Oltre la rete

Bambini rom, immigrati e giustizia minorile A cura di R. Bracalenti e S. Pesarin Roma, EDUP, 2009

 

Il volume affronta la questione dei bambini migranti e in particolare dei bambini rom e del loro impatto con la giustizia, facendo una sorta di bilancio sugli strumenti e le risorse a disposizione della giustizia nell’affrontare le peculiari esigenze che il processo di rieducazione di questi bambini richiede.

Dal volume emerge che la presenza dei bambini rom e dei bambini migranti rumeni nelle maglie della giustizia minorile italiana è andata aumentando negli ultimi anni fino a rappresentare il 50% dell’utenza dei centri di prima accoglienza (CPA) e degli istituti penali per i minorenni. Inoltre, si sottolinea come a parità di reato i ragazzi stranieri sono più spesso i destinatari di provvedimenti detentivi. Questi trascorrono periodi più lunghi dei loro coetanei in carcere anche per gli stessi reati e sono quindi più raramente destinatari di misure alternative alla detenzione, come il collocamento in famiglia oppure in comunità-alloggio. Tuttavia, i curatori del volume sottolineano che non si tratta di un “diverso trattamento” da parte della magistratura minorile e/o dei servizi della giustizia minorile, ma di una stortura essenzialmente dovuta al fatto che questi minori stranieri sono nella generalità dei casi privi di documenti di identità e di figure parentali o familiari di riferimento, elementi necessari per inserirli in un percorso rieducativo di natura non restrittiva. Né tale “diverso trattamento” è, sempre a opinione dei curatori, dovuto a un’inadeguatezza degli strumenti normativi che disciplinano il processo penale a carico di imputati minorenni – nel caso di specie il DPR 448/1988 – in quanto i dati statistici relativi agli anni 2001-2005 registrano una diminuzione dei minori stranieri denunciati alle procure e degli ingressi nei CPA e un incremento delle prese in carico da parte degli uffici di servizio sociale per i minorenni. Filo conduttore dei vari interventi di questo volume collettaneo è rappresentato dalla necessità di incrementare e migliorare la rete sociale di supporto all’apparato della giustizia minorile, anche attraverso la diffusione di forme di cura familiare o comunque tali da consentire il vero e proprio accesso a opportunità rieducative, di integrazione e conseguentemente di riscatto del minore straniero che delinque. Si sottolinea, pur partendo da approcci diversi, che la presenza dei minori stranieri nel sistema della giustizia minorile richiede una riorganizzazione del ruolo degli attori coinvolti, proponendo interventi e modalità operative tali da garantire al minore un percorso di crescita armonico nonostante l’esperienza criminosa, l’assenza di un contesto familiare definito e di un progetto di vita e di sviluppo delineato. La giustizia minorile tendendo al raggiungimento del benessere del fanciullo e operando nel suo miglior interesse, ha dato il via alla programmazione di una serie di interventi sulla base delle competenze e strutture esistenti, tentando aggiustamenti da parte dei servizi con la predisposizione di interventi personalizzati sulla base del vissuto e delle esperienze di ciascun minore; proprio ad attuazione di quella finalità rieducativa e di reintegrazione che caratterizza l’intervento della giustizia minorile. Alcuni degli autori sottolineano anche l’inadeguatezza degli strumenti di identificazione e rilevazione della presenza dei minori stranieri di etnia rom da parte della giustizia minorile. L’incapacità di identificare tale gruppo sociale affievolisce la forza e le potenzialità di efficacia di ogni intervento che sembra poggiare fortemente sull’identificazione dei bisogni individuali, dei contesti culturali di appartenenza, dei fattori di spinta che hanno determinato il progetto migratorio, proprio a raggiungimento del migliore interesse del fanciullo.

Tutte le segnalazioni di libri sono pubblicate anche nella rivista Rassegna bibliografica: infanzia e adolescenza