Limbo

18/05/2010 Tipo di risorsa Schede film Temi Adolescenza Relazioni familiari Titoli Rassegne filmografiche

di John Sayles

(USA, 1998)

Sinossi

Joe Gastineau è stato un giovane campione di basket universitario, ora vive in Alaska facendo lavori saltuari. Joe è stato anche pescatore, ma un incidente ha fatto sì che due membri del suo equipaggio, alcuni anni prima, siano morti nel sonno a causa dell’affondamento dell’imbarcazione. Durante un party di nozze al quale sta lavorando, Joe incontra Donna, una cantante non più giovane che ha appena interrotto la relazione con un membro del suo gruppo musicale. Donna ha una figlia adolescente, Noelle, collega di Joe, con cui non ha un rapporto facile a causa della sua condotta di vita irregolare. Joe e Donna cominciano a frequentarsi e si innamorano, ma la comunicazione del nuovo legame a Noelle provoca nella ragazza un contraccolpo perché questa si era invaghita di Joe. Joe, intanto, dopo che per anni si era lacerato nel senso di colpa per l’incidente occorso ai suoi colleghi, accetta di svolgere nuovamente l’attività di pescatore. In città arriva però Bobby, il fratellastro di Joe, che gli chiede di accompagnarlo in una gita in barca. Il reale motivo della gita, alla quale partecipano anche Donna e Noelle, è di entrare in contatto con dei trafficanti di droga. Questi, una volta accostata l’imbarcazione, uccidono Bobby che avrebbe dovuto consegnar loro una partita di hashish della quale non è più in possesso, e costringono Joe, Donna e Noelle a fuggire per non fare la stessa fine. Il terzetto si ritrova quindi su un’isola disabitata, senza viveri, coltivando la speranza che sopraggiunga qualcuno che possa portarli in salvo. Dopo due settimane arriva con il suo aeroplano Jack Johannson, il quale però è stato pagato dai trafficanti per ritrovare il gruppo disperso. Jack, che è a corto di benzina ed ha la radio di bordo guasta, riparte promettendo di ritornare il giorno seguente per trarli in salvo, ma Joe non è così sicuro che la situazione possa accomodarsi semplicemente: Jack, infatti, è fratello di uno dei due membri dell’equipaggio che persero la vita nell’incidente di cui Joe si sente responsabile. Dopo qualche giorno si sente arrivare un aereo: è Jack che li porterà in salvo o sono gli uomini che intendono ucciderli?

Introduzione al Film

Limbo come impasse della coscienza

«Il Limbo non è il paradiso e non è l'inferno, ma non è nemmeno il purgatorio, dove si coltiva almeno la speranza di poter entrare in paradiso. Molte persone sono bloccate nel limbo e non fanno altro che aspettare». Così John Sayles ha spiegato il titolo della sua pellicola prodotta nel 1999. E il film, infatti, pone uno sguardo attento sulla sofferenza dei comportamenti umani a causa di coscienze che non riescono a placarsi anche a distanza di anni. Sayles osserva e registra uno stato esistenziale senza emettere nessun giudizio. Il limbo narrato da Sayles è però presente anche come dato iconografico attraverso il contesto ambientale che diventa una sorta di personaggio, una diretta emanazione dei caratteri individuali dei protagonisti, un pretesto per esprimere e stimolare le singole prese di coscienza. Ancora una volta nella filmografia di Sayles la frontiera americana non riveste il senso di continua avanzata 'darwiniana' che ha sempre rappresentato nell'immaginario collettivo americano, ma assume il preciso significato di limite naturale, al confine del quale l'uomo può solo confrontarsi con se stesso e con le sue ataviche paure. L'Alaska di Limbo, sospesa singolarmente tra una pallida estate ed un rigido inverno, è l’ambiente in cui tre personaggi con un passato traumatico si ritrovano per fare i conti con se stessi (Joe Gastineau ha abbandonato per un incidente al ginocchio una promettente carriera di giocatore di basket e successivamente, da pescatore, si è reso responsabile della morte di due membri del suo equipaggio; Donna de Angelo è una cantante frustrata che vive grazie agli ingaggi di locali di infimo livello e mostra incostanza nelle relazioni sentimentali; poi c’è la spiccata sensibilità di Noelle, zittita e ostacolata da una vita poco consona a un’adolescente).

