La scuola italiana sospesa tra futuro digitale e problemi della riconversione. La scorsa settimana i colossi mondiali dell'ICT hanno firmato un protocollo di collaborazione con i ministri di Istruzione e Innovazione per informatizzare le aule italiane. Ma è anche vero che novità molto pubblicizzate come l'e-book e la lavagna multimediale sono quasi ferme al palo.
Difficoltà che si aggiungono c'è anche un ritardo infrastrutturale e culturale del nostro Paese nei confronti delle nuove tecnologie.
Infatti i dati dell'Osservatorio Italia Digitale 2.0 di Confindustria dicono che solo il 52% delle famiglie italiane ha un computer a casa, il 12% della popolazione vive in territori esclusi dalle connessioni a banda larga e 22 milioni di italiani usufruisce comunque di accessi Internet lenti.
I dati sulla scuola sono in apparenza più rassicuranti: l'accesso al web è disponibile nel 98% degli istituti e la banda larga nel 95%. Il 71% degli istituti ha un sito e il 67% usa la rete intranet. I siti delle scuole sono votati esclusivamente alle informazioni, pochissimi mettono a disposizione servizi come una segreteria on line.
Per colmare questo digital divide, sono scese in campo Intel, Microsoft, Ibm e Telecom Italia: le aziende private collaboreranno col Governo per imprimere un'accelerata verso la nuova era della scuola italiana, quella digitale, nell'ambito del progetto governativo chiamato appunto La scuola digitale avviato nell'ottobre 2008 (che prevede anche l'introduzione del registro di classe elettronico, del sms di avviso ai genitori in caso di assenza del figlio e le pagelle consultabili on line).
La settimana scorsa i quattro colossi hanno firmato ciascuno un protocollo d'intesa coi due ministeri per dare una mano nei rispettivi campi d'azione. Non solo, il Governo vuole accelerare sulla diffusione dei netbook, i pc portatili pensati come strumento ideale per la navigazione su Internet: secondo le intenzioni dei ministri Gelmini e Brunetta, infatti, gli studenti medi potranno usufruire di uno sconto di 150 euro per l'acquisto dei minicomputer. L'obiettivo è quello di dotare «1.000 classi al mese per i prossimi 4 anni e arrivare entro la fine della legislatura a dotare tutti gli studenti di un pc». Su questo punto il governo potrà contare sull'aiuto di Telecom Italia che riserverà agli studenti offerte molto agevolate per l'acquisto di pc e chiavette Usb necessarie per connettersi a Internet attraverso la telefonia mobile. Inoltre l'ex monopolista delle comunicazioni collaborerà a iniziative che promuovano l'utilizzo didattico delle nuove tecnologie.
L'accordo triennale di Microsoft, tra le altre cose, impegna la società creatrice di Windows a fornire gratuitamente software a supporto di particolari esigenze o attività delle scuole e del Ministero dell'istruzione, a sostenere iniziative per ridurre il digital divide nelle scuole e per innovare la didattica e i processi di apprendimento attraverso l’uso della tecnologia e di contenuti didattici multimediali, a promuovere un uso sicuro e responsabile della rete Internet da parte dei minori e un utilizzo più consapevole. Inoltre la società di Bill Gates metterà a disposizione di docenti e istituti scolastici i propri contenuti multimediali per trasmettere adeguate conoscenze e abilità nell’uso delle nuove tecnologie. Simili obiettivi anche nel documento firmato con Intel (il più quotato produttore di microprocessori), che supporterà le attività di formazione degli insegnanti all'uso delle nuove tecnologie; offrirà condizioni agevolate a studenti e docenti per l'acquisto di soluzioni e prodotti. Per esempio, il Ministero dell'Istruzione adotterà la piattaforma di formazione Intel Teach Advanced Online per l'aggiornamento professionale dei docenti italiani: entro il 2010 100 mila di loro usufruiranno di appositi corsi di formazione. Infine Ibm metterà a disposizione un proprio centro di competenza internazionale che supporterà l'iniziativa di digitalizzazione dei due ministeri.
Ma la corsa all'innovazione in classe incontra qualche ostacolo. Per esempio, l'adozione dell'ebook, il supporto elettronico che dovrebbe mandare in pensione il libro di testo entro il 2011, per l'anno scolastico 2009/2010 è stata un flop: secondo i dati dell'Associazione italiana editori, sono meno del 2% i titoli adottati in formato digitale. Una difficoltà, osservano le associazioni dei consumatori, legata anche al fatto che i principali modelli di lettore di ebook (come il Kindle di Amazon, che ha scatenato una vera e propria mania negli Stati Uniti), in Italia non sono stati ancora commercializzati e i modelli attualmente disponibili sul mercato hanno prezzi molto alti.
Va a rilento anche la diffusione delle lavagne interattive multimediali, uno dei fiori all'occhiello nella corsa alla modernizzazione della scuola italiana. Secondo il piano originario partito a gennaio 2009, infatti, entro quest'anno scolastico sarebbero dovute essere già 16 mila le lavagne installate nelle scuole medie, con la previsione di ampliare poi la diffusione alle primarie e alle superiori nell'anno 2010/2011 e il coinvolgimento di 40 mila insegnanti che hanno chiesto di partecipare alla formazione per l'uso del nuovo strumento. Una serie di intoppi di natura amministrativa (il ricorso di alcune aziende che avevano partecipato al bando per la fornitura della Lim) ha però bloccato questo percorso e l'ingresso della lavagna interattiva nelle aule italiane è per ora rimandato. (mf)
(Foto: credits)