Kiki's delivery service - La ragazza delle consegne

13/05/2010 Tipo di risorsa Schede film Temi Adolescenza Sviluppo psicologico Titoli Rassegne filmografiche

di Hayao Miyazaki

(Giappone, 1989)

Sinossi

Kiki è una “streghetta” di tredici anni che vive in un piccolo paese dell’entroterra giapponese. La sua estate passa tra passeggiate spensierate nei prati e momenti di ozio sdraiata in riva al lago in compagnia del gatto Jiji e della inseparabile radiolina. Quando però la radio annuncia una splendida notte di luna piena, prende la decisione di partire per il proprio tirocinio da strega. Radunate in fretta e furia le proprie cose e salutati i genitori e gli amici, sale sulla scopa donatale dalla mamma e vola in cerca della città in cui cominciare la sua vita adulta. Dopo una notte piena di imprevisti e di avventure giunge ad una città in riva al mare dove il suo arrivo non passa inosservato e crea un certo scompiglio. Kiki scopre che in quella città non ci sono altre streghe e decide quindi di stabilirvisi. Trova subito ospitalità presso la signora Ozono, moglie del panettiere, che aspetta un bambino e che le offre una camera in cambio di un po’ di aiuto. Kiki oltre ad aiutare dietro il bancone comincia la sua attività di consegne a domicilio a cavallo della scopa, anche perché l’unica magia che le riesce è proprio quella del volo. Ben presto, dopo un rodaggio iniziale e qualche piccolo guaio, si fa voler bene dagli abitanti della città e i suoi servizi sono molto richiesti. Ormai si è fatta anche degli amici: il panettiere e la moglie l’hanno accolta quasi come una figlia, la pittrice del bosco le fa da sorella maggiore, un’anziana signora la tratta come la nipotina che ormai non la va più a trovare, e il giovane Tombo, un ragazzo stralunato con la passione del volo, la cerca in continuazione. Kiki però attraversa una crisi adolescenziale e si trova a dover affrontare l’impatto con la vita degli adulti, la gestione dei sentimenti che prova per Tombo e del suo talento. Proprio quando la crisi sembra più profonda e Kiki teme di aver perso inesorabilmente i propri poteri magici, ecco che un evento potenzialmente catastrofico la porta ad una veloce e definitiva maturazione: durante il varo di un gigantesco dirigibile, un colpo di vento rischia di strapparlo alla propria rotta e Tombo viene trascinato in aria nel tentativo disperato di trattenerlo con una fune; sarà proprio Kiki, a bordo di un improvvisato spazzolone, a salvare l’amico recuperando i poteri e diventando la beniamina della città.

