Peter Weir - Biografia

Nato a Sydney nel 1944, Peter Weir, dopo alcuni anni di apprendistato cinematografico trascorsi lavorando prima al Channel Seven, poi nella Commonwealth Film Unit e infine nella Film Australia debutta nella regia a trent’anni con il lungometraggio The Cars that Ate Paris. Già dal suo titolo d’esordio - uno strano thriller ambientato in Francia che unisce il fascino per l’ignoto e il gusto per l’assurdo - Weir si rivela un cineasta con uno stile già maturo, un immaginario cinematografico personale e complesso, un innato senso del racconto. L’anno successivo ottiene i primi riconoscimenti, non solo in patria ma anche all’estero, con l’ambiguo e affascinante Picnic at Hanging Rock, film ambientato in un aristocratico college femminile. Nei dieci anni che lo separano dallo sbarco ad Hollywood il regista firma alcune tra le più significative pellicole australiane del periodo: L’ultima onda, Gli anni spezzati, Un anno vissuto pericolosamente, uno dei primi film australiani finanziato interamente da una major americana. La prima pellicola che realizza negli Stati Uniti è Witness - Il testimone (1984) insolito poliziesco ambientato in una comunità Amish. Dopo il poco noto e poco fortunato Mosquito Coast (1986) Weir gira L’attimo fuggente, pellicola dal piccolo budget e dall’enorme successo che gli vale la seconda nomination all’Oscar come miglior regista (la prima per Witness) e la fama di regista capace di “resuscitare” le carriere degli attori: dopo aver liberato Harrison Ford dai pesanti panni di Indiana Jones, Weir intuisce le doti drammatiche dell’istrionico attore comico Robin Williams (farà lo stesso qualche anno dopo con Jim Carrey) affidandogli il ruolo del professor Keating, guida etica e spirituale di un gruppo di liceali di un prestigioso college americano. L’attimo fuggente è meno ambiguo e più romanzato rispetto a Picnic at Hanging Rock, ma il tratto con cui sono descritte le tonalità psicologiche in chiaroscuro dei giovani personaggi è lo stesso. Dopo due film di non grande successo, Green Card - Matrimonio di convenienza (1990) e Fearless - Senza paura (1993), il regista australiano torna a far parlare di sé con il preveggente e scomodo The Truman Show (1998), storia di un uomo imprigionato, a sua insaputa, all’interno di un programma televisivo molto simile agli attuali reality show.

Della scorsa stagione cinematografica è Master & Commander - Sfida ai confini del mare. Nonostante l’inserimento a pieno titolo all’interno della filiera hollywoodiana, Weir ha mantenuto negli anni un corpus di temi, sviluppi narrativi, direzioni stilistiche, molto compatto e coerente, tipico di quei registi che, anche all’interno del rigido meccanismo dei generi e della produzione audiovisiva di stampo industriale, sanno proporre una visione personale e autoriale del cinema (e della vita). Natura/cultura, mito/realtà, ignoto/ordinario sono alcune delle dicotomie su cui si costruiscono le sue storie. In questo contesto, anche la rappresentazione delle generazioni più giovani si presenta originale e in gran parte eterodossa rispetto alle raffigurazioni che, di solito, ne dà il cinema americano.