Giochi proibiti

24/05/2010 Tipo di risorsa Schede film Temi Bambini nei conflitti armati Titoli Rassegne filmografiche

di René Clément

(Francia, 1951)

Sinossi

Siamo in Francia, durante la seconda guerra mondiale. Una lunga colonna di civili fugge da Parigi nelle campagne, cercando scampo dai bombardamenti. Tra loro c’è Paulette, una bambina di cinque anni che, durante un raid aereo, perde entrambi i genitori. Con il suo cagnolino in braccio – anch’esso morto – la bimba si imbatte in Michel, un pastorello che la conduce alla fattoria dei propri genitori dove si trova agonizzante il maggiore dei suoi fratelli, travolto da un cavallo sbandato in seguito ai bombardamenti. Paulette non sa cosa sia la morte, non ha ricevuto un’educazione religiosa ma, ascoltando i discorsi dei genitori di Michel, decide di seppellire il suo cagnolino, e di costruire un piccolo cimitero per animali. Quando dopo pochi giorni il fratello di Michel muore, i due bambini rubano le croci dal camposanto per trasferirle nel loro piccolo cimitero. Smascherato, Michel rivelerà il luogo in cui si trovano le croci solo quando il padre prometterà di adottare Paulette. Una promessa che non sarà mantenuta, e la bambina verrà accolta in un istituto di carità.

Presentazione critica

Che idea hanno i bambini della morte? Come la immaginano? In che modo la esorcizzano? Giochi proibiti sembra voler rispondere a queste domande, più che mostrare come hanno fatto con maggiore o minore coerenza altri film girati nell’immediato dopoguerra, le conseguenze della guerra sulla vita bambini. Nel film, infatti, a parte la prima e l’ultima sequenza, il secondo conflitto mondiale resta essenzialmente sullo sfondo: lo scenario è un angolo di campagna francese risparmiato dai combattimenti e dalla distruzione, dei quali giunge soltanto un’eco lontana, e la storia narrata si concentra sulla descrizione di una piccola vicenda apparentemente insignificante. Paulette è troppo piccola per comprendere fino in fondo le conseguenze della morte dei propri genitori: questa ci viene rappresentata come anonima, improvvisa, banale e senza appello, assolutamente antiretorica, non accentuata da elementi linguistici che ne sottolineino la tragicità. Essa arriva dal cielo, da un aereo che spara indiscriminatamente su una folla inerme, è la morte così come può apparire agli occhi di un bambino, senza motivi, senza senso. E tuttavia, Clément è molto abile nel dispiegare, proprio nelle prime sequenze, una serie di elementi visivi che assumono un profondo significato metaforico: il cavallo sbandato che corre all’impazzata trascinandosi dietro il carro è un’immagine di fortissimo impatto visivo – quasi apocalittica – che riassume il dramma di un intero popolo costretto alla fuga, e che, al tempo stesso, sembra quasi avere il potere di propagare una sorta di contagio, allorquando, nella sua folle corsa, travolge il fratello di Michel che morirà, di lì a poco, a causa delle ferite riportate; il cagnolino morto che Paulette stringe ostinatamente al petto è l’unica povera cosa che la bimba può portare con sé, l’ultimo legame che impedisce una separazione dai genitori che la piccola protagonista vuole rimandare quanto più è possibile. Priva di un’educazione religiosa, troppo giovane per poter comprendere il significato dei simboli cristiani legati alla morte – i genitori di Michel sono scandalizzati che la bambina ignori il significato del crocifisso – Paulette è costretta a costruirsi una propria religiosità blasfema, diversa da quella ufficiale degli adulti, eppure infinitamente più autentica e sentita poiché originata da un bisogno profondo. La sepoltura del cagnolino assume su di sé un alto valore simbolico: la bambina decide di costruirsi un piccolo cimitero privato – dove troveranno posto gli animaletti morti, raccolti insieme a Michel durante le sue passeggiate – per mantenere almeno un tenue contatto con quel mondo dell’aldilà nel quale si trovano adesso i genitori. È un bisogno del tutto inconscio, questo, giacché, per l’intera durata del film, nessuno fa riferimento alla vita dell’anima oltre la morte del corpo: gli adulti sono troppo presi dal lavoro, dalle proprie occupazioni quotidiane, dalla contingenza del reale per poter anche soltanto immaginare la possibilità di una sopravvivenza ultraterrena. La morte del fratello di Michel, difatti, viene immediatamente dimenticata e il prodigarsi della famiglia nella cura della sua tomba è dettato unicamente dalla rivalità con gli odiati vicini, dunque da un bisogno del tutto esteriore. Il furto delle croci dal cimitero, giudicato sacrilego dagli adulti, riflette la necessità dell’uomo di elaborare i propri lutti anche attraverso un atto – quello della sepoltura – che ha un doppio significato: da una parte la negazione alla vista del disfacimento del corpo, dall’altra la possibilità di avere un luogo dove potersi ritrovare con i propri morti. Con questo film, René Clément vinse, nel 1952, il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia, e un Oscar per il miglior film straniero. Ancor oggi, a distanza di cinquant’anni, entrambi i premi ci appaiono non solo pienamente meritati, ma anche e soprattutto indicativi di una visione cinematografica del mondo dell’infanzia propria del secondo dopoguerra. Il regista riesce, come già aveva dimostrato con i suoi film precedenti, a costruire il racconto proprio attraverso il sapiente equilibrio di numerosi elementi: realismo documentaristico e rigore formale sono le due coordinate stilistiche fondamentali per mezzo delle quali Clément mette in scena questo piccolo dramma che si dipana nella sua semplicità e ingenuità al margine di una tragedia di dimensioni epocali – quale fu la seconda guerra mondiale – divenendone il simbolo, rivelandone uno degli aspetti più tremendi. Fabrizio Colamartino  

E' possibile ricercare i film attraverso il Catalogo, digitando il titolo del film nel campo di ricerca. Le schede catalografiche, oltre alla presentazione critica collegata con link multimediale, contengono il cast&credits e una sinossi. Tutti i film in catalogo possono essere richiesti in prestito alla Biblioteca Innocenti Library - Alfredo Carlo Moro (nel rispetto della normativa vigente).