Introduzione al Film

La magia oltre la porta

Kiki’s Delivery Service, lungometraggio animato di Hayao Miyazaki, osannato creatore del cartone animato Heidi, rappresenta, per certi versi, una summa di tutto il suo straordinario universo creativo. La sequenza iniziale rimanda in maniera inequivocabile proprio alla piccola pastorella alpina, in un insistito riferimento, tra i tanti altri sparsi nel testo filmico, al recupero del rapporto simbiotico con la natura basato sul rispetto e sulla contemplazione. L’immagine di Kiki sdraiata sul prato a guardare le nuvole spinte dal vento e a giocherellare con un’ape, sprigiona un senso di pace e di armonia straordinari. Il fatto stesso che la protagonista sia proprio una bambina, magari solo di qualche anno più cresciuta rispetto ad Heidi, apre le porte ad un altro tema percorso e ripercorso dall’autore in tutte le sue opere: quello del passaggio dall’infanzia all’età adulta, un passaggio complicato e delicato in cui cercare, ancora nel segno dell’armonia, un cambiamento che non impoverisca l’individuo, che non gli faccia smarrire la dimensione fanciullesca ma la trasformi in qualcosa di ancora più prezioso. Così, nel gioco degli omologhi e dei richiami, ogni tratto di matita, ogni volto, ogni piccolo particolare dello sfondo rimanda, più che ad altri cartoni animati, ai punti cardine della poetica di Miyazaki. Scovarli è un gioco a cui lo spettatore è chiamato non tanto come una sfida personale, un trivial pursuit per patiti del genere, quanto come una porta spalancata sul sottotesto della sua opera omnia. Ovviamente, oltre ai temi già citati, fondamentale è quello dell’inserimento nella città, vero nucleo narrativo della storia. Kiki arriva per caso in una bellissima città in riva al mare, come aveva immaginato nei suoi sogni: la magia dell’animazione permette all’autore di racchiudere in una città molte città insieme. C’è tutta l’Europa, continente caro al regista, in quella singola città: la forma delle case ricorda Praga, i vicoletti sembrano quelli di Parigi, il tram inerpicato sulle salite arriva da Lisbona, l’entroterra montuoso e boschivo è tipicamente alpino ma poi le abitazioni di campagna sono tipicamente inglesi, mentre in riva al mare potremmo essere nei dintorni di Napoli. Tutto il meglio insieme, dunque, in una metafora delle mille possibilità offerte da un contesto urbano lontanissimo dai problemi di traffico, inquinamento, stress. Del resto, per maggiore verosimiglianza e per evitare di dover rappresentare la moderna edilizia dei sobborghi urbani, tutto viene trasportato indietro nel tempo, con un vago sapore anni ’50 nostalgicamente richiamato dalla forma delle automobili e dalla foggia dei vestiti, anche se poi tutti i personaggi si comportano con modalità assolutamente attuali. Altri riferimenti si rifanno poi direttamente a quello che ormai è l’immaginario di un’intera generazione cresciuta con questo tipo di cartoni animati giapponesi: i panini sul bancone della panetteria sono certamente gli stessi che Heidi portava alla nonna cieca, e la signora anziana intenta a preparare pietanze prelibate per la nipotina è decisamente un omologa della buona vecchietta. Lo stile del disegno di Miyazaki si pone su tutto questo con una personalità che, all’opposto dello stile Disney o in generale dell’animazione statunitense, non cerca di antropomorfizzare gli oggetti, il paesaggio e gli animali, ma si limita a ricercare il realismo, magari con qualche commistione azzardata ma sempre finalizzata ad un risultato preciso e nobile. Così è anche per gli “effetti speciali” inseriti nel disegno: il volo, altro chiodo fisso del regista, è talmente normalizzato all’interno della vicenda da risultare naturale, plausibile. La reazione dei cittadini all’arrivo della strega è una leggera sorpresa, una piccola alzata di sopracciglio momentanea. Miyazaki non è, come tanto cinema di animazione occidentale, intenzionato a trasportarci in un’altra dimensione magica, quanto piuttosto a farci percepire la magia del quotidiano, quella che possiamo vedere e toccare semplicemente uscendo dalla porta di casa. Un’esplosione di fantasia che, dunque, non porta ad una chiusura in se stessi, quanto piuttosto ad un’apertura nei confronti della realtà e della vita.

