Respiro

di Emanuele Crialese

(Italia Francia, 2001)

Sinossi

Lampedusa. Grazia è una giovane madre di tre figli: Marinella di quindici o sedici anni, Pasquale di tredici, Filippo di otto o nove. In paese, è considerata quasi come una pazza perché ha atteg-giamenti troppo disinibiti per una comunità di pescatori dalla mentalità rigida. Fa il bagno nuda insieme ai figli, si diverte a cantare canzoni di Patty Pravo, si comporta in maniera istintiva e sco-stante. Se per suo marito Pietro (che, malgrado tutto, non le fa mancare il suo sostegno e il suo amore), i comportamenti di Grazia sono fonte di vergogna e difficoltà in famiglia e con gli amici, per i figli, e in modo particolare per Pasquale, la donna è un punto di riferimento irrinunciabile. Mentre Marinella instaura una relazione con un giovane carabiniere settentrionale arrivato da po-co sull’isola e Pasquale dà vita, insieme ai suoi amici, ad una guerra tra bande che coinvolge tutti gli adolescenti del paese, Pietro, dopo l’ennesima stravaganza della moglie, pressato dalla madre, decide di spedire Grazia a Milano per alcune visite psichiatriche. Grazia non ci sta e – nottetempo – scappa di casa con la complicità di Pasquale che vuole difenderla dalle discriminazioni del padre e soprattutto dei parenti, riparando in una grotta. La sparizione di Grazia e la sua presunta morte (viene trovato sulla spiaggia un suo vestito) costringono il marito e la comunità intera a ravvedersi dei propri comportamenti. Così, quando nel bel mezzo di una festa di paese il marito scorge la moglie mentre nuota tranquillamente in alto mare, è tutto il paese a raggiungerla a nuoto e ad ac-coglierla con grande gioia.

Presentazione Critica

Un personaggio-paesaggio

Respiro non potrebbe essere compreso appieno se non si partisse dall’analisi del paesaggio, il vero protagonista muto della storia. Carrellate, panoramiche, campi totali, campi lunghissimi, sfondi, fotografia nitida: Emanuele Crialese utilizza tutte le tecniche messe a disposizione dalla grammatica cinematografica per mostrare nel modo più realistico e seducente possibile la bellezza paesaggistica dell’isola di Lampedusa, mai resa tanto incantevole e primitiva come in quest’occasione (tanto che alcuni critici hanno coniato per questo film e per i film di Costanza Quatriglio ed Edoardo Winspeare il termine neo-neorealismo). La piccola comunità di pescatori è inevitabilmente condizionata da una natura al tempo stesso rude e primitiva, pura e severa, immutabile nei riti e nei metodi di sussistenza (tanto che Filippo paga i giocattoli barattandoli con i pesci) e cangiante nei suoi mille colori: le mille sfumature dell’azzurro e del blu del mare e del cielo, il bianco della sabbia e della terra, il verde scuro della poca vegetazione. Se il film non ha un’ambientazione storica definita (siamo probabilmente negli anni Ottanta), è perché il regista tiene a trasmettere ancor meglio la forza mitica e ancestrale del dramma. Grazia – e con lei tutti i personaggi – è lo specchio del paesaggio, anzi possiamo dire che è un personaggio-paesaggio. Quella che la comunità considera pazzia è una passione primitiva, un istinto primordiale che spinge la donna a comportarsi senza remore sociali, senza pudore, senza paure. È contemporaneamente madre-terra e madre-mare, attirata dalla forza primigenia della terra (si veda il rapporto fisico che ha con i figli) e sedotta dal fascino del mediterraneo cui vorrebbe abbandonarsi e farsi inghiottire: lo confermano le sequenze ambientate sott’acqua e il finale del racconto che ripropone, aggiornandolo, il bacio sul fondo di un fiume ne L’atalante di Jean Vigo con la macchina da presa che scende sotto la superficie dell’acqua.

Il ruolo del minore e la sua rappresentazione

I figli di una lupa

Pasquale, Filippo e Marilena – come si è detto – subiscono il fascino di Grazia e si comportano in relazione al suo modo di essere: Pasquale cercando di proteggerla dagli adulti, persino dal padre; Filippo postulando quella affettuosità che solo una madre può dare ad un figlio (l’atteggiamento di Filippo è sintomatico perché fuori casa è aggressivo, scostante, violento, mentre in casa è tenero, insicuro, giocherellone); Marinella cercando di imitarne la carica erotica e sensuale (si fidanza con il carabiniere, si trucca, usa le armi della seduzione con gli adulti). Più semplicemente, i tre ragazzi capiscono perfettamente la madre perché costei è infantile come loro lo sono, complice di un atteggiamento fanciullesco che non sfocia in un infantilismo causato dagli agi eccessivi, dai capricci, dalle cattive abitudini – come si potrebbe pensare – ma, al contrario, originato da una vita passata allo stato brado, sempre all’aria aperta, senza regole, obblighi, preoccupazioni. Tutti i bambini dell’isola conoscono solo la dimensione del fare: raccolgono ricci, catturano animali, fanno il bagno, conoscono solo il baratto, si vendicano con estrema violenza dei torti subiti (le bande che si oppongono le une alle altre sono solite organizzare incursioni improvvise per spogliare nudi i rivali, per costringerli alla vergogna pubblica). Ancora più degli adulti, i bambini parlano un dialetto strettissimo, quasi incomprensibile, sono vestiti di pochi stracci (spesso nemmeno di quelli), non girano mai da soli ma in branco, segnano il territorio (si veda in che modo Filippo cerca di tenere lontano il carabiniere dalla sorella). In definitiva sono dei veri e propri animali, senza accenni di moralità che possano frenarne gli istinti o giudicarne negativamente le azioni. Forse l’immagine della società isolana che ci restituisce Crialese è troppo leggendaria, legata ad una visione esotico-mitica delle comunità dei pescatori e quindi levigata, univoca, superficiale. Rimane il fatto che Respiro è uno degli esempi più convincenti di come uomo e natura possano ancora – anche nelle società tecnologiche e nei “villaggi” globali – interagire, essere indispensabili l’uno all’altra. Il trait d’union tra i due elementi è rappresentato dal panteismo di Grazia e dei suoi figli bambini, ovvero di coloro che rifiutano il viaggio a Milano (una metafora dell’arrivo della modernità) perché insensibili a qualsiasi percorso di inserimento sociale. Non sono esclusi dalla comunità (le ricerche condotte da tutto il paese allorquando Grazia fugge ce lo confermano), appartengono semplicemente ad un altro mondo.

Marco Dalla Gassa