Il ruolo del minore e la sua rappresentazzione

«Sei tu lo sbaglio»

«Sei tu lo sbaglio!». Così si rivolge Noelle alla madre quando questa sostiene di aver valutato male alcuni dei suoi rapporti sentimentali vissuti in passato, dando immediatamente, con questa frase, la misura del rapporto che intercorre tra madre e figlia. Donna, cantante di indubbio talento, ha perso qualche autobus di troppo nella sua vita e ora strappa contratti per serate in mediocri locali. Il suo fallimento esistenziale si rispecchia nei suoi rapporti sentimentali: rapidi, incostanti, fin troppo ottimistici al sorgere della passione, repentini nel distacco al termine dell’emozione. Frutto evidente della sua estemporaneità passionale è Noelle, figlia di un compositore conosciuto, sperimentato e fuggito senza lasciare alcuna traccia diciassette anni prima. Un uomo di cui continua a simulare la presenza (attraverso regali di compleanno che è lei stessa a comprare per la figlia) per fornire comunque un riferimento – seppur fittizio – ad una ragazza spaesata in cerca di certezze cui aggrapparsi per non soccombere. Noelle appare invece assolutamente aliena rispetto alla realtà che la circonda: Sayles ne sottolinea lo smarrimento inquadrandola nei corridoi della scuola che frequenta mentre cammina (al ralenti) in senso contrario rispetto alla fiumana di coetanei che attraversa l’edificio, unica presenza tangibile completamente a fuoco in un mare di presenze sfocate, impalpabili ed evanescenti. Noelle soffre per la sua vita al punto tale da procurarsi ripetutamente ferite con armi da taglio: la sua sensibilità non le permette di accettare a cuor leggero l’incostanza della vita della madre, caratteristica che si riflette inevitabilmente sulle sue abitudini («mi piacerebbe sapere in che casa dover tornare», l’accusa indirettamente durante la discussione in cui Donna la informa sul distacco avvenuto dal precedente fidanzato). L’autolesionismo di Noelle è la dimostrazione evidente di un’adolescenza ferita, che si trascina dietro traumi infantili (un padre mai conosciuto perché fuggito prima della nascita), speranze vane (quella di conoscere il proprio genitore come obiettivo principale per non dover ammettere meschinamente l’impossibilità di sottrarsi al proprio insoddisfacente stato esistenziale) e squilibri costanti (la discutibile condotta di vita della madre). Anche Noelle approda simbolicamente, quindi, e con pieno diritto, nell’isola deserta specchio di un’umanità ferma alle sue paure, alle sue ferite del passato (è sull’isola che Donna ammette di aver comprato un regalo per ogni compleanno della figlia e aver finto che il pensiero fosse del padre sconosciuto), all’impossibilità di una qualunque, seppur minima progressione (la cattività nell’isola dura due settimane, ma l’arrivo di un aeroplano nell’ultima inquadratura del film non chiarisce se sarà salvezza o morte, lasciando i tre personaggi nel loro personale ed eterno limbo della coscienza e dell’esistenza). Ma Noelle, rispetto alla madre e a Joe, ha un’arma in più: ha la sensibilità e la fantasia che le permettono di trovare un diario completamente vuoto (all’interno di una baracca che serve al terzetto come rifugio) in cui fingere di leggere una storia commovente di una ragazza abbandonata dalla madre in una situazione pressoché simile. In un rapporto tra madre e figlia che si alimenta di errori e di incomprensioni, la verità e il grido di aiuto giungono necessariamente attraverso il filtro metaforico dell’esistenza altrui: Noelle, sfruttando la sua emotività, parla di sé fingendo di raccontare di altri. È limbo anche questo, anche se comunicativo. E l’umanità pare non avere via di scampo alcuno.

Riferimenti ad altre pellicole e spunti didattici

Rapporti madre-figlia Dai rapporti problematici tra madre e figlia il cinema ha tratto molto spesso linfa vitale. Il confronto con un esempio recente come La mia adorabile nemica (Anywhere but here, 1999) di Wayne Wang (analisi di un rapporto tra madre e figlia durante un viaggio dal Wisconsin alla California, nel quale emerge l’infantilismo di quella che dovrebbe essere la personalità più matura tra le due) e con uno del passato classico hollywoodiano come Lo specchio della vita (Imitation of life, 1959) di Douglas Sirk (in cui il rapporto conflittuale diventa doppio, perché tra madre e figlia abbienti c’è una sorta di competizione per lo stesso uomo, mentre tra domestica di colore e figlia che non accetta la sua origine si assiste ad un altro conflitto molto più violento e lacerante) è avvincente perché mette in risalto differenze di comportamenti tra i personaggi e contesti sociali diversificati, oltre che modalità dissimili di scontro. Didatticamente, questi film si possono inserire all’interno di uno studio sui difficili rapporti intergenerazionali e sulle potenzialità comunicative, spesso frustrate, tra genitori e figli. Giampiero Frasca  

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