Il ruolo del minore e la sua rappresentazione

Volere volare

Il film racconta il passaggio della protagonista dalla fanciullezza all’età adulta. Nel mondo delle streghe la maggiore età è rappresentata dal compimento del tredicesimo anno, e Kiki decide di partire per il suo periodo di apprendistato. È una decisione che la protagonista, vivace e goffa, prende con leggerezza ma che in realtà rappresenta una cesura definitiva con il passato, probabilmente addirittura un viaggio senza ritorno. Del resto anche la madre di Kiki si è stabilita nel piccolo villaggio in cui vivono durante il suo apprendistato, e lì è rimasta per la vita.Tuttavia, Kiki sogna di conoscere il mondo e di vedere il mare, e il suo addio-arrivederci non è affatto malinconico. Nella città che la accoglie si trova a dover fare i conti con l’autonomia e con i problemi degli adulti. La sua spontaneità e la generosità d’animo le vengono in aiuto e fanno sì che le persone si affezionino a lei. Accade così per la signora Ozono che le offre ospitalità e che la aiuta nell’avviare l’attività di consegne a domicilio, per la solitaria pittrice dei boschi che l’aiuta materialmente e spiritualmente a gestire il cambiamento, per l’anziana signora che si affeziona a lei come ad una nipote. Contestualmente Kiki scopre però che bisogna guadagnarsi il rispetto e l’affetto delle persone con il proprio comportamento e con il proprio lavoro. Kiki ricambia quindi ogni concessione ed ogni favore con il disbrigo di piccole commissioni o con il mero lavoro fisico; molto spesso si trova a ricambiare facendo le pulizie, occupazione apparentemente umile che Kiki svolge con grande naturalezza. Del resto in lei, vestita per tutto il film con un semplicissimo abito nero ed un vistoso nastro rosso tra i capelli, è completamente assente quella malizia che potrebbe portare alla vergogna o ad un atteggiamento altezzoso. Questa umiltà è dunque l’aspetto della personalità che la contraddistingue e che le attira la benevolenza delle persone, ben diversa in questo dalla strega “perfettina” incontrata nella prima notte di volo o dalla nipote snob e vezzosa dell’anziana signora già citata. Ben diverso, più complesso e sfaccettato, è il rapporto tra Kiki e Tombo. Tombo, coetaneo di Kiki e come lei impacciato e sognatore, è la prima persona che Kiki conosce nella nuova città ed il primo a venirle in aiuto liberandola dalle grinfie di un gendarme. Tuttavia, Kiki inizialmente si mostra restia alle confidenze, intimidita dalle insistite ma ingenue attenzioni di lui. Quando Tombo la invita ad una festa organizzata in suo onore, Kiki cerca di fare di tutto per andarci, anche se poi alcuni sfortunati avvenimenti le impediscono di arrivare in tempo. Tombo la attende per quasi un’ora sotto la pioggia e questo impressiona la ragazzina e le fa cambiare atteggiamento nei suoi confronti. Troppo timida per tentare un approccio, è grazie ad un espediente escogitato dalla signora Ozono che i due si incontrano e diventano amici. I due hanno, come accennato, molti punti in comune: a parte l’età ed un certo modo goffo di gestire la vita, è la passione per il volo a creare il collante della loro intesa. Il rapporto diventa subito esclusivo e Kiki lo vorrebbe tale anche quando gli amici di Tombo cercano di entrare a far parte della loro relazione. Kiki vive probabilmente il suo primo innamoramento ma non è ancora in grado di rendersene conto. Del resto, si accorge ben presto che molte cose che lei ha sempre dato per scontate non lo sono affatto. Il rapporto tra l’anziana signora e la nipote snob le insegnano che non è scontato che l’affetto debba essere ricambiato; il rapporto con Tombo le insegna che l’amicizia può avere molte sfaccettature; il venire meno dei suoi poteri magici, più di tutto, la porta ad una crisi personale, quasi vocazionale, profonda e decisiva. Quando Kiki scopre di non essere più in grado di volare si sente subito inutile e svuotata e si chiude in se stessa. L’arrivo casuale dell’amica pittrice, però, la porta ad un prezioso confronto sui temi del talento e della capacità di gestire con maturità e consapevolezza le proprie capacità. Per Kiki volare non è più un gioco ma non si è ancora trasformato in un mestiere; e questo quasi invisibile confine è quello immenso tra la vita del fanciullo e quella dell’adulto. La sua capacità di occupare un posto nel mondo degli adulti viene messa alla prova in modo urgente e inequivocabile, e Kiki scopre dentro di sé la forza di rispondere con competenza e prontezza, riuscendo così a compiere il suo atto di eroismo quotidiano. È solo da questo momento in poi che la sua vita, impercettibilmente cristallizzata in una quotidianità senza cambiamenti, subisce una svolta. Sui titoli di coda scorrono le immagini dei genitori che, orgogliosi, leggono la sua lettera e di tutti i suoi nuovi amici che la considerano ormai una di loro.

Riferimenti ad altre pellicole e spunti didattici

Per il linguaggio utilizzato ed i temi trattati Kiki consegne a domicilio si presta alla visione per un pubblico molto eterogeneo che può comprendere dalle classi quarte e quinte delle scuole elementari fino ai primi anni delle medie superiori. Il tema del passaggio dalla fanciullezza alla maturità è affrontato con leggerezza ma senza mai cadere nella banalità o nel luogo comune; inoltre il tono non è mai troppo infantile né, all’opposto, cervellotico o intellettualistico. In un percorso variegato sull’adolescenza come periodo di crescita, confronto e crisi la visione di questo film può essere affiancata, per affinità evidenti, a quella dei vari episodi di Harry Potter, in particolare Harry Potter e la pietra filosofale (Chris Columbus) che vede il piccolo maghetto coetaneo di Kiki alle prese con la scoperta e la gestione dei propri poteri magici; inoltre, al di là delle evidenti affinità stilistiche, lo stesso spunto tematico viene affrontato approfonditamente anche ne La città incantata e ne Il castello errante di Howl entrambi dello stesso Miyazaki; sul tema della gestione del proprio talento e sulla scoperta dell’autonomia si possono poi citare Prova a prendermi (Steven Spielberg) e Alla ricerca di Nemo (A. Stanton, L. Unkrich). Ludovico Bonora

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