Minori, famiglia, persona. Quale giudice?

24/08/2009 Temi Diritto di famiglia

A cura di Antonietta Picardi

Milano, F. Angeli, 2008

 

Il saggio fa seguito al 25° Congresso nazionale dell’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e per la famiglia (AIMMF), che si è tenuto a Taranto nel 2006 e ha visto la partecipazione di diverse figure professionali impegnate nel mondo dell’infanzia e dell’adolescenza.
Il tema dibattuto nel corso del congresso – e ripreso dunque nel presente testo – si riferisce all’annosa questione di un giudice specializzato nella competenza dei casi giudiziari relativi ai minorenni e alla famiglia, al fine anche di superare la struttura ormai vetusta del tribunale per i minorenni, rimasto intoccato da tutte le riforme giudiziarie intervenute nel corso di quasi un secolo dalla sua istituzione.

Dopo un’introduzione sul disagio e la devianza minorile nel contesto di Taranto dove si è svolto l’incontro, si descrivono i diversi tentativi portati avanti dai vari guardasigilli, a partire dagli ultimi anni del Regno d’Italia fino alla XV legislatura della Repubblica, per riformare l’assetto dei tribunali in materia di diritto minorile e di famiglia.
I contributi di vari esperti di diritto, di procedimento giudiziario, di educazione, affrontano il problema nei suoi diversi aspetti, tra cui: la terzietà del giudice, gli interventi rieducativi, l’avvocato del minore, l’ordinamento penitenziario per i minori, la mediazione penale.

Rinnovare gli apparati di tutela giudiziaria del minore sembra dunque improcrastinabile, considerando anche il contesto internazionale in cui l’Italia – attraverso la ratifica di convenzioni e trattati di respiro europeo e mondiale – si inserisce a pieno titolo (basti ricordare al proposito gli impegni che derivano dalla Convenzione di Strasburgo sull’esercizio dei diritti del fanciullo del 1996).
La specializzazione della figura giudiziale in questo campo di diritti va inoltre a toccare la formazione del giudice e le sue relazioni con i servizi del territorio. La rete di figure che ruotano attorno al processo minorile rappresenta una dimensione da valorizzare e arricchire, così come già garantisce la collegialità degli organi, composti da membri sia togati sia onorari, ovvero esperti nell’ambito sociologico, psicologico ed educativo.

Di fronte alla latenza del legislatore, nel volume si sottolinea come di fatto – seppure con i limiti degli strumenti a disposizione – sia il giudice minorile sia quello ordinario della famiglia risultino profondamente mutati negli ultimi venti anni e abbiano sviluppato forme di comunicazione e raccordo tra di loro.
Questo dimostra che dal punto di vista culturale, il sistema di giustizia pare essere pronto ad accogliere l’attesa riforma. Il nodo centrale, ancora da sciogliere, resta: quale riforma?
Ci si muove infatti tra la richiesta di soppressione del tribunale per i minorenni e la consapevolezza di non voler annullare il patrimonio di esperienza e conoscenza tuttavia da esso accumulato; tra l’esigenza di non decentrare troppo gli organi, che in tal caso non potrebbero specializzarsi – anche a causa delle scarse risorse disponibili – e all’opposto il bisogno di avvicinarsi all’utenza e di uniformare le competenze in materia di famiglia e minori.

Si arriva così alla proposta dell’AIMMF di un tribunale per la persona, per i minorenni e le relazioni familiari, al quale andrebbe garantita autonomia e in seno al quale andrebbero riunite le competenze oggi parcellizzate in una pluralità di uffici giudiziari.
Una siffatta giurisdizione dovrebbe inoltre poter essere “mite”, non nel senso di debole capacità decisionale, ma che scaturisca da percorsi condivisi e compresi dai soggetti interessati.
In questa cornice acquisisce pieno senso il ruolo conciliativo di tale giudice – come suggerito da diversi contributi del libro – che necessita di essere sostenuto nell’esercizio delle sue funzioni di mediazione da figure professionali specifiche, che aiutino a creare un ambiente dove possa trovare spazio la pacificazione dei conflitti familiari e la tutela dei soggetti più deboli.
 

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infanzia e adolescenza