Nessun messaggio in segreteria

di Paolo Genovese e Luca Miniero

(Italia, 2005) 

Sinossi

Walter, pensionato, vive a Roma in un grande condominio; le sue giornate sono vuote, e cerca di ammazzare il tempo osservando chi vive intorno a lui, come Sonia, affascinante spogliarellista, o la portinaia, sempre di malumore e pronta a prenderlo in giro. Un giorno, Walter fa amicizia con Sara, una bambina che vive sul suo stesso pianerottolo, figlia di Francesca, operatrice ecologica. Walter ha una convinzione: ha letto sul giornale che per ogni pensionato c’è un giovane che lavora e che con i suoi contributi lo mantiene, ed è determinato a trovare il “suo” giovane per ringraziarlo e prendersene cura. Con l’aiuto di Sara, Walter identifica nel giovane Piero, un timido impiegato di una grande azienda, senza una donna e senza vizi, la persona adatta; prima ne attira l’attenzione lavandogli la macchina, poi inizia a prendersi cura di lui offrendogli la sua amicizia. Nel frattempo, Francesca continua il suo lavoro di netturbina; curiosando nella spazzatura per scoprire i segreti delle persone (è la teoria della sua collega Sonia), finisce per incappare proprio in un sacchetto gettato da Piero, ed è incuriosita dal contenuto. Piero, per caso, la vede dalla finestra e sente le parole di ammirazione della donna; così, le sere successive, i due iniziano a scambiarsi messaggi e lettere attraverso la spazzatura. Nel frattempo, Walter, Sara e Piero sono diventati amici: il pensionato e la ragazzina cercano di aiutare il giovane a superare la timidezza cronica che lo affligge. Una sera, Sara organizza una cena per far conoscere Piero e la madre; così il giovane si trova davanti, incredulo, la donna che ha corteggiato fino a quel momento in modo anonimo. Gli sforzi di Walter sembrano avere successo e Piero si trasforma (letteralmente) in un’altra persona, spavalda e sicura di sé, fino a conquistare Francesca. Alla fine, comunque, la sua vera personalità di timido avrà il sopravvento, ma Francesca la accetterà volentieri, nell’atteso lieto fine.

Introduzione al Film

Nessun messaggio in segreteria è il secondo film di due giovani registi, il romano Paolo Genovese (1966) e il napoletano Luca Miniero (1968), e ne conferma le doti di narratori affabili e leggeri. Nella loro opera prima, Incantesimo napoletano (Italia, 2002), i due registi erano partiti da una situazione surreale e d’effetto, tra il comico e lo straniante - in una famiglia napoletana “verace” nasce una bambina che parla milanese e che preferisce il panettone alla pastiera - che però non trovava un adeguato sviluppo a livello di trama, perdendosi presto, dopo i primi, scoppiettanti minuti del film, in un racconto farraginoso e alla lunga ripetitivo. Al contrario, nel loro secondo lavoro i due cineasti riescono a reggere bene la durata del lungometraggio grazie a una storia meglio strutturata - anch’essa percorsa da una vena di surrealtà - e a personaggi maggiormente caratterizzati. Così, Nessun messaggio in segreteria si offre allo spettatore come il racconto lieve ma non troppo superficiale della vita in una grande città osservata tramite la lente di un condominio qualsiasi, né elegante né trascurato, abitato da molte persone, tutte sole. È solo Walter, pensionato vivace che ama ancora andare in motocicletta (interpretato da un Carlo Delle Piane in ottima forma), che si stira le camicie in salotto e cerca continuamente un modo per passare il tempo; è sola Sara, ragazzina spigliata che trova in Walter un amico e un protettore; è sola la madre di Sara, Francesca, alla ricerca di un compagno che non la faccia piangere; e, naturalmente, è solo Piero, il giovane impiegato eletto da Walter a suo alter ego nel mondo del lavoro. Meno riuscita e più stereotipata è la figura di Sonia, spogliarellista saggia che dispensa consigli d’amore piuttosto banali confidandosi a un improbabile videodiario. Tema centrale è dunque la solitudine, degli anziani come dei giovani. La storia di Piero è la storia del superamento della timidezza e delle barriere che lo separano dalle altre persone, grazie all’amicizia di Walter e Sara. Terribilmente a disagio con gli altri, Piero è in difficoltà perfino nelle situazioni più quotidiane: non regisce ai piccoli soprusi del negoziante sotto casa, è considerato un debole dai colleghi in ufficio, trascorre le sue serate mangiando yogurt davanti alla tv, mentre la segreteria telefonica rimane inesorabilmente priva di messaggi. La sua è una vita vuota, insignificante; nonostante i buoni propositi (“cominciare a vivere pericolosamente”, scrive sulla lavagnetta e sul salvaschermo del computer), Piero sente con forza il disagio della solitudine, tanto da tentare goffamente il suicidio, prima con il gas di scarico e poi con un tuffo nel Tevere, sventato proprio da Walter. Ed è l’amicizia col brillante pensionato a cambiare la vita di Piero: incoraggiato dai consigli dell’amico, il giovane riesce pian piano a uscire dal suo guscio e a comunicare con gli altri, in particolare con Francesca, dalla quale è affascinato. Comincia così ad essere più sicuro di sé, più spavaldo: e qui sta la trovata a effetto del film. Quando Piero è in preda alla timidezza, ha i lineamenti disordinati e i capelli scomposti di Pierfrancesco Favino; quando si sente più deciso e sfrontato si trasforma nel volto aperto e seducente di Valerio Mastandrea. Ma la sfrontatezza e il fascino deciso non sono tutto; alla fine del film, Piero si rende conto che non può costringersi a essere quello che non è. La personalità del Piero spavaldo/Mastandrea non è la sua, è solo un ruolo da interpretare che lo porta ad allontanarsi troppo da se stesso. Così, in una lettera, confessa a Francesca il suo vero essere e la donna lo accetta così com’è, felice di aver trovato una persona che, forse, saprà riempire la sua solitudine, fatta di notti al lavoro e di qualche piccolo svago con la figlia.

