Peter Weir

La rappresentazione dei minori nell'opera del regista

Il cinema di Peter Weir è popolato di bambini e ragazzi dallo sguardo ingenuo e indagatore, sorpreso e incredulo, curioso e preoccupato. Il “bambino” Truman, sbalordito quando si accorge di essere manipolato dal padre/padrone Christof (è una delle tante chiavi di lettura di The Truman Show); il piccolo Lord Blakeney di Master & Commander affascinato dagli studi etnografici del dottor Stephen Maturin, ma anche dal decisionismo e dalla fermezza del capitano Jack Aubrey; Samuel, il bambino protagonista di Witness – Il testimone, fin troppo curioso di ciò che accade attorno a lui (sarà testimone di un delitto e, per questo, metterà in pericolo sé stesso, la madre e la comunità Amish di cui fa parte); Charlie di Mosquito coast , prima orgoglioso e poi terrorizzato da un padre idealista, pazzo e visionario, impegnato a costruire dal nulla una società ecologica e primitiva, ma anche inconsapevole nel condurla alla rovina; le adolescenti Miranda e Marion attratte dal complesso roccioso pericoloso e ammaliante di Hanging Rock tanto da perdersi al suo interno e sparire (cfr. Picnic at Hanging Rock); il timido Todd, neoiscritto al prestigioso college di Welton, impaurito, invidioso e, contemporaneamente, attratto sia dal compagno di stanza Neil sia dal professor Keating, entrambi destinati ad essere drammaticamente esclusi dalla sua vita (il primo perché suicida, il secondo perché licenziato dalla scuola), non prima di avergli insegnato a scegliere e ad accettare serenamente le conseguenze delle sue decisioni. Se in linea teorica le caratteristiche di questi ragazzi (curiosità, paura, ingenuità, incredulità, fascinazione) non sembrano troppo distanti dall'immagine che il cinema americano propone comunemente, nella pratica (ossia dall'analisi di ogni singolo film) si scopre che rispondono a un disegno originale e niente affatto scontato. Di fronte a bambini e adolescenti protagonisti dei film di Weir si stagliano, infatti, due polarità molto forti da cui è difficile, se non impossibile, prendere le distanze: la prima è la figura del Padre, di volta in volta demiurgo, padrone, autoritario, che vede e provvede, tutela e lega a sé (il comandante Aubrey, il padre di Charlie, il regista del Truman Show, il professor Keating o il padre di Neil, l'ispettore John Book); la seconda è quella materna della Natura, pericolosa, affascinante, impervia (le montagne di Hanging Rock, il mare del sud e le Galapagos, le foreste pluviali del Sudamerica), suadente nella sua apparente immobilità (le colline rurali della Pennsylvania, la grotta dove si ritrova la “società dei poeti estinti”, il limite tra il mare e il cielo – limite di cartapesta – che Truman sogna di raggiungere). Il fascino dei due poli è strettamente radicato alla loro ambiguità, alla loro potenziale capacità di contaminazione, soggiogamento, annientamento dell'identità dei più giovani. I ragazzi di Weir entrano in contatto con figure educative troppo ingombranti e temono di restarne schiacciati: da qui le caratteristiche del loro sguardo, l'incertezza del loro procedere, le ribellioni edipiche (Neil de L'attimo fuggente, Charlie di Mosquito coast), le lucide prese di coscienza (Truman), il desiderio della fuga magari verso luoghi incontaminati. Tuttavia la fuga porta a cercare paesaggi che avvolgono in un abbraccio soffocante e allo stesso tempo protettivo i ragazzi, non permettendo loro un vero cammino autonomo, la capacità di emanciparsi e costruire un'identità propria, certa e stabile. Questo fascino/repulsione tanto per il padre autoritario, quanto per la Natura, madre altrettanto autoritaria, è sicuramente il prodotto dell'origine australiana del regista. Inconscia ma indubbia agisce in Weir – e di conseguenza nei personaggi che porta sullo schermo – la volontà di ritrovarsi in situazioni che, indipendentemente dalle ambientazioni e dai contenuti narrativi scelti, riproducano, almeno parzialmente, il contesto australiano e le sue dinamiche storiche, culturali e sociali. In altre parole, il gioco di polarità tra un soggetto forte e la Natura, tra un punto di riferimento unico e il paesaggio, viene attuato su un terreno che, come il continente d'origine del cineasta, è vastissimo, letteralmente a 360°, assolutamente “naturale”, sul quale si vanno ad innestare delle colonie rette da leggi e valori necessariamente molto forti (gli Amish, i marinai, i vari college con le loro regole tradizionali, il mondo fittizio della televisione). La ricerca di identità dei più giovani, da questo punto di vista, altro non è che la ricerca di identità e certezze dello stesso Weir, la quale, a giudicare dai risultati in pellicola, sembra non essere ancora formata o, comunque, sempre a forte rischio di frantumazione. Come quella degli adolescenti che popolano il suo cinema. Marco Dalla Gassa