Le emozioni nel lavoro, nella scuola, nella vita a cura di Isabella Poggi Roma, Armando, 2008
Inutile negare che la vita è fatta di emozioni e che delle esperienze che attraversiamo ogni giorno ricordiamo ciò che abbiamo provato più che memorizzare le singole parole che ci sono state dette o che abbiamo espresso. Le emozioni sono il cardine su cui si sviluppa l’esistenza, ma sono sempre troppo poco ascoltate a favore di un razionalismo dominante che ci fa credere che è più forte “il pensare” del “provare”. Potrebbe essere un passo in avanti verso la comprensione e la conoscenza delle peculiarità dell’uomo e della vita provare a indagare se le emozioni hanno un loro cervello e come lo usano. Secondo un modello della mente e dell’interazione sociale in termini di scopi e credenze, nel momento in cui il soggetto rischia di mettere a repentaglio un obiettivo oppure sta per raggiungerlo, si attiva un meccanismo adattivo definito “emozione” che rende il sistema instabile. La valutazione precognitiva di un evento scatena una serie di reazioni psicologiche, fisiologiche, espressive e comportamentali funzionali a fronteggiare l’evento scatenante. Paura, vergogna, umiliazione, orgoglio sono tutti mezzi per comunicare con gli altri, influenzano le nostre relazioni, definiscono la nostra modalità di essere, strutturano i nostri legami. Le emozioni non usano canali comunicativi di facile lettura, a volte passano attraverso il corpo e i suoi segnali, riproducendosi da una persona all’altra, quasi a contagiarsi. Altre volte, invece, passano solo attraverso la mente, con l’immedesimazione e il ragionamento, motivo per cui riusciamo a capire le emozioni dell’altro semplicemente pensando a ciò che è capitato a lui, riuscendo a provare ciò che abbiamo – o avremmo – provato noi in un evento simile. Le emozioni comunicano e i loro contenuti emotivi vanno soggetti alle patologie del comunicare, compreso quello dell’inganno, riuscendo a creare molto spesso difficoltà di comprensione e di chiarezza. Le emozioni diventano così sia il sale sia lo zucchero della vita. Motivano, conducono, accompagnano le nostre azioni di ogni giorno e le danno un senso. Prendiamo per esempio l’entusiasmo, quel tipo di gioia che si prova per ciò che si sta facendo. Questa emozione rafforza la motivazione ad agire, infonde energia e ci fa credere nel successo, diventando funzionale nelle imprese importanti della vita. Una persona gioiosa è sicuramente una persona anche sicura. Non è ancora chiaro quali sono nel complesso i fattori che rendono un soggetto “sicuro”, ma sicuramente non sono di poco conto le emozioni che vive fin da bambino. Nel processo di comunicazione emozionale rientra anche questa trasmissione di sicurezza, così a volte le persone sicure ci fanno da attrattori, altre volte le respingiamo decisamente, lo stesso avviene con quelle meno sicure di sé. Poiché l’ambiente muta e si trasforma continuamente e noi con esso, anche una dose di insicurezza può aiutare a reagire meglio a questi cambiamenti, facendo dubitare di false certezze e accogliendo meglio le nuove visioni. Complesso riconoscere i diversi stati emozionali: a volte sono di tipo adattivo, a volte come reazione a problemi interni, ma la possibilità di esprimerli permette una circolarità nella relazione che aumenta il livello di comprensione di sé e dell’altro. Le emozioni si trasmettono in modi molto diversi, sia nel linguaggio verbale sia in quello non verbale, nella mimica facciale e nelle espressioni del volto e sembra sempre più possibile allargare il campo emozionale anche alla comunicazione mediata da computer. Un lavoro specifico sul riconoscimento delle emozioni umane e sulle espressioni facciali per applicarlo all’iterazione tra uomo e macchina apre uno scenario della comunicazione completamente nuovo e di fondamentale riflessione sul futuro delle tecnologie, offrendo all’e-learning una potenzialità emozionale che fino a qualche tempo fa sembrava del tutto improbabile.