La Raccomandazione del Consiglio d’Europa per garantire una piena inclusione ai bambini e agli adolescenti disabili
Il 16 ottobre 2013, il Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa adotta la Raccomandazione (2013)2[1] portando nuovamente all’attenzione degli Stati europei il cruciale tema della necessità di garantire una piena inclusione dei bambini e dei giovani con disabilità all’interno della società[2]. La raccomandazione infatti - muