo al metodo, invece, la novità è rappresentata dalla scelta di adottare un processo partecipato non solo nella fase dell'elaborazione del Piano, ma anche nella fase della sua attuazione, «attraverso la programmazione di un percorso di accompagnamento e monitoraggio permanenti» che «impegnerà tutte le componenti del settore pubblico e della società civile». Le direttrici di intervento individuate dal Piano (che è lo strumento di attuazione della Convenzione Onu sui diritti del fanciullo) sono quattro: consolidare la rete integrata dei servizi e il contrasto all'esclusione sociale; rafforzare la tutela dei diritti; favorire la partecipazione per la costruzione di un patto intergenerazionale e, infine, promuovere l'interculturalità. Per ciascuna sono state individuate le problematiche principali, gli obiettivi generali e le azioni, ricondotte a tre macrocategorie: interventi di tipo legislativo, interventi di tipo amministrativo generale e/o programmatorio e interventi di natura amministrativa operativa. Si riportano, di seguito, in estrema sintesi, alcuni punti salienti del documento, relativi a ognuna delle quattro direttrici di intervento. Consolidare la rete integrata dei servizi e il contrasto all'esclusione sociale. L'individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni e il necessario processo di crescita delle politiche in favore dei soggetti in età evolutiva vanno inseriti nel quadro dell'attuazione del federalismo fiscale, che ha trovato recente impulso nella legge delega 42/2009. Tre le parole chiave che muovono la scelta dei primi interventi da realizzare: accoglienza, presa in carico e prevenzione. Gli obiettivi e le azioni spaziano dai trasferimenti alle famiglie alle politiche attive del lavoro, dai servizi di conciliazione diffusi alla riduzione dei costi di cura, abitativi e sanitari, dal sostegno alla famiglia all'accesso a un'educazione gratuita e di qualità. Rafforzare la tutela dei diritti. Il nuovo sistema di tutele e garanzie dei diritti dei minori va realizzato secondo una direttiva generale che deve: collocarsi all'interno del quadro di dichiarazioni e convenzioni internazionali, introducendone i principi fondamentali (fra cui, ad esempio, l'ascolto, la non discriminazione, la rappresentanza); restituire una propria coerenza al sistema di protezione, le cui politiche operano talora in contrasto; assumere funzioni di indirizzo e individuazione di livelli essenziali delle prestazioni di assistenza. Favorire la partecipazione per la costruzione di un patto intergenerazionale. Per rendere la partecipazione delle nuove generazioni una pratica diffusa e costante in tutto il Paese diventa necessario affrontare alcune criticità legate alla mancanza di un quadro strategico di fondo, alla discontinuità dei processi di partecipazione e alla frammentazione nella diffusione delle esperienze. L'obiettivo generale del nuovo Piano è dunque quello di favorire il passaggio da una fase sperimentale a una fase di sviluppo e consolidamento degli spazi per l'espressione del punto di vista dei minori sulle questioni che li riguardano, ma anche di promuovere realmente una cultura del patto, fuori da una logica contrattualistica o opportunistica. Promuovere l'interculturalità. Per realizzare una società interculturale è necessario in primo luogo garantire l'effettivo accesso ai servizi e alle prestazioni che concorrono al pieno godimento dei diritti inviolabili dell'uomo. Il pieno godimento di tali diritti passa attraverso la realizzazione di una serie di obiettivi e azioni, fra cui, ad esempio: la facilitazione dei ricongiungimenti familiari, il contrasto del fenomeno dei matrimoni e delle maternità precoci e la prevenzione dell'abbandono scolastico per i minori rom e per gli immigrati in genere. (bg)