Quasi Famosi - Almost Famous

19/05/2010 Tipo di risorsa Schede film Temi Adolescenza Relazioni familiari Titoli Rassegne filmografiche

di Cameron Crowe (USA, 2000)

Sinossi

San Diego, California, 1969. L’undicenne William vive con la protettiva madre Elaine e la ribelle sorella Anita, la quale lascia l’abitazione materna per garantirsi una vita libera e non sottoposta ad asfissianti controlli. Ricevuto in regalo da Anita una serie di dischi dei divi del momento, William scopre la magia della musica rock. Quattro anni dopo, sempre più appassionato, William riesce a contattare Lester Bangs, direttore della rivista musicale “Creems”, il quale gli offre di collaborare con il suo giornale scrivendo un articolo sui Black Sabbath. Per realizzare un’intervista, William entra in contatto con la band degli Stillwater, i quali prima lo trattano con sufficienza come se fosse un fan, poi, quando capiscono la possibilità di essere oggetto di un articolo, lo accolgono all’interno della loro crew. Qui William conosce Penny Lane, una groupie (quelle ragazze che seguono un gruppo rock in tournée per soddisfarne gli appetiti sessuali), e se ne innamora, nonostante essa sia legata al leader del gruppo Russell Hammond. Entrato nel giro, William parte per il tour e vede da vicino un mondo fittizio, fatto di rapporti di facciata, droghe, sesso e tanta musica inebriante. L’articolo che William deve scrivere per la prestigiosa rivista “Rolling Stone” finisce per essere una stroncatura senza mezzi termini. Nel frattempo Russel torna con la compagna Lesile e Penny, per la delusione, tenta il suicidio con i barbiturici. Grazie all’intervento di William la ragazza ha salva la vita. L’adolescente, approfittando dello stato incosciente di Peggy, le dichiara tutto il suo amore.

Presentazione critica

All’inizio degli anni Settanta, Martin Barre, chitarrista dell’eccentrico gruppo inglese dei Jethro Tull, disse che la vita nei primi anni di tour in giro per Europa e Stati Uniti era come una specie di ‘nastro trasportatore’ che trascinava il gruppo con una forza esterna e ineluttabile che rendeva il tutto irreale e concettualmente assurdo. Questa considerazione rende perfettamente l’idea delle dinamiche messe in scena da Cameron Crowe, il quale utilizza il piccolo William per raccontare la sua personale vicenda di precoce critico musicale. Quello compiuto da William Miller è un percorso di crescita anomalo perché, da un lato, così come aveva fatto la sorella Anita quattro anni prima si scontra con una concezione possessiva della maternità, dall’altro intravede nella musica rock e nel mondo dorato ed illusorio che vi ruota intorno la possibilità di raggiungere quella consapevolezza necessaria per superare la soglia dell’inesperienza adolescenziale. Estrema sintesi tra la condizione apparentemente stagnante di partenza e l’artificiosità del celebre trittico ‘sesso, droga e rock ‘n’ roll’ è l’assoluta carenza nel recepire quello che di effettivamente reale c’è dietro la scintillante facciata fatta di musica, successo e vita spericolata (ma appena il pericolo si palesa palpabile – nella scena dell’avaria aerea – la squallida verità, con i suoi tradimenti, gli odi, le ripicche, le bassezze e le ipocrisie, viene miseramente a galla). Da un lato c’è Elaine, la madre di William, insegnante proba e integerrima, avversa alla nuova filosofia liberatoria (al punto da essere canzonata dalle coetanee del figlio, al quale ha detto di “non prendere droga”) e a tutte le sue manifestazioni, siano esse la musica oppure la vita dissoluta che da quella si origina. Elaine ha la prerogativa di tentare di permeare in un guscio soffocante i propri figli per la troppa preoccupazione di ciò che c’è nel mondo: dapprima costringe alla fuga Anita, che per assecondare la sua brama di conoscenza diventa hostess, successivamente si mostra assillata dalla possibilità che il piccolo William possa incorrere nei pericoli dell’adolescenza e cerca, di conseguenza, di sottrargliela, svelandogli soltanto a undici anni – e su pressione di Anita – che la sua vera età è di due anni inferiore e non di tredici anni come il figlio ha sempre creduto. “L’adolescenza è solo uno strumento del marketing”, sostiene Elaine per tentare di giustificare quello che appare come un sopruso commesso per troppa inquietudine materna. Privato della lecita età puberale, William si introduce, grazie alla sua intraprendenza, nell’universo dei suoi sogni, quello lasciatogli in eredità dalla sorella Anita - attraverso i dischi - come forma di conoscenza di una libertà possibile, al di fuori dell’angusta casa materna, in quell’America cantata da Simon & Garfunkel che i ragazzi di casa Miller non conoscono. Il mondo degli Stillwater, agli occhi esterrefatti di William, è incredibile come quello delle favole: l’idolo del disco e delle copertine dei giornali si materializza, si fa di carne e sangue per suonare dal vivo la sua musica “incendiaria”. Ricalcati soprattutto sulle orme degli Allman Brothers Band (in casa di William compare un poster degli Stillwater che riproduce la celebre copertina degli Allman At Fillmore East del 1971; Russell Hammond/Billy Crudup è poi una sorta di sosia di Dickey Betts, primo chitarrista dello gruppo dopo la morte del virtuoso Duane Allman), gli Stillwater rappresentano per William il primo contatto, quello più ingannevole perché frutto delle aspirazioni e delle fantasie adolescenziali, con un mondo caratterizzato da una vita irreale, mossa da un compiacente e beffardo ‘nastro trasportatore’ che in quasi tutti i casi non sarà mai eterno (“vi immaginate Mick Jagger che fa la Rock Star a cinquant’anni?”, dice il nuovo manager del gruppo, dimostrando una scarsa lungimiranza). Successo, soldi, vita on the road, donne facili, copertine, feste e droghe sono l’aspetto suggestivo ma virtuale della vita, quello che bisogna mostrare per soddisfare coloro che vivono dei miti altrui (si pensi al personaggio del fan dei Led Zeppelin, perennemente in uno stato di euforia che ha dell’assurdo). Ma tutto ciò non è reale, come sostiene ad un certo punto Russell, lamentando l’assoluta mancanza di verità nei rapporti interpersonali e nelle situazioni con le quali si trova a contatto. La realtà di William è quella che il ragazzo riscopre una volta tornato a casa, da una madre apprensiva e soffocante, certo, ma con il bagaglio di esperienze necessario a comprendere i vari aspetti della vita quali l’euforia, la delusione, l’innamoramento, la conseguente frustrazione, gli affetti sani e sinceri, basati su un sistema di valori un po’ retrivo, però possibile da dosare con la nuova consapevolezza acquisita.

Giampiero Frasca