Ghost world

17/07/2009 Tipo di risorsa Schede film Temi Adolescenza Sviluppo psicologico Titoli Rassegne filmografiche

di Terry Zwigoff

(USA, 2000)

Sinossi

Enid, una giovane appena diplomata in un liceo americano, si trova a dover fronteggiare la grande scelta sul suo futuro: il college o il mondo del lavoro. Enid non ha ancora le idee chiare su cosa vorrà fare da grande: trascorre le giornate con l’amica del cuore Rebecca, dimostrando la sua totale antipatia per il mondo e per le persone che la circondano e inseguendo situazioni strane e grottesche . In uno di questi momenti, le due amiche si imbattono nell’annuncio che un tal Seymour ha fatto pubblicare su un giornale nella speranza di incontrare una donna conosciuta di sfuggita qualche tempo prima. Enid e Rebecca, per divertirsi alle spalle dell’uomo, gli danno appuntamento in un locale. Seymour, però, colpisce Enid per la sua indole lontana dagli ideali di successo tipici della gente che conosce e che disprezza. Mentre Rebecca palesa l’intenzione di trovarsi un lavoro per andare a vivere da sola, Enid entra in contatto con Seymour, il quale si dimostra un personaggio con evidenti difficoltà di relazione, sprofondato nel suo mondo di vecchie passioni musicali e popolato di oggetti inutili. L’obiettivo della ragazza è quello di trovare per il suo nuovo amico una fidanzata con cui possa guarire dalla sua asocialità. Enid, sempre più in guerra con il mondo, frequenta il corso di recupero delle materie artistiche e si dimostra incapace di conservare un lavoro a causa della sua estrema e impulsiva sincerità. Intanto, la donna che Seymour cercava nell’annuncio si fa viva ed Enid lo spinge a contattarla: inizia così per Seymour un periodo apparentemente felice, che coincide, tuttavia, con un momento negativo per Enid. Ignorata da Seymour, impegnato sentimentalmente, allontanata da Rebecca, sempre più coinvolta nella ricerca di una casa in cui essere indipendente, delusa dal padre, che intende portare in casa la sua insopportabile compagna Maxine, privata della speranza di ottenere una borsa di studio e sorpresa dalla risposta del vecchio Norman (seduto costantemente in attesa di un bus soppresso da due anni), che le rivela la sua intenzione di lasciare la città, Enid è preda di un grande sconforto, da cui tenta di uscire andando a letto con Seymour. L’uomo, confuso, crede di capire che la sua storia con Dana (la donna dell’annuncio) non possa andare avanti e comincia a sperare in una relazione con Enid, la quale, sempre più dubbiosa, comincia ad evitare l’amico. Seymour cade in uno stato di profonda prostrazione a causa del quale viene ricoverato e da cui potrà tentare di uscire soltanto sottoponendosi a sedute psicoanalitiche. Enid, invece, dopo aver constatato, incredula, che il bus atteso dal vecchio Norman è finalmente passato, decide di salire sullo stesso mezzo per abbandonare la città.

Introduzione al Film

La passione per la musica e per il fumetto

Ghost World è il primo film di fiction di Terry Zwigoff, singolare personaggio nato nel Wisconsin nel 1948. Nella vita di Zwigoff il cinema è un incidente di percorso: nato come musicista, dirige il suo primo documentario nel 1986 per un bizzarro gioco del caso che lo vede entrare in possesso di un disco di uno sconosciuto bluesman di Chicago (Howard Armstrong, detto Louie Bluie) di cui tutti ignoravano l’esistenza. Zwigoff, però, non si accontenta e intende andare fino in fondo per conoscere, capire, indagare e scoprire chi sia realmente l’autore di quei dischi che così tanto lo hanno colpito. Il frutto di questa estrema curiosità è Louie Bluie, un documentario su un’eccentrica figura di virtuoso di violino e di mandolino. Alla passione per la musica si affianca quella per il fumetto, ravvisabile nel suo secondo documentario, dedicato al talento di Robert Crumb (e intitolato appunto Crumb, 1994, premiato dalla Giuria al Sundance Film Festival dell’anno successivo), disegnatore underground, autentica icona della Controcultura californiana alla fine degli anni Sessanta. Fumetto e musica (Blues, per l’esattezza) sono anche gli ingredienti dell’esordio di Zwigoff nel cinema narrativo: il mondo narrato in Ghost World è tratto dall’universo creato dalla fertile penna di Daniel Clowes, altro artista underground come Robert Crumb. Il fumetto di Clowes è trasposto in un tessuto cinematografico, ma questo non appesantisce la struttura del carattere episodico e bozzettistico che talvolta caratterizza il cinema che si appropria dei fumetti, bensì, al contrario, l’universo fittizio del fumetto serve a Zwigoff per inserire la sua narrazione in un contesto paradossale, in cui tutto sembra estremamente patinato, salvo nascondere la possibilità di reificazione in ogni più piccola situazione narrata.

