A misura di bambino

a cura di Pietro Rutelli

 Il miglioramento della qualità del rapporto tra il paziente, la malattia e il sistema sanitario costituisce un obiettivo di grande attualità, che si collega alla diffusa consapevolezza dei limiti di un approccio al malato e alla sua patologia di tipo essenzialmente organicistico e settoriale.

L’“umanizzazione sanitaria” assume particolare rilevanza in riferimento ai soggetti in età evolutiva, in cui la dimensione psicologica e relazionale si configura come particolarmente sensibile e vitale. Per evitare l’insorgere di problematiche psicologiche determinate dall’ansia di ciò che non si conosce e favorire la sensazione di poter controllare, almeno in parte, i futuri eventi, è opportuno che il bambino sia preparato all’ospedalizzazione e che il personale di assistenza sia in grado di rispondere a dubbi e domande con lealtà e fermezza, infondendo ottimismo e collaborazione. Di vitale importanza è il coinvolgimento dei genitori nelle procedure diagnostiche e terapeutiche, al fine di ridurre uno stato d’ansia che inevitabilmente si trasmetterebbe al figlio. In questa prospettiva può essere utile favorire gli incontri tra i genitori; al riguardo assumono un ruolo di primo piano le associazioni dei bambini ammalati, che esistono ormai da molti anni, talvolta aperte anche al personale medico e paramedico. Quando i genitori hanno difficoltà ad accettare la malattia del figlio, i gruppi di incontro tra genitori, anche sotto la guida dello psicologo, esercitano un influsso benefico in quanto determinano una maggiore conoscenza della malattia, riducono le incertezze terapeutiche, permettono di condividere ansie e facilitano la comunicazione di esperienze utili e adattive, favorendo nel contempo i rapporti sociali.

Ampia rilevanza assume l’attività ludica, che appare particolarmente proficua quando è condivisa con l’adulto. In questo caso il bambino, nel corso del gioco, ha la possibilità di comunicare all’adulto e di ricevere da esso ascolto e rassicurazione, riguardo alle emozioni e ai pensieri legati alla malattia e alla dimensione spazio-temporale atipica che caratterizza l’ospedalizzazione, necessaria alla guarigione ma anche motivo di disagio. In questo modo il gioco ha, oltre che una funzione di svago e divertimento, anche una funzione terapeutica. Rispetto alle varie forme di gioco che possono essere introdotte nel contesto ospedaliero, assume particolare rilevanza la figura del clown. Il suo ingresso permette di mettere “in scena” un personaggio che si colloca allo stesso livello del bambino, nel suo essere goffo e immediato e che, a un tempo, gli trasmette allegria e fiducia.

Un ruolo centrale è costituito dallo sviluppo della relazione pediatra-bambino. Al medico è richiesta la capacità di lettura di ogni piccolo segnale di apertura, di individuazione degli aspetti della realtà del bambino e del contesto, in grado di stimolare l’interesse e l’entusiasmo, al fine di favorire atteggiamenti di accettazione e di fiducia. L’acquisizione di un obiettivo del genere richiede al pediatra una raffinata capacità di ascolto attivo, di lettura e interpretazione della comunicazione non verbale. All’interno del contesto sanitario l’operatore può tuttavia avere difficoltà nel mantenere una giusta distanza affettiva dal paziente, in particolare se si tratta di un bambino, in quanto si trova esposto quotidianamente a richieste emotive e a problemi psicologici specificamente connessi alla giovane età dei pazienti. Fra i fattori di protezione dal rischio che ciò evolva nel burnout, si pone in primo piano la capacità di conoscere e gestire le proprie emozioni.

Su un altro versante, si argomenta l’esigenza di progettare e costruire gli ambienti di cura sulla base dei bisogni e delle aspettative degli attuali o potenziali utenti. Un’ampia letteratura evidenzia infatti come le caratteristiche architettoniche degli ambienti possano rivestire un ruolo determinante nel recupero della salute di coloro che vivono uno stato di particolare fragilità psicofisica.

 

Rutelli, P. (a cura di), A misura di bambino: organizzazione, persona e ambiente, Milano, F. Angeli, 2010

 

Tutte le segnalazioni di libri sono pubblicate anche nella rivista  Rassegna bibliografica: infanzia e adolescenza