L'albero delle pere

31/03/2010 Tipo di risorsa Schede film Temi Relazioni familiari Titoli Rassegne filmografiche

di Francesca Archibugi

(Italia, 1998)

Sinossi

Siddharta è un quattordicenne romano precocemente responsabilizzato a causa di una situazione familiare disastrosa: vive con la madre Silvia, tossicodipendente, tentando di accudirla e sorvegliarla. Massimo, suo padre, è un sedicente regista con il quale ha un rapporto da coetaneo; ha anche una sorellastra di quattro anni (Domitilla) che vive con il proprio padre, un avvocato molto affermato. Per le festività natalizie la bambina viene affidata a Silvia, ma è Siddharta a prendersi cura di lei. Quando la sorellina si punge con una siringa della madre, il ragazzino decide di farle fare le analisi cliniche necessarie senza far sapere nulla ai grandi. Tuttavia, la verità salta fuori e gli adulti intervengono decidendo di instaurare un inedito menage familiare che li vede riuniti tutti sotto lo stesso tetto. Quando Silvia muore in un incidente d’auto dopo aver assunto degli stupefacenti, Siddharta si ritrova a dover fronteggiare due padri divenuti decisamente ingombranti.

Presentazione critica

Il cinema di Francesca Archibugi ha come caratteristiche peculiari due elementi che restano fissi e costanti di film in film: la critica serrata a quella generazione che, durante gli anni Settanta, fu protagonista della contestazione contro il sistema, lo sguardo dei bambini e degli adolescenti figli di quella generazione, quasi sempre rivolto verso i genitori come un atto d’accusa. Nel caso di Verso sera (1990) e de L’albero delle pere, però, la coincidenza di elementi simbolici, date e situazioni diviene talmente evidente da farci pensare al secondo film come a una sorta di sequel del primo. La scelta del nome del protagonista (Siddhartha), poi, richiama singolarmente quello della piccola Papere (Mescalina) in Verso sera: entrambi i nomi sono il frutto di quelle tipiche infatuazioni giovanili della generazione degli anni Settanta per le culture alternative a quella occidentale. Nel caso di Siddhartha, tuttavia, tale scelta non si limita a circoscrivere l’ambito culturale di appartenenza dei genitori, ma, per il ragazzino, sembra prefigurare una sorta di vocazione, anzi, di predestinazione: quella di essere un bodhisattva, ovvero, colui che, secondo il pensiero buddhista, giunto a un passo dall’Illuminazione, rifiuta di entrarvi per aiutare e soccorrere gli altri. Siddhartha, così, pur potendo vivere serenamente e costruttivamente la propria età, si ritrova a dover gestire le vite degli adulti che lo circondano: la decisione di mantenere nascosto a questi l’infortunio occorso alla sorellina, dunque, non è dettato dal timore per i rimproveri o per le punizioni (così come farebbe un ragazzino ‘normale’), ma dalla consapevolezza dell’inettitudine, da parte di una generazione di adolescenti mai cresciuti, a fronteggiare le emergenze della vita. A un livello che potremmo definire simbolico, il ragazzino arriva al punto di assumere su di sé il male che minaccia Domitilla (al medico che deve autorizzare le analisi è costretto a fornire il proprio nome anziché quello della sorellina), confermando in pieno il valore di premonizione che sembra contenere il suo nome. Così, Siddhartha è costretto a trasformare il proprio computer in un ibrido tra la voce della mamma (quando ogni giorno gli ricorda i suoi impegni quotidiani), e una voce della coscienza (quando lo costringe impietosamente a sostenere le sue responsabilità). Con la capacità del ragazzino nel tenersi aggiornato (è ancora al computer che chiede consigli su quali siano le analisi che deve fare chi si è punto con la siringa di un tossicodipendente) va, ancora una volta, controcorrente rispetto all’universo degli adulti che lo circondano: sua madre che è dipendente dall’eroina “quando non è neanche più di moda”, suo padre che gioca con la telecamera a fare il regista stile ‘cinema verità’, il padre di Domitilla indeciso tra il ruolo di professionista rampante e quello di genitore moderno. Sensibile testimone della sempre crescente difficoltà degli adolescenti nel trovare punti di riferimento precisi all’interno della nostra società, Francesca Archibugi è abile, come pochi altri registi oggi in Italia, nel narrare storie e situazioni familiari attraverso un delicato intimismo. In quest’occasione, tuttavia, l’autrice sembra non riuscire a governare appieno la materia narrata e, nel tentativo di sbloccare una sceneggiatura fondamentalmente irrisolta, isola i personaggi adulti all’interno di situazioni ed inquadrature statiche e sceglie, per le sequenze che hanno per protagonista Siddhartha, uno stile giovanile che si rifà agli stilemi dello spot pubblicitario o del videoclip. Fabrizio Colamartino  

E' possibile ricercare i film attraverso il Catalogo, digitando il titolo del film nel campo di ricerca. Le schede catalografiche, oltre alla presentazione critica collegata con link multimediale, contengono il cast&credits e una sinossi. Tutti i film in catalogo possono essere richiesti in prestito alla Biblioteca Innocenti Library - Alfredo Carlo Moro (nel rispetto della normativa vigente).