Il ruolo del minore e la sua rappresentazione

L’impossibilità di adattarsi

Capelli corvini a caschetto, montatura spessa delle lenti, colori sgargianti nei vestiti: Enid è la tipica outsider anche nell’aspetto esteriore. La scuola si è conclusa con il diploma, ma il futuro si mostra quanto mai incerto, soprattutto se non si ha la minima idea di come indirizzarlo. Tutto intorno il mondo appare trasformato nei suoi caratteri essenziali: fast-food dagli interni plastificati e aggressivi, videoteche che intendono diffondere l’arte cinematografica, ma dispongono di commessi dalla gentilezza imbarazzante che confondono Otto e mezzo di Fellini con Nove settimane e mezzo, centri commerciali che proliferano in ogni angolo, ristoranti aperti con la dichiarata volontà di apparire elegantemente rétro, salvo bombardare i clienti con musica contemporanea di pessima fattura, ospedali che all’esterno si presentano come eleganti boutique. In un universo così caratterizzato, l’alienazione è il pericolo maggiore. Ma Enid non riesce proprio ad adattarsi in un mondo in cui bisogna essere sempre al passo con i tempi, in cui l’obbligo è essere produttivi, garantirsi delle certezze individuali e percorrere tragitti quasi obbligati nelle relazioni con gli altri e nella formazione personale, altrimenti si corre il rischio di rimanere estromessi per sempre. Enid affronta tutto con il suo sguardo disincantato, attraverso uno spirito particolarmente cinico nello stigmatizzare le brutture di un’umanità che pare felice nei suoi rigidi meccanismi e che invece si avvia a una deriva cui la ragazza non vuole rassegnarsi. Le risposte che fornisce sono sempre sferzanti e brutali, ma il contesto non pare farci particolarmente caso, perso com’è nella ricerca di ciò che il Sistema reputa giusto per chiunque. Tutti al college, quindi, tutti a cercare un futuro omologato che la società reputa giusto senza tema di smentita. Ma la massificazione riguarda anche le relazioni sociali: i luoghi di ritrovo sono quindi definiti a priori dal mercato e non dal bisogno individuale. Ben presto anche Rebecca, l’amica del cuore di Enid, che nelle prime scene del film appariva più cinica, beffarda e sdegnosa della compagna, si piega progressivamente ai principi di omologazione che la società impone: la volontà di trovare un lavoro a qualsiasi costo, anche non gratificante, solo per garantirsi la cifra necessaria a trovare quell’abitazione cui ambisce e che la farà sentire perfettamente inserita nella comunità che prima disprezzava, la allontanerà inesorabilmente da Enid, assolutamente refrattaria a piegarsi alle esigenze del Sistema. Enid, infatti, perde il lavoro di commessa in un fast food perché non riesce a millantare con i clienti il credito dei prodotti che serve: un tale universo di produzione e consumo può soltanto annoverarla tra le vittime o tra gli emarginati, ma mai tra i complici. La situazione, ovviamente, è estendibile a tutta la cultura americana, come nel dialogo tra Rebecca a lavoro ed Enid, sopraggiunta per farle visita, lascia supporre aldilà di qualunque evidenza: parlando di clienti, infatti, Rebecca sostiene che “alla fine ne hai fin sopra le scatole di scemi, svitati, sfigati…”, causando la risposta di Enid, che solo apparentemente può sembrare ingenua, “stai parlando degli americani?”. Se il presente non fa al caso di Enid, neppure l’illusione di affidarsi a Seymour, l’uomo che simboleggia il passato (è collezionista di dischi a 78 giri, da decenni ormai in disuso; ha la casa completamente arredata da oggetti di modernariato; è incapace di avere rapporti interpersonali nella contemporaneità) può fornirle ciò di cui ha bisogno: Seymour, infatti, è preda di un disagio altrettanto dannoso dell’alienazione derivante dal consumismo esasperato e dall’omologazione dei valori e degli obiettivi. La risposta per Enid può venire soltanto, e sorprendentemente, dal vecchio Norman che aspetta testardamente il bus alla stessa fermata non sapendo che la linea è stata soppressa da due anni: Norman incarna l’inflessibilità nell’inseguire i propri obiettivi anche oltre la logica delle cose. Quello che sembrava un anziano svanito si dimostra l’unico essere in grado di comprendere come intervenire sul contesto. Un altrove è possibile, l’importante è solo ricercarlo credendoci ciecamente, aldilà di ogni possibile e superficiale esteriorità. Giampiero Frasca    

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