Il rosso e il blu

regia di Giuseppe Piccioni

(Italia, 2012)

 

Sinossi 

In un istituto superiore di Roma si incrociano quattro storie: l'anziano professor Fiorito, disilluso e cinico insegnante di storia dell'arte sull'orlo del suicidio, conduce la sua personale battaglia contro gli alunni a colpi di battute taglienti troppo raffinate per essere comprese e perfide comunicazioni ai genitori, ma poi, il rapporto con una sua ex allieva e la scoperta di un male probabilmente incurabile, gli danno lo slancio per un ultimo tentativo di recuperare la genialità delle sue lezioni giovanili; il giovane supplente professor Prezioso, pieno di slancio e di buone intenzioni, vede un progressivo ridimensionamento delle proprie aspettative e aspirazioni, fino ad un parziale cedimento alla disillusione, soprattutto nei confronti di un'alunna particolarmente difficile; la dirigente scolastica Giuliana, rigorosa e schiva, si vede costretta ad occuparsi dello stralunato alunno Brugnoli, abbandonato dalla madre, in un inedito e complicato ruolo materno; il giovane Adam, studente modello figlio di umili immigrati rumeni, ha una relazione con una coetanea ribelle figlia di genitori separati e ignorata dalla madre, che esprime con l'insubordinazione il proprio disagio interiore; per compiacerla il ragazzo asseconda le sue fantasie autodistruttive fino all'accidentale ferimento del padre con un'arma da fuoco. Sullo sfondo il mondo della scuola italiana, con i suoi disservizi, i suoi disagi e le sue inevitabili contraddizioni.

Presentazione critica - Il ruolo del minore e la sua rappresentazione

La scuola con il cuore

Il rosso e il blu mette in scena una serie di storie diverse e con esse diversi protagonisti, ciascuno emblematico di una situazione piuttosto codificata. Le storie si intrecciano e si mescolano nel tentativo di fornire una rappresentazione il più possibile completa di una realtà estremamente complessa.

Il primo principio che il film pone in evidenza è la struttura gerarchica, ma forse la parola potrebbe risultare fuorviante, della scuola; a ben vedere si tratta di una separazione invalicabile tra due caste, il mondo dei professori e quello degli alunni che, nel microcosmo che la scuola rappresenta, diventa divisione tra l'universo degli adulti e quello degli adolescenti. La divisione si esprime innanzi tutto nella precisa distinzione dei luoghi, quasi si trattasse di gabbie separate e ben distinte: da un lato l'aula dei professori, territorio esclusivo nel quale l'adulto, circondato da adulti, può permettersi di svestire i panni del “personaggio” professore, abbandonandosi a confidenze (l'insegnante di scienze che confessa con smarrimento di non aver mai capito il fenomeno della fotosintesi), fragilità, intemperanze o veri e propri momenti di follia (il ballo rock del professor Fiorito); dall'altro gli spazi comuni, in particolare corridoi e bagni dell'istituto che, nei momenti di ricreazione, si trasformano in luoghi d'incontro in cui le leggi che regolano il normale svolgimento della vita scolastica sono temporaneamente sospese. L'aula è la “gabbia” comune, il territorio di sfida e di caccia, tanto per mantenere la metafora zoologica, il momento del confronto e dello scontro tra generazioni e tra categorie sociali che, per definizione e per tradizione millenaria, non possono mescolarsi.

Il confronto generazionale, questo il filo conduttore delle quattro storie parallele, si gioca con armi e atteggiamenti che possono essere profondamente differenti. L'atteggiamento del professor Fiorito, voce narrante e memoria storica, è permeato di cinismo e disillusione. Un cinismo maturato ben prima di appoggiare le mani sulla cattedra: Fiorito tiene a precisare di essere sempre stato uno studente modello, uno che leggeva i classici mentre i coetanei si dedicavano ai fumetti, che approfondiva la musica colta mentre imperversava il rock'n'roll, dunque il mondo adolescenziale gli è estraneo poiché non ne ha mai fatto parte. La sua impossibilità di mettersi sullo stesso piano dei suoi alunni non esclude però, a priori, la possibilità dell'insegnamento efficace; il professore ha deliberatamente e consapevolmente rinunciato, per pigrizia o per esasperazione, a quel tipo di insegnamento di cui, per altro, sarebbe straordinariamente capace, come dimostrano gli attestati di stima dell'ex-alunna e la sua ultima lezione.

