Immagini della persona

a cura di Mino Conte
 

La televisione continua a essere tra i media quello più utilizzato dai giovani: nonostante la vasta e progressiva diffusione di Internet e dei media telefonici, infatti, sono oltre il 24% i ragazzi tra 12 e 14 anni che passano più di tre ore al giorno davanti al televisore, e il 60% circa ci passa da una a tre ore. La televisione è poi utilizzata frequentemente da oltre il 96% dei ragazzi di questa età. Sono noti e diffusi gli studi sull’opportunità di una fruizione accompagnata, e vasto è il dibattito sull’influenza che la televisione può avere sugli adolescenti. Allora diventa importante domandarsi che tipo di messaggi essa veicola e che tipo di immagine della persona suggerisce ai telespettatori, e conseguentemente se questi modelli influenzano effettivamente i comportamenti e le attitudini dei giovani telespettatori.

La “tele-visione” ossia, vedere da lontano, sembra essere un bisogno fondamentale dell’essere umano che è sempre più spesso impegnato a guardare altrove, a mettersi in contatto con chi non è presente nel qui e ora. Così facendo però corre il rischio di perdere il contatto con ciò che lo circonda, fino ad anticipare la tele-visione filmando e riprendendo anche le cose che potrebbe vivere immediatamente con i propri sensi.
La realtà rappresentata non è ovviamente neutra ma frutto di una elaborazione e di una selezione che è importante conoscere, perché i personaggi televisivi proposti e le immagini trasmesse entrano a far parte dell’ambiente educativo dei ragazzi. Le indagini Cnel e dell’Osservatorio di Pavia confermano che la TV italiana propone delle figure maschili e femminili ben delineate, che corrispondono a valori tipici occidentali: lo stereotipo del maschio dominante e indipendente, celibe e con livello di studio medio-alto, e della donna dedita alla famiglia, con livello culturale medio-alto e connotati affettivi positivi.

Nell’informazione la donna fa più notizia dell’uomo se è vittima di violenza, mentre gli intrattenitori sono prevalentemente maschi e le figure femminili sono per la maggior parte sezionate dalle inquadrature per motivi estetici. Inoltre dall’analisi della programmazione delle TV locali del Veneto risulta che in fascia protetta il 60% del tempo è occupato da televendite e il 17% da pubblicità; solo il 14% da intrattenimento e il 2% dai cartoni animati, fatto che denota la scarsa attenzione al pubblico giovane e il prevalente interesse dei palinsesti per il ritorno economico.

Per capire le abitudini di fruizione della televisione è stata condotta una ricerca attraverso un questionario on line attivo per sei mesi (tra il 2007 e il 2008) che ha ottenuto 700 compilazioni, e i cui risultati sono stati poi incrociati con la ricerca qualitativa, condotta su cinque istituti secondari del Veneto attraverso dei focus group. Si sono indagate così le motivazioni che portano i ragazzi ad accendere la TV, il tipo di programmi preferiti e le fasce orarie, e la propria valutazione sui contenuti.
Dai questionari e dai focus group risulta un’immagine dei giovani spettatori non banale: se è vero che oltre il 70% accende la televisione per caso e che sono identificati chiaramente i personaggi preferiti, è anche vero che non si desidera molto somigliare a loro, ed è altrettanto vero che i ragazzi chiamati a riflettere sul valore delle trasmissioni e dei personaggi televisivi mostrano un senso critico spiccato e il desiderio di avere programmi più intelligenti e vicini alle loro esigenze.
È su questo senso critico e questa capacità di discernere, di ricercare relazioni altre da quelle con il mezzo televisivo, che le agenzie educative (scolastiche ed extrascolastiche) possono intervenire per accompagnare i giovani a un uso consapevole del mezzo televisivo. Ed è anche vero che la pluralità dell’offerta e la possibilità di scelta sono antivirus propri dei media che possono aiutare i giovani a sviluppare un senso critico, quando questo sia ben coltivato dagli adulti.

 

Conte, M. (a cura di ), Immagini della persona: adolescenti, TV, educazione, Roma, Carocci, 2009

 

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