regia di Saverio Costanzo
(Italia, 2010)
Sinossi breve
Due storie si intrecciano in una Torino fredda e nebbiosa dagli anni '80 ai giorni nostri. Mattia è un bambino molto intelligente e dotato ma vive la presenza di Michela, la sorella gemella autistica, come un fardello a volte troppo ingombrante. Così, invitato ad una festa di compleanno, decide di godersi la compagnia degli amici in maniera indipendente e abbandona la sorella sulla panchina di un parco pubblico; al suo ritorno la sorella è scomparsa e di lei si perdono le tracce. Alice è invece una bambina timida, oppressa dalla figura problematica della madre depressa, e a causa di un incidente sugli sci subisce un'operazione alla gamba con una evidente zoppia come conseguenza. I due personaggi si incontrano, ormai adolescenti, in una scuola secondaria della città: Mattia è ormai un piccolo genio ma ha il corpo segnato da cicatrici provocate da episodi di violento autolesionismo; Alice è sull'orlo dell'anoressia e non riesce ad integrarsi perché le sue compagne la prendono in giro e la vessano pesantemente. Trai due si crea uno strano rapporto di amicizia-amore destinato a durare fino alla partenza di Mattia che, conclusi gli studi universitari, si trasferisce in Germania per fare ricerca. Le loro strade si separano per qualche anno, fino a che entrambi si rendono conto di essere necessari e insostituibili l'uno per l'altra.
Presentazione critica. Il ruolo del minore e la sua rappresentazione
L'incontro di due solitudini
Tratto dal romanzo omonimo di Paolo Giordano e diventato in breve tempo un caso letterario, La solitudine dei numeri primi racconta due vicende estremamente traumatiche e segue i protagonisti dall'infanzia all'età adulta con continui salti temporali. Le due storie sono profondamente diverse ma hanno inevitabilmente dei punti in comune, uno su tutti il fatto di svolgersi all'età di circa 8 anni e di lasciare un trauma insanabile per il resto della vita.
La vicenda di Mattia e del suo rapporto con la gemella Michela sembra uscita da un manuale di psicologia. Solo negli ultimi anni gli studi sulle famiglie con un componente disabile si sono concentrati molto sulle ripercussioni che i fratelli normodotati subiscono. Si parla di “sindrome del sopravvissuto”, termine mutuato evidentemente da situazioni ben diverse, che in quest'ambito trova un'applicazione piuttosto calzante: il bambino “normale” vive la diversità del fratello come un evento che, in maniera del tutto casuale, sarebbe potuto capitare a lui, e questa sensazione di “scampato pericolo” può provocare reazioni ben diverse (dalla sensazione di invincibilità, al desiderio di “espiare” la colpa facendosi carico della disabilità). Si può supporre che, nel caso raccontato dal film, Mattia abbia reagito cercando di valorizzare al massimo le proprie potenzialità, quasi sentisse la necessità di essere bravo, intelligente e studioso per due individui e non per uno solo; inoltre, come alcune sequenze sottolineano, Mattia è stato eccessivamente responsabilizzato dai genitori nei confronti della sorella, e persino l'insegnante di sostegno della scuola elementare non esita ad affidargliela nel momento dell'intervallo. Questo ruolo però lo ha portato a condividere con Michela la scarsa accettazione, quasi una ghettizzazione, da parte della classe, e questa è una “gabbia” nella quale il protagonista si sente soffocare. L'evento, che poi avrà ripercussioni traumatiche per tutta la sua vita, giunge dunque dopo un lungo percorso di sofferenza e senso di inadeguatezza che gli adulti non hanno voluto o saputo interpretare, prevenire, gestire (emblematica in questo senso la sequenza in cui Mattia chiede esplicitamente alla madre di poter andare alla festa da solo). Dal momento dell'abbandono della sorella sulla panchina, il film compie un'ellissi temporale senza soffermarsi sugli eventi immediatamente seguenti: non si sa come abbiano reagito i genitori, non si sa se la sorella sia stata trovata morta o se ne siano semplicemente perse le tracce, non si vedono le ripercussioni immediate sul protagonista. I “segni” del trauma, però, Mattia li porta addosso quasi 10 anni dopo: le cicatrici indicano la tendenza sistematica a punirsi, il tentativo di tagliare dal proprio corpo un senso di colpa che non può più essere estirpato.