All'opposto si trova l'approccio del supplente Prezioso il quale, per la sua condizione di precarietà e per la giovane età, vede l'insegnamento come una grande occasione da non sprecare. I suoi sforzi sono tutti tesi all'incontro con gli allievi, allo scambio alla pari, al desiderio di stimolarne costruttivamente la partecipazione alle lezioni. Da qui il faticoso sforzo per dare ad ogni nome del registro un volto, per mantenere il più possibile un comportamento coerente e sincero, per tentare un approccio all'insegnamento che sia il più possibile condiviso. I suoi sforzi sono però destinati a scontrarsi non tanto con l'apatia o l'impermeabilità dei ragazzi, quanto con le caratteristiche strutturali del sistema scolastico che non è in grado, o forse non prevede, di creare i presupposti per questo incontro. È quindi all'esterno della struttura che bisogna spostarsi per testare realmente l'incontro, come avviene a Prezioso quando capita a casa dell'imprevedibile alunna Mordini o quando, in extremis, ritrova la penna prestatagli da una studentessa; ed è quello che accade alla preside con lo stralunato Brugnoli, che sembra uscito dalle pagine del libro Cuore, vedendosi costretta ad assumere un ruolo materno che, come ripete sistematicamente, non le compete e non le si addice.

All'esterno della scuola e, per certi versi, all'esterno della dinamica di confronto tra adulti e adolescenti si pone infine la storia di Adam. Il ragazzo vive una vera e propria scissione interiore tra il suo desiderio di incarnare desideri e aspirazioni dei genitori, i quali vivono la soddisfazione di avere un figlio “primo della classe” come aspirazione alla cittadinanza, e il tentativo disperato di essere accettato dagli altri, in questo caso rappresentati dalla ragazza di cui è innamorato. L'incidente in cui il padre di Adam rimane ferito con un colpo di pistola, paradossalmente, segna il momento di dolorosa ma necessaria ricomposizione di questa scissione.

 

Riferimenti ad altre pellicole

Il rosso e il blu si inserisce in un filone, ormai piuttosto nutrito, di film spesso tratti da romanzi che tentano di dare una rappresentazione di quell'universo sfaccettato, complesso, a volte del tutto incomprensibile, rappresentato dalla scuola, non solo italiana. Rimanendo in Italia, vanno certamente citati La scuola di Daniele Luchetti (Italia, 1995) e Io speriamo che me la cavo di Lina Wertmuller (Italia, 1992) che, partendo da romanzi, tentano di rappresentare in maniera oggettiva la situazione della scuola nel nostro paese, e anche la rappresentazione surreale fornita da Nanni Moretti in Bianca (Italia, 1984) in cui l'attore e regista veste i panni di un professore alle prese con un gruppo di studenti eccessivamente diligenti. Spostandosi fuori dai confini nazionali vanno citati La classe – Entre les murs di Laurent Cantet (Francia, 2008) che propone una docu-fiction ambientata in una classe difficile di una scuola francese e, per rimanere in Francia, l'inossidabile I quattrocento colpi di François Truffaut (Francia, 1959) che segue le vicende di un ragazzino in fuga dalla disciplina di scuola e genitori. Negli stati uniti il tema della scuola è stato affrontato in moltissimi modi differenti. Tralasciando l'infinita serie di commedie adolescenziali che vedono la scuola come semplice scenografia, sono molto interessanti i film che tentano di metterne in luce i punti deboli e le contraddizioni spinte all'estremo; su tutti vale la pena citare Elephant di Gus Van Sant (USA, 2003) che tenta di ricostruire le fasi che precedettero la strage compiuta da due studenti della Columbine High School.

 

Spunti didattici

Il film offre moltissimi spunti didattici, anche grazie alla costruzione che unisce quattro storie parallele. Innanzi tutto, essendo la voce narrante quella di un docente, può essere molto utile per mettere a confronto diversi stili e atteggiamenti nei confronti dell'insegnamento. Altro tema ampiamente sviluppato è quello del rapporto tra professori e alunni, che si allarga fino a diventare confronto generazionale.

La scuola, come ambiente fisico che contiene le storie ma anche come istituzione educativa imperfetta, è a sua volta oggetto di approfondimento e costituisce un punto di partenza privilegiato per riflessioni in questo senso.

Infine, ma gli spunti potrebbero essere molti di più, sono ben presenti il tema dell'integrazione e quello delle famiglie disfunzionali.

 

Link di approfondimento

  • Trailer >>>
  • Filmografia sul ruolo dell'insegnante nel cinema >>>
  • Scheda del romanzo dal sito einaudi (in italiano) >>>

Marco Dalla Gassa