Daniela Danna
Il volume raccoglie i risultati di una ricerca condotta nel 2008 in 32 città italiane, su un campione casuale di 111 donne che sono venute in contatto con istituzioni e centri preposti al sostegno alle vittime di violenza.
L’analisi si focalizza sulle modalità e l’efficacia dei percorsi che le donne maltratte trovano di fronte a sé, nel momento in cui decidono, spesso dopo essere giunte allo stremo, di porre fine a una situazione di abuso.
Il primo aspetto che si pone in rilievo è come, al momento, i centri antiviolenza, creati da gruppi e associazioni di donne e rivolti esclusivamente alle donne e ai loro figli minorenni, rappresentino forse l’unico spazio in cui la persona maltrattata viene considerata come vittima e non co-responsabile della violenza.
Dalle interviste con organi istituzionali, tra i quali, in particolare, le forze dell’ordine e i servizi sociali locali, emerge infatti il tentativo di una “imparzialità” nell’affrontare i casi, che secondo le operatrici dei centri risulta essere non solo ingiusta, ma penalizzante per la donna e per gli eventuali figli presenti nella famiglia.
Questo approccio ambiguo nascerebbe da una sottovalutazione dell’atto violento e dalla sua ricollocazione nella sfera del “conflitto di coppia”. A fronte di ciò, nonostante il manifestarsi di un fatto concreto di violenza fisica (si sorvola su quella psicologica, che fatica a essere pienamente riconosciuta), si considera che vi sia poco più di un problema di relazioni familiari, risolvibile con la mediazione e/o riconciliazione tra le parti.
In tale scenario, la donna che ha subito violenza e desidera che il maltrattante sia riconosciuto come tale, per il bene proprio e dei figli, si scontra con operatori istituzionali che a loro volta le richiedono collaborazione e impegno nel ricostruire un legame con il “padre dei figli”, in nome del presunto benessere dei bambini.
A essere messa sotto giudizio risulta in ultima istanza la donna, posta sotto osservazione come madre, mentre dal padre, in virtù della natura del suo ruolo, accettata come immutabile, non ci si aspettano troppi sforzi per dimostrare la propria capacità genitoriale, essendo considerato già tanto se egli mostra comunque una qualche pur minima forma di interessse verso i figli.
La legge, anche laddove prevede strumenti che potrebbero essere di una qualche efficacia, risulta tarpata, nella sua applicazione, da tali stereotipi e incomprensioni di fondo.
Si pongono così problemi di effettiva sicurezza per la donna, non solo nel periodo in cui continua a vivere con il compagno abusante, ma anche una volta che sia riuscita ad allontanarsi fisicamente da lui.
Uno degli aspetti più intricati è rappresentato da leggi quali la nuova normativa sull’affido condiviso, che trova ampia applicazione anche nei casi di conclamata violenza da parte del partner. La giustificazione di questa prassi è a dir poco sconvolgente: una netta scissione nella valutazione della persona come compagno che viola la compagna ma non (direttamente) i figli, e come padre. A parte la completa trascuranza del danno derivante dalla “violenza assistita”, tale visione tralascia ogni implicazione che la natura violenta di un uomo può avere dal punto di vista pedagogico e affettivo nei confronti di un figlio.
Oltre a mettere in evidenza queste questioni, il testo si sofferma anche ad analizzare il soggetto “padre/compagno violento”, le misure legali possibili e auspicabili da prendere nei suoi confronti e, infine, gli studi e gli interventi, ancora tuttavia molto scarni, pure a livello internazionale, sulla riabilitazione e cura del comportamento violento. Questo aspetto risulta notevolmente interessante in quanto può aiutare a mettere a fuoco la psicologia maschile rispetto a quella femminile, a valorizzare le diversità dell’uomo e della donna, nonché a fornire all’uomo strumenti diversi di costruzione della propria identità e di esercizio del proprio potere, che lo aiutino a dominare la propria forza biologica e a incanalarla in forme più opportune e utili all’interno delle relazioni familiari.
Danna, D., Stato di famiglia: le donne maltrattate di fronte alle istituzioni, Roma, Ediesse, 2009
Tutte le segnalazioni di libri sono pubblicate anche nella rivista Rassegna bibliografica: infanzia e adolescenza