La situazione di Alice è, almeno apparentemente, meno grave. Il film ne mostra le dinamiche familiari già prima dell'incidente: la madre è depressa, distante, assente, e il padre, evidentemente spaventato dall'idea che la figlia possa in qualche modo esserne condizionata, fa di tutto per spingerla verso un iper-attività che la tenga il più possibile fuori di casa, a contatto con i suoi coetanei. L'operazione chirurgica, subita in seguito alla frattura, lascia però sul corpo della bambina un segno indelebile ed un lieve handicap, che la portano ad essere sempre più isolata; la ferocia gratuita delle compagne, sulla quale il film indugia, induce Alice ad isolarsi ulteriormente e a tradurre il proprio disagio nel rifiuto del cibo.
L'incontro con Mattia, ben più di quello mancato con la falsa amica Viola incapace di essere felice e invidiosa della fragile felicità degli altri, determina un mutamento d'orizzonte, il riconoscimento di un essere “simile”. Come la metafora matematica del titolo sottolinea, però, non si tratta di “affinità elettive”, ma di solitudini a confronto, di numeri primi isolati che possono essere solo parzialmente accostati; eppure, come risulta evidente nelle ultime sequenze, è un avvicinamento necessario, indispensabile, irrinunciabile e salvifico per entrambi.
Riferimenti ad altre pellicole
La solitudine dei numeri primi racconta una storia estremamente originale e difficilmente accostabile ad altre pellicole. Tuttavia sono molti i film che, in vario modo, hanno sondato il tema del trauma infantile e del rapporto con la disabilità di un familiare. Su quest'ultimo tema uno dei più celebri è senza dubbio Rain Man di Barry Levinson (USA, 1988) in cui un giovane rampante scopre di avere un fratello affetto da autismo ed è costretto ad entrare in relazione con questa complicatissima malattia. Sul tema della disabilità si possono citare poi Buon compleanno Mr. Grape di Lasse Hallstrom (USA, 1993) e Forrest Gump di Robert Zemeckis (USA, 1994) nei quali si affronta il tema del ritardo mentale, così come Mi chiamo Sam di Jesse Nelson (USA, 2001) in cui un padre con disabilità mentale affronta l'educazione del figlio. Spostandosi in Francia vanno certamente citati L'ottavo giorno di Jaco Van Dormael (Belgio-Francia-UK, 1996) che tenta una rappresentazione del mondo interiore di una persona affetta dalla sidnrome di Dawn e Quasi amici di Olivier Nakache ed Eric Toledano (Francia, 2011) che racconta, sotto forma di commedia, il rapporto tra una persona con disabilità fisica e il suo scapestrato assistente. Infine, il rapporto tra un padre ed il figlio autistico è ben rappresentato in Le chiavi di casa di Gianni Amelio (Italia-Germania-Francia, 2004).
Spunti didattici
Il film è veramente stratificato e contiene una molteplicità di temi e di spunti di approfondimento connessi tra loro. Può essere un ottimo punto di partenza per affrontare il tema della disabilità e del rapporto con essa, sia da parte dei familiari che da parte delle persone (ad esempio i compagni di classe) che vi si rapportano quotidianamente.
Il tema del trauma infantile, che il film rappresenta in maniera piuttosto complessa, e del difficile superamento di esso è un altro spunto fondamentale. Se ne possono inoltre analizzare le conseguenze: l'autolesionismo, l'autoisolamento, l'anoressia.
Il film insiste poi sugli atti di bullismo che le compagne di classe di Alice esercitano sulla protagonista, e anche questo può essere un interessante terreno di esplorazione. Il rapporto con la diversità, il senso di appartenenza ad un gruppo forte ed esclusivo che trasforma i propri componenti in violenti difensori del gruppo stesso e delle sue prerogative, è la rappresentazione di un microcosmo che ha evidenti similitudini in una quantità di episodi storici o fatti di cronaca.
Link di approfondimento
Trailer (in italiano) >>>
Sito ufficiale del romanzo da cui il film è tratto >>>