Vent’anni d’infanzia

Retorica e diritti dei bambini dopo la Convenzione dell’Ottantanove
a cura di Valerio Belotti e Roberta Ruggiero

Milano, Guerini, 2008

 

Il volume appartiene alla collana Infanzia e diritti diretta dal Pubblico tutore dei minori della Regione Veneto. Anche questo testo ha lo scopo di evidenziare l’importanza di un approccio all’infanzia basato sulla valorizzazione del bambino come agente sociale del mondo quotidiano in cui vive

, e si inscrive nella scia delle non poche iniziative messe in atto dall’Ufficio di protezione e pubblica tutela dei minori – istituito nel 1988 e primo nel suo genere in Italia.

L’oggetto del volume è la Convenzione ONU del 1989 sui diritti del fanciullo, sulla quale il Governo italiano ha relazionato al rispettivo Comitato, redigendo il suo rapporto periodico, proprio nel periodo di uscita del libro.
L’analisi del testo normativo, sottoscritto da quasi tutti gli Stati del mondo (sono 193 i Paesi che l’hanno ratificato), è condotta offrendo al lettore una raccolta di contributi (tratti da volumi e riviste) pubblicati nei 20 anni di esistenza della Convenzione.
I testi, tradotti dall’inglese, consentono di ricordare le premesse storico-culturali in cui la Convenzione è nata e il suo decennale processo di elaborazione, facendo ben comprendere alcune delle motivazioni, delle scelte e dei compromessi che traspaiono in certi punti volutamente vaghi o flessibili delle disposizioni normative.

Se la Convenzione è riconosciuta da quasi tutti gli operatori ed esperti come “un’altra cosa” rispetto ai contenuti dei trattati precedenti relativi ai diritti del bambino, tuttavia la sua implementazione è soggetta, ovviamente, a una serie di lacune, se non vere e proprie inadempienze, rischiando di rimanere pura retorica.
Non solo, come evidenziato in modo interessante da alcuni degli articoli scelti, la Convenzione si presta anche a essere criticata nella sua stessa validità e legittimazione.

In particolare ci si interroga su vantaggi e svantaggi del distinguere i diritti dell’infanzia da quelli umani, così come sui rischi di creare diritti speciali.
A questo proposito viene messo in rilievo che una differenziazione estremizzata tra vita adulta e infanzia, se ha storicamente favorito lo sviluppo di un’idea positiva di bambino, può anche servire come giustificazione per mantenere il suo raggio d’azione confinato all’interno di isole istituzionali, dove dietro la maschera della tutela si nasconde il desiderio adulto di difendere il proprio potere decisionale.

In generale, comunque, gli autori concordano nell’attribuire una rilevanza senza uguali al testo della Convenzione che per la prima volta fornisce a livello internazionale un’immagine di bambina e bambino come soggetti portatori di un “migliore interesse” e di un diritto di partecipazione.

Il volume riporta perciò gli step del processo di definizione del testo normativo e le fondamenta culturali dei diritti dell’infanzia, dei quali sono analizzati i contenuti e alcuni articoli (per l’appunto l’art. 2 sulla non discriminazione, l’art. 3 sul migliore interesse del bambino, l’art. 12 sul diritto di partecipazione, l’art. 24 sulla sopravvivenza e sviluppo).
Questa presentazione, accanto alle informazioni dettagliate sul monitoraggio in atto attraverso il reporting periodico al Comitato sui diritti del fanciullo, offre agli operatori del settore utili spunti per rinsaldare la conoscenza della Convenzione e comprenderne le origini.

Contro la familizzazione e invisibilità dei bambini quali membri di una collettività, i contributi del sociologo Qvortrup e lo psicologo Casas propongono un lavoro congiunto di ONG, istituzioni governative e media per rimodellare le rappresentazioni sociali sui bambini, partendo dall’analisi partecipata delle loro realtà di vita.

Riflessioni ulteriori vengono dalle note riportate in diversi articoli, su come le diverse concezioni culturali dell’infanzia portino a un’interpretazione e implementazione necessariamente diversa dei diritti del bambino.
Resta dunque aperta una delle questioni ancora dibattute su questo come su altri trattati internazionali: ovvero se essi non siano troppo focalizzati su una visione europeistica dei diritti, con presunzione tutta occidentale definiti poi “universali”.

 

Tutte le segnalazioni di libri sono pubblicate anche nella rivista Rassegna bibliografica:

infanzia e adolescenza