Harry Potter

25/08/2009 Temi Sviluppo psicologico

di David Yates

 

 

Sulla serie di romanzi di Harry Potter creata dalla scrittrice inglese J. K. Rowling è stato detto quasi tutto: da fenomeno letterario tra i più eclatanti degli ultimi decenni ben presto il ciclo è diventato un evento multimediale a tutto tondo

capace di invadere con prodotti specifici ogni segmento del vastissimo mercato dell’entertainment.
Un fenomeno che, diversamente da altri analoghi, ha ricevuto fin da subito una forte legittimazione da parte della critica, soprattutto dagli osservatori dei fenomeni giovanili, non tanto per dei meriti letterari alquanto ipotetici, quanto per la capacità di spingere – attraverso l’innegabile potenziale affabulatorio della storia – una generazione di bambini, ragazzini, adolescenti (ma anche di adulti) verso la lettura.

Una generazione cresciuta con i sette volumi della saga, usciti nell’arco di circa dieci anni, in un percorso quasi “naturale”, capace di seguire la maturazione del pubblico aggiornando a ogni nuova tappa il linguaggio, le atmosfere e gli eventi all’età del protagonista ma anche a quella dei lettori.
Un vero e proprio romanzo di formazione, Harry Potter, del tutto differente dalla pletora di storie fantasy che hanno invaso l’editoria e il cinema negli ultimi decenni: non una semplice incursione di un adolescente in un mondo fantastico o della narrazione di gesta ambientate in altre dimensioni si tratta, bensì una vicenda che, per quanto fantastica, è ambientata nel mondo contemporaneo e ha per protagonista un personaggio per il quale le avventure vissute non saranno semplicemente un bagaglio di ricordi utile in quanto insegnamento morale di stampo essenzialmente allegorico, ma di esperienze realmente provate che lo condurranno fino alle soglie della maturità e oltre.

Dieci anni sono un tempo molto lungo, almeno per l’industria dell’intrattenimento che, nel frattempo ha inondato il mercato di ogni genere di prodotto, in primis film e videogiochi ispirati alla serie. Dieci anni, tuttavia, sono un tempo molto lungo anche per un bambino: il pubblico potenziale della saga nel corso degli anni si è allargato enormemente e, se da un lato ai preadolescenti e agli adolescenti di un decennio fa si sono aggiunti coloro che al momento della pubblicazione del primo volume erano ancora troppo piccoli per poterlo leggere, a incrementare questo fenomeno ha contribuito anche il proliferare di supporti grazie ai quali è possibile venire in contatto con il maghetto.

L’ultimo episodio cinematografico della saga, Harry Potter e il Principe Mezzosangue è, al di là di qualsiasi considerazione sul valore in sé del film e sulla bontà della trasposizione delle pagine del romanzo, un prodotto concepito per un pubblico “adulto”: le atmosfere cupe del romanzo sono restituite attraverso una pletora di effetti speciali sempre più mirabolanti, a tratti il film sembra sfociare nell’horror-metafisico, la vicenda si tinge di momenti rosa quando i personaggi – ormai quasi adulti – cedono al richiamo dei sensi.
Quello che era stato concepito come un progetto narrativo a lungo termine, capace di accompagnare una generazione di lettori dall’infanzia all’età adulta seguendone con il passare del tempo la crescita, proponendo un’identificazione immediata con il protagonista, si è trasformato in un oggetto da consumare a caso, magari partendo dal videogame ispirato al quinto libro della saga o dall’ultimo episodio cinematografico, per poi risalire al primo libro della serie.
Uno scenario non nuovo, specie per chi ha meno di vent’anni ed è abituato a una fruizione randomizzata, a prodotti culturali che sono accessibili da più “piattaforme” contemporaneamente, dalla carta stampata al computer, dal cinema al dvd, ma che comunque lascia perplessi: quanti tra coloro che hanno appena incominciato a leggere il primo episodio della saga riusciranno a resistere alla tentazione di vedere al cinema il terzultimo episodio in questi giorni nelle sale?
Seguendo il filo del ragionamento si potrebbe persino affermare che, grazie all’edizione in home video dei film, sarebbe possibile saltare a piè pari la fatica della lettura dei sei tomi del ciclo per approdare subito alla visione in dvd, propedeutica rispetto a quella cinematografica del film in questi giorni nelle sale.

Ci piace, tuttavia, pensare in positivo e credere – così come è probabilmente nella realtà – che le molteplici possibilità di fruizione delle vicende di Harry Potter & co. (e le pressoché infinite combinazioni che ne derivano: cinema-dvd-libro, libro-dvd-cinema, dvd-libro-cinema e così via) riescano a spingere molti più adolescenti a leggere il romanzo di quanti non ne allontanino.

Fabrizio Colamartino

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