La piccola Vera

15/06/2011 Tipo di risorsa Schede film Temi Relazioni familiari Titoli Rassegne filmografiche

di Vasili Picul

(Unione Sovietica, 1988)

Sinossi

URSS, 1988. La diciottenne Vera vive a Marjupol, una città industriale sul Mar Nero, con il padre camionista e la madre operaia. La situazione in famiglia non è delle più serene: il padre beve come una spugna malgrado sia malato di cuore, la madre non fa altro che rimproverare Vera per il suo atteggiamento esuberante e ribelle, proponendole continuamente come esempio il fratello maggiore Victor che vive a Mosca. È estate, la scuola è finita e le giornate di Vera si dividono tra l'amicizia con la bizzarra e disinibita compagna di classe Christyakova e le attenzioni di Andrei, prossimo a partire per il servizio militare, che le fa una corte spietata pur non essendo ricambiato. Una sera, nel corso di una carica della polizia causata da una rissa scoppiata in una balera, conosce Sergei, uno studente i cui genitori lavorano in Mongolia e che dispone di un appartamento tutto suo. Dopo appena una notte passata insieme i due ragazzi si innamorano e Vera prende a passare tutto il tempo possibile a casa di Sergei: ovviamente i genitori (cui s'è aggiunto Victor, tornato da Mosca dopo la separazione dalla moglie) diventano ancor di più ossessivi nei confronti di Vera che, per tutta risposta, annuncia di essere incinta - anche se non è vero - e di voler sposare Sergei. Malgrado il comportamento strafottente tenuto dal giovane in occasione del pranzo di fidanzamento, i genitori accettano che, in attesa del matrimonio, Sergei vada a vivere a casa loro. Il carattere lunatico del giovane e la frequente ubriachezza del padre di Vera, tuttavia, portano a continue liti che si concludono una sera quando Sergei si ritrova un coltello piantato in un fianco dal suocero e viene ricoverato in ospedale. Vera è costretta a testimoniare in tribunale a favore di suo padre affermando che Sergei l'aveva provocato: tutto ciò, com'è ovvio, influisce negativamente sui rapporti tra i due ragazzi, che decidono di lasciarsi, nonché sul già precario equilibrio familiare. Quando Vera incontra Andrei che è tornato a Marjupol in licenza e questi tenta di abusare di lei, torna a casa e tenta il suicidio: la salveranno suo fratello Victor e Sergei, pentito di averla lasciata. Mentre i due fidanzati in camera da letto tentano una difficile riconciliazione, il padre è colpito da un infarto in cucina senza che nessuno se ne accorga.

 

