L’affidamento dei minori

Gabriella Contiero
Milano, Giuffrè, 2009

Diverse e di rilevo sono le innovazioni apportate all’ordinamento nazionale dalla legge 54/2006 in materia di separazione dei genitori e di affidamento condiviso dei figli. Si tratta di cambiamenti che per alcuni versi l’autrice definisce radicali in un ambito del diritto particolarmente delicato come quello che disciplina l’affidamento della prole in un momento di crisi coniugale

, durante la separazione, il divorzio e la cessazione delle convivenze di fatto.

A tre anni dall’entrata in vigore di questa legge l’autrice si propone di esaminare l’impatto oggettivo che la riforma ha avuto e tenta delle proiezioni su quelle che in concreto potrebbero essere le conseguenze in futuro.
Nel tracciare tale analisi tuttavia, si propone un esame onnicomprensivo di tutte le forme d’affidamento dei minori nelle procedure di separazione, divorzio e di definizione della convivenze more uxorio, scalfite e non dall’avvento della legge 54/2006: l’affidamento condiviso; l’affidamento esclusivo; le forme d’affidamento extragenitoriali. Per ognuna di tali forme d’affidamento si fornisce una panoramica della normativa vigente in materia e dei relativi orientamenti della dottrina e della giurisprudenza.
Uno spazio a sé è inoltre dedicato alla tutela dei diritti dei genitori non affidatari o non collocatari e alla descrizione degli strumenti processuali più idonei a dirimere questioni connesse all’esercizio di tali diritti.

L’ottica con cui si presentano le questioni sembra essere quella della tutela dei diritti dei soggetti coinvolti e in particolare di garantire il benessere del bambino implicato. A tale proposito si precisa che l’affidamento condiviso deve essere sempre adottato laddove la coppia abbia superato il momento di conflittualità che ne ha determinato la crisi oppure siano in grado di avere, nonostante la posizione di conflitto personale esistente, una relazione di cooperazione per quanto concerne la cura dei propri figli.
Pertanto, la forma dell’affidamento condiviso contrariamente a quanto proposto dalla prassi della giurisprudenza prevalente, non è da considerarsi come la “regola obbligatoria” che è possibile derogare solo in casi eccezionali e di particolare gravità. Secondo l’autrice, tale approccio da parte della giurisprudenza è dovuto, tra gli altri motivi prevalentemente di natura interpretativa, anche a un operato degli addetti ai lavori non sempre sensibile alla ricerca della soluzione migliore, da individuare sulla base delle necessità del caso specifico.

L’affido condiviso è la formula “teoricamente” più auspicabile da attuare proprio nell’interesse della prole, ma non è sempre quella percorribile. In alcune situazioni questa potrebbe avere conseguenze negative sullo sviluppo stesso della prole e sul benessere futuro di questa.
Agli operatori del diritto è rimessa l’identificazione della soluzione più adeguata. In quest’ottica il volume si propone come uno strumento di supporto agli operatori del diritto di famiglia fornendo il decalogo di tutte le possibili opzioni interpretative e applicative della nuova normativa e mirando a facilitare l’individuazione della soluzione che meglio si addice alle fattispecie a cui quotidianamente è necessario far fronte.
Nel ricercare la soluzione più adeguata un particolare riguardo è dedicato ai bambini e agli adolescenti coinvolti e all’importanza di ascoltare la loro opinione nei processi di scelta tra le forme di affido possibile. Si ribadisce quanto tale elemento fosse già presente nell’ordinamento nazionale e quanto fosse largamente disatteso nella prassi.

La legge 54/2006 ha attribuito nuovo vigore al diritto all’ascolto del bambino; se applicata come formulata essa potrà garantire ai minorenni l’esercizio del loro diritto di esprimere la propria opinione nelle procedure in cui sono emessi provvedimenti che direttamente li riguardano.

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Rassegna bibliografica: infanzia e adolescenza