Incompreso - Vita col figlio

31/03/2010 Tipo di risorsa Schede film Temi Relazioni familiari Titoli Rassegne filmografiche

di Luigi Comencini

(Italia, 1966)

Sinossi

John, console britannico a Firenze, vede morire la moglie per una malattia, mentre i due figli, Andrea e Milo, sono stati lasciati da amici di famiglia. Al ritorno dei due ragazzini, John decide di annunciare la tragica notizia al figlio maggiore Andrea, celandola a Milo ritenuto ancora troppo piccolo. Chiuso nel suo dolore e sempre occupato dal lavoro, John trascura i due figli, lasciandoli alla cura di una balia. La sofferenza per la separazione dalla madre produce in Andrea un forte bisogno di confronto con il padre, il quale però tende a trattarlo da adulto senza capire le sue esigenze d’affetto: gli chiede di badare al fratellino, di aiutarlo nel lavoro, non esitando a rimproverarlo quando sbaglia, speso per colpe non sue. Solo quando Andrea si ferisce gravemente cadendo da un albero, il padre si accorgerà di non esser stato abbastanza attento a lui. Ma sarà ormai troppo tardi.

Presentazione critica

Tratto dall’omonimo straziante romanzo di Florence Montgomery, il film è un melodramma dalle tinte tenui che coinvolge lo spettatore non solo a livello emotivo. A essere raccontata è l’incomprensione che nasce nella quotidianità, quella fatta di piccole cose, di appuntamenti mancati, di dimenticanze, di errori involontari. I personaggi non sono negativi: non lo è il padre, comprensibilmente racchiuso nel dolore per la scomparsa della moglie, ma ugualmente affettuoso e attento ai figli (racconta le fiabe a Milo, va al combattimento di judo di Andrea), reo soprattutto di essere assente da casa per colpa del suo ruolo di ambasciatore (ma chi non è oberato di lavoro?); non lo è Milo, piccolo fratellino di Andrea, artefice delle maggiori punizioni inflitte al fratello maggiore (come quando, geloso, fa sì che egli non parta per il week-end con il padre) e colpevole della tragica caduta dall’albero, ma nel contempo sempre spinto da amore e tenerezza per gli altri; naturalmente non lo è Andrea, fulcro attorno al quale si concentra “l’incomprensione”, il cui personaggio riesce ad essere comunque sfaccettato, spinto da curiosità e da rabbia, da inesperienza e vitalità, da cattiveria e generosità. Gli eventi che creano l’esclusione di Andrea e la sua conseguente morte (il suo salire sull’albero serviva, infatti, per ricercare fiducia in sé e per dimostrare agli altri le sue capacità) vanno ricercati nella sorte avversa o in azioni che diventano inconsapevolmente drammatiche: il padre arriva al match di judo proprio nel momento in cui Andrea viene steso al tappeto, procurando al ragazzo un grande imbarazzo; il nastro dove era registrata la voce della madre viene per sbaglio cancellato da Andrea solo perché voleva sentirlo ancora una volta, determinando l’arrabbiatura paterna; i due ragazzini vengono scoperti per caso dal genitore mentre ritornano in bici da Firenze, pericolosamente spinti da un pullman, facendo così passare in secondo piano il motivo della loro scappatella (comprare un regalo di compleanno per il padre) e causando l’ennesima frattura. Anche piccole situazioni nate da nobili intenti finiscono per ritorcersi contro i protagonisti: Milo fa cadere dall’albero Andrea per imitarlo, si fa venire la febbre per non essere lascito solo nel week-end; Andrea viene accusato di insensibilità perché non piange per la morte della madre, quando invece il suo limitarsi voleva essere un segno di maturità; John sposta dei fiori dalla tomba della moglie non sapendo che li aveva messi lì il figlio maggiore. Di chi è dunque la colpa della morte di Andrea se le cause delle incomprensioni sono imputabili alla fatalità? Occorre darsi ad una serena quanto impotente rassegnazione? Il messaggio di Comencini, anche se non chiaro ed energico come in altri casi, è in realtà indirizzato alla società. Le figure adulte sono inadatte a ruoli educativi: la madre è assente per ragioni di forza maggiore, il padre per motivi lavorativi e anche per inabilità nel leggere le esigenze dei ragazzi, la prima balia usa metodi coercitivi nei confronti dei due fratelli, lo zio ha una visione totalmente anarchica della vita, in contrasto con lo studio, l’applicazione e tutte le regole sociali. Come tale il fato sembra essere una parte della colpa degli adulti più che un avvenimento imprevedibile. Melodramma in piena regola (musica sdolcinata, richiamo ai buoni sentimenti, identificazione totale nel personaggio, finale drammatico), Incompreso trova profondità proprio nella capacità di non adagiarsi nei cliché del genere, pur sfruttandoli, dando così la sensazione di un discorso generalizzato e simbolico là dove il racconto si fa eterogeneo. Si pensi al sottotitolo del film ovvero a quel “vita col figlio” che è insieme una contraddizione (il padre non vive con il figlio) e una realtà (il figlio potrebbe essere anche Milo, con il quale John ha un buon rapporto), una beffa (per troppo poco tempo l’ambasciatore ha “compreso” Andrea) e una cosa seria (vedi la riappacificazione finale). È negli interstizi creati dal racconto che trova spazio il più genuino Comencini. Marco Dalla Gassa

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