PRESENTAZIONE CRITICA INTRODUZIONE AL FILM

Una "Vera" ribelle

La piccola Vera inizia con i toni scanzonati e brillanti della commedia giovanile per imboccare pian piano la strada dello spaccato sociale a tinte sempre più forti, appena mitigato dalle note grottesche tipiche della tradizione cinematografica dei paesi dell'est europeo. Quella che, di primo acchito, può sembrare una delle moltissime opere di mediocre fattura e di nessun approfondimento (né psicologico dei personaggi, né sociale per gli ambienti) sulla "ribellione giovanile" emerse dalla metà degli anni Ottanta in poi in Unione Sovietica sull'onda della perestroika, si trasforma progressivamente, ma anche impercettibilmente (e qui sta la bravura del regista), in una cupa parabola sulla vita di un nucleo familiare ex-proletario/piccolo borghese (i familiari di Vera trafficano e commerciano in tutti i modi per arrotondare i magri stipendi statali) sullo sfondo di una città industriale dall'aspetto fatiscente e abbandonato. A differenza di quei film in cui a dominare erano ritmi pop (più che rock) che echeggiavano quelli occidentali e innocue storie di flirt adolescenziali - e che dai censori di regime erano tollerati, dato che di ribelle non avevano quasi niente - La piccola Vera fu pesantemente osteggiato dal governo e accusato di gettare un'ombra sull'immagine di un paese il cui sistema economico-politico, tuttavia, di lì a poco sarebbe crollato sotto la necessaria spinta riformatrice promossa da Michail Gorbaciov. Vietato per alcuni mesi, il film divenne un vero e proprio cult-movie per i giovani sovietici che, evidentemente, avevano trovato un film che ne rispecchiasse finalmente non soltanto i gusti e le mode ma anche le inquietudini e le ansie (anche se, pure in questo film non mancavano, specie nella prima parte, tutti gli elementi del filone giovanilistico, come le risse tra bande, la noia della provincia, il trucco vistoso e le minigonne per le ragazze, i jeans attillati e i ciuffi alla Elvis Presley per i ragazzi). Malgrado l'ostracismo del regime e di larga parte dell'opinione pubblica, il film riscosse comunque un enorme successo in sala. Se molti elementi non corrispondevano agli stereotipi dei film sui ribelli, d'altro canto la pellicola aveva ben poco in comune con l'immagine delle pellicole a sfondo sociale radicata nella mentalità dei censori: in La piccola Vera, difatti, esiste solo la sfera privata, ovvero la storia di una famiglia (quella dei genitori di Vera) che esiste ed è ridotta in frantumi e quella di un'altra (formata dalla stessa Vera e da Sergei) che dovrebbe formarsi ma non ci riesce: la dimensione pubblica è assente e anche le occasioni che avrebbero facilmente offerto la possibilità di approfondire aspetti sociali più "collettivi" (il lavoro in fabbrica della madre, il matrimonio dei due ragazzi, la vita sociale del quartiere) non vengono mai sfruttate da Picul che preferisce concentrarsi su pochi ma emblematici personaggi. Unica eccezione a questo schema è la rissa nella balera "sedata" dall'intervento della polizia. Per il resto, a dominare sono le scene in cui i membri della famiglia si incontrano (e spesso di scontrano) nella claustrofobica casa dei genitori di Vera, oppure quelle in cui Vera e i suoi amici si aggirano chiacchierando tra i resti fatiscenti di navi in disarmo, nei pressi dei cantieri navali abbandonati o delle industrie ormai dismesse. Del resto, la volontà del regista di dedicarsi alla descrizione di una realtà minima (ma non minimale) senza divagazioni di sorta è dichiarata fin dalla prima sequenza e confermata dall'ultima: per aprire e chiudere il film Picul utilizza due panoramiche circolari sull'orizzonte della città costellato da una cintura di fabbriche e ciminiere. Marjupol, ribattezzata dal governo sovietico Zdanov in onore dell'omonimo burocrate di regime che pose le basi per il cosiddetto "realismo socialista" nell'arte, è infatti la città natale di Picul che, probabilmente anche grazie alla familiarità con gli ambienti descritti, riesce a consegnarci uno spaccato di vita familiare con la giusta dose di cinismo ma anche con il necessario pudore, al tempo stesso contravvenendo, attraverso l'uso della macchina da presa a spalla che insegue da vicino la realtà per analizzarla, proprio i dettami del realismo sovietico quanto mai lontani dal naturalismo, più vicini, al contrario ad un romanticismo di maniera incapace di catturare il reale. IL RUOLO DEL MINORE E LA SUA RAPPRESENTAZIONE Ragione e sentimento Ma la vera e propria forza trainante di questa pellicola "storica" per le vicende del cinema russo del secondo dopoguerra è Vera, personaggio creato non a caso da una donna, Marija Chmelik (moglie del regista) e interpretato da una straordinaria attrice esordiente, Natal'ja Negoda. Come dovevano essere pressoché sconosciuti in Unione Sovietica, poco meno di vent'anni or sono, il nudo integrale e la rappresentazione diretta della vita sessuale di una ragazza poco più che adolescente e dei suoi coetanei, allo stesso modo, il cinema sovietico non aveva mai avuto un'interprete e un personaggio che sapessero allo stesso tempo incarnare desideri e preoccupazioni della gioventù sovietica e rivelarne il volto nascosto, quello totalmente impulsivo e spontaneo represso da decenni di regime. C'è qualcosa di tenero e al tempo stesso inquietante nel bisogno d'amore di questa adolescente: un'esigenza che emerge in maniera commovente non già nelle scene in cui si profonde in effusioni ed amplessi con