RSC: report di valutazione finale della triennalità  2017-2020

copertina del Report finale di valutazione RSC 2017-2020

Pubblichiamo il Report di valutazione finale della triennalità  2017-2020 del Progetto nazionale per l’inclusione e l’integrazione dei bambini rom, sinti e caminanti.

Il Progetto, promosso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali nel quadro delle azioni del PON “Inclusione” 2014-2020 e realizzato in collaborazione con il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, il Ministero della salute e l’Istituto degli Innocenti, è stato avviato nell’annualità 2017/18. 

Il passaggio da una triennalità ad un’altra non ha risentito di grosse discontinuità in materia di principi generali del Progetto. Sono stati mantenuti quei punti cardine che ne hanno decretato la qualità e l’uscita dalla sperimentazione:

  • l’idea di inclusione come disposizione rivolta a tutti i bambini e le bambine rom e non rom, attuata con un approccio sistemico e olistico.
  • la struttura organizzativa che assolve l’importante funzione di ricomporre la frammentazione generale dei servizi, presente in misura diversa in ogni città.
  • l’attività di formazione ad ampio raggio che anche in pandemia è stata proposta agli insegnanti coinvolti ed agli operatori su tematiche inerenti metodologie didattiche, costruzione del pregiudizio, diritti, storia e cultura RSC, tutela della salute.
  • il monitoraggio e il sistema di valutazione che offre il polso della situazione e indica la strada per eventuali cambiamenti e azioni da intraprendere in ambiti che risultano problematici.

A questi sono stati aggiunti, dove il Progetto era più consolidato, azioni di advocacy in tema di salute e diritto alla residenza e varie attività in grado di rispondere ad esigenze locali e relative a specifiche situazioni portate avanti dalle singole amministrazioni.

A seguito dell’emergenza COVID-19, con la sospensione delle lezioni e delle attività didattiche in tutti gli ordini di scuola e l’interruzione degli interventi socio-educativi a supporto dell’inserimento scolastico degli alunni in difficoltà o promossi nell’extra-scuola, il target del Progetto è, senza dubbio, quello che più di altri ha sofferto e ha avuto le maggiori conseguenze in termini di interruzione della scolarizzazione, dell’aumento della povertà, di gestione della tutela della salute. Tuttavia, il Progetto ha dimostrato di saper “tenere” e sapersi ridefinire anche in questa situazione.
 

Alcuni degli esiti – in sintesi - emersi dalla valutazione e presentati nel report:

ampliamento significativo degli alunni rom, delle scuole e dei territori coinvolti
Nel corso degli anni il Progetto RSC si è ampliato costantemente. Dalla prima annualità del percorso sperimentale (2013/14) all’ultima percorso PON Inclusione (2019/20) gli alunni RSC target sono quasi quintuplicati (da 153 a 565), così il numero delle classi (da 42 a 319), il numero delle scuole (da 29 a 74) e il numero complessivo degli alunni – rom e non rom – che hanno beneficiato delle attività progettuali (da 900 a 6380).

centralità degli strumenti di governance locale
La governance proposta dal Progetto, basata su tavoli locali ed in particolare sulle equipe multidisciplinari si è rivelata sempre più come positivo e strategico spazio di progettazione, raccordo e monitoraggio delle attività sui territori.

miglioramento degli esiti (promozioni e bocciature)
Comparando le promozioni della prima annualità del PON Inclusione (2017/18) con quelle dell’ultima annualità (2019/20), rileviamo un aumento dei promossi alla primaria dal 96% al 97% e soprattutto dal 75% al 93% nella scuola secondaria di I grado

miglioramento delle frequenze in particolare per gli alunni coinvolti per più annualità
Se confrontiamo gli alunni che sono stati coinvolti per più anni (2 o 3) rispetto a quelli che sono stati coinvolti solamente un anno vediamo come i primi hanno un tasso di frequenza molto superiore ai secondi . Nel 2019/20 chi ha partecipato per più anni al progetto ha una percentuale di frequenza alla primaria superiore del 4% di chi ha partecipato solo un anno (73% vs 69%); dato ancora più evidente alla secondaria di I grado dove chi ha partecipato per più anni ha una percentuale di frequenza superiore dell’11% di chi ha partecipato solo un anno (60% vs 49%).

degrado socio-ambientale e difficoltà degli alunni residenti nei campi
La condizione abitativa delle famiglie nei campi autorizzati e non rimane di forte criticità socio-ambientale. L’accesso ai servizi essenziali nei campi, già critico nei campi autorizzati, diventa drammatico negli insediamenti non autorizzati dove raramente è disponibile il gas (solo per il 34% delle famiglie), l’acqua (28%), l’elettricità (19%). Tale condizione di fragilità si riflette, chiaramente, anche sull’andamento scolastico. La frequenza dei bambini presenti nei campi non autorizzati è minore rispetto a quella dei bambini che vivono nelle case dell’11% alla primaria e addirittura del 19% alla secondaria di I grado.