Il ruolo del minore e la sua rappresentazione

Figura centrale nel film, Sara è una ragazzina sveglia e intraprendente: “a me bambina non me lo dici”, replica stizzita a un Walter che, all’inizio, cerca di tenerla a distanza. Sara vive da sola con la madre: un padre non esiste, la madre è impegnata in faticosi turni di notte al lavoro, e lei ha imparato a organizzarsi da sola, crescendo rapidamente. La sua relazione con Francesca è comunque serena e aperta; delle due, è la ragazzina che appare come la più matura, capace di prendersi cura della madre (è lei a svegliarla perché non faccia tardi al lavoro) e di cercarle un nuovo compagno – “abbiamo bisogno di un uomo che ci sporchi la casa”, dice – ed è ancora lei a organizzare l’incontro tra Piero e Francesca. Sembra davvero una piccola donna, Sara, anche quando fa la spavalda – “per me il sesso non ha segreti”, dichiara agli imbarazzati Walter e Piero, che stanno pianificando strategie di conquista – e dimostra una serietà e una maturità anche eccessive per una ragazzina dodicenne. Lungo tutto il film è lei a condurre il gioco; cerca l’amicizia con Walter, condivide con lui le ricerche del “giovanotto ideale”, decide che Piero è l’uomo adatto per la madre e trova il modo di farli incontrare. Eppure anche Sara, dietro la facciata sbarazzina, è una persona sola. La vediamo, all’inizio del film, intenta a leggere e ad ascoltare musica in cuffia, lontana dal mondo; non la vediamo mai in compagnia dei coetanei, sembra non avere amicizie o relazioni al di fuori del legame con sua madre. Forse per questo la ragazzina decide che Walter deve esserle amico, perché vede in quell’uomo anziano, anche se ancora in gamba, una solitudine simile alla sua, quella di un uomo che ha troppo tempo da far passare in qualche modo. E quel tempo decide di riempirlo lei, col suo faccino spiritoso e le battute argute, in un’amicizia ritratta dai due registi con cura e delicatezza e che rappresenta uno dei maggiori pregi del film. In conclusione, la rappresentazione della ragazzina è molto accattivante e gradevole; ne esce un personaggio delizioso, forse fin troppo. L’unico difetto di Sara è, paradossalmente, quello di non averne: sveglia, affettuosa, simpatica, la ragazzina è forse fin troppo perfetta per essere vera. Mai sfiorata da un dubbio o da un’insicurezza, affronta la vita con piglio fin troppo adulto e maturo, portando il carattere del personaggio a una perfezione che a tratti sfiora l’inverosimiglianza.Ne deriva un ritratto, come si diceva, attento e curato, ma alla fine convenzionale, della tipica ragazzina moderna, troppo matura e serena per essere vera.

Riferimenti ad altre pellicole e spunti didattici

Centrato sul rapporto madre/figlia e in generale sulla rappresentazione del contesto familiare italiano contemporaneo, Nessun messaggio in segreteria può essere accostato – per un target preadolescenziale e adolescenziale – ad altri film che affrontano tematiche simili come Mi piace lavorare (Italia, 2004), di Francesca Comencini, in cui è rappresentato il legame forte che unisce una madre alla figlia, ma anche a La guerra di Mario (Italia, 2006), di Antonio Capuano, che indaga il difficile rapporto tra una madre e il figlio adottivo; o, ancora, ad A.I. – Intelligenza artificiale (A.I. – Artificial Intelligence, Usa, 2001), di Steven Spielberg, centrato sulla vicenda commovente di un bambino-robot e del legame che costui crea comunque con i suoi pseudo-genitori. Il film può essere proposto anche in una serie di pellicole dedicate al legame di amicizia tra persone diverse tra loro per età e condizione sociale: si pensi a Harold e Maude (id. Usa, 1971) di Hal Ashby, A spasso con Daisy (Driving Miss Daisy, Usa, 1989), di Bruce Beresford, che racconta la bizzarra amicizia tra un’anziana signora e il suo autista di colore, oppure al recente film di Marco Tullio Giordana Quando sei nato non puoi più nasconderti (Italia, 2006), in cui a essere descritta è l’amicizia tra un ricco ragazzino del nord Italia e una giovanissima rumena. Chiara Tognolotti  

E' possibile ricercare i film attraverso il Catalogo, digitando il titolo del film nel campo di ricerca. Le schede catalografiche, oltre alla presentazione critica collegata con link multimediale, contengono il cast&credits e una sinossi. Tutti i film in catalogo possono essere richiesti in prestito alla Biblioteca Innocenti Library - Alfredo Carlo Moro (nel rispetto della normativa vigente).