Sergei, ma nell'unica bellissima sequenza in cui padre e figlia si ritrovano in un abbraccio affettuoso e disperato (l'unico davvero sincero di tutto il film) al termine di una furiosa litigata, proprio all'indomani della falsa testimonianza di Vera in tribunale a favore del genitore. È significativo che il film termini proprio con l'infarto (e la probabile morte) di Kolya, il padre di Vera, un evento che assume un fortissimo valore metaforico alla luce delle scelte affettive della ragazza: per tutta la durata del film Vera è combattuta tra la relazione amorosa con Sergei, lo studente solitario, stravagante e un po' scapestrato che probabilmente diventerà suo marito, e Andrei, il giovanotto apparentemente a modo, prossimo a intraprendere la carriera militare che, a suo dire, gli consentirà di viaggiare all'estero e vivere tra gli agi dell'occidente (di fronte all'ennesimo diniego di Vera alle sue avance il giovane afferma: "adesso mi respingi ma, tra qualche anno, sarai tu a corrermi dietro per poter fuggire da qui"). Kolya, con tutti i suoi difetti è l'unico nella famiglia che riesca a stabilire un rapporto affettivo sia pur minimo con Vera: il fratello Victor, reduce da un matrimonio fallito può soltanto provare a dispensare buoni consigli per la sorella ma, in effetti, è la persona meno adatta a darne; la madre tenta sempre di spingerla tra le braccia di Andrei, preoccupata per il futuro economico della figlia. Questi due poli (emotivo e razionale) possono rappresentare al tempo stesso l'impasse emotiva di Vera che si ritrova di fronte alla scelta tra un rapporto basato più sull'attrazione fisica e l'affetto (una scelta che per le figlie femmine è orientata, positivamente o negativamente, dalla figura paterna) e un altro fondato sulle certezze economiche e la stabilità familiare (e in quest'ambito è il ruolo della madre a imporsi), ma anche, in maniera più metaforica, le scelte che l'intera Unione Sovietica, di lì a poco si sarebbe ritrovata ad affrontare. Scegliendo Sergei Vera sceglie, implicitamente, suo padre, ovvero colui che le ha dimostrato più degli altri di tenere a lei, e il regista, dal canto suo, sembra auspicare una scelta per il proprio paese in direzione della libertà, lontana tanto da nuove tentazioni totalitarie quanto da cadute in un regime di liberismo impossibile da attuare in un paese dalle istituzioni fragili come l'URSS (questi due pericoli sembrano essere rappresentati dalla scelta compiuta da Andrei: fare il militare per poter concedersi prerogative riservate agli occidentali). Quanto alla madre, come emerge da uno dei tanti diverbi familiari che costellano il racconto, avrebbe abortito per non far nascere la secondogenita - cioè Vera - che è nata unicamente per volontà di suo padre, a suo tempo oppostosi all'aborto. D'altro canto la madre è forse l'esempio dello smarrimento di tutta una generazione che si aggrappa agli ultimi relitti del comunismo per far fronte alle difficoltà: di fronte a ogni ostacolo, ad ogni scelta, la madre di Vera si affida, più che al proprio buonsenso, a una precettistica preconfezionata e stampata in manualetti (a cura, ovviamente, dal Partito) da far leggere alla figlia, come se certe scelte possano essere prese in maniera deterministica e meccanica. Sotto la superficie libertina, spudorata del film "di ribellione" (e della protagonista) emerge dunque uno spaccato psicologico e sociale ben più profondo che riesce ad andare oltre la facciata (pur apprezzabile) della descrizione naturalistica, aggiornata allo stile di John Cassavetes, di Ken Loach o della Nouvelle vague, per farsi metafora di una fase di passaggio che, ancora oggi, a distanza di molti anni, sembra purtroppo ancora lontano dal trovare una soluzione. RIFERIMENTI AD ALTRE PELLICOLE E SPUNTI DIDATTICI Alla sua apparizione sugli schermi occidentali molti critici paragonarono La piccola Vera al film di Ken Loach Family Life, incentrato sulle vicende di un'adolescente vittima di una famiglia puritana che, appoggiata dalle istituzioni, "scambia" la sua ribellione per schizofrenia. Tuttavia, se lo stile del regista russo si avvicina a quello adottato da Loach per l'estrema libertà della messa in scena, la critica alle istituzioni sociali, pur essendo altrettanto radicale, è molto meno violenta che nella pellicola inglese. Anche nel film di Picul vengono messe sotto accusa le istituzioni (famiglia, scuola, partito e stato) che, tuttavia, si trovano allo sbando in un clima di generalizzata smobilitazione che, per lo meno, lascia ai personaggi un minimo margine di manovra. Un film che, invece, si accosta decisamente a La piccola Vera (anche per il carattere forte e ribelle della sua protagonista) è Wish You Were Here - Vorrei che tu fossi qui di David Leland: è significativo, infatti, che questa pellicola sia ambientata nella Gran Bretagna degli anni Cinquanta, dunque in un periodo di vera e propria svolta per la società inglese che - certo in misura minima rispetto a quella russa della fine degli anni Ottanta - si sarebbe ritrovata di lì a poco a fare i conti con fortissimi cambiamenti. Fabrizio Colamartino  

E' possibile ricercare i film attraverso il Catalogo, digitando il titolo del film nel campo di ricerca. Le schede catalografiche, oltre alla presentazione critica collegata con link multimediale, contengono il cast&credits e una sinossi. Tutti i film in catalogo possono essere richiesti in prestito alla Biblioteca Innocenti Library - Alfredo Carlo Moro (nel rispetto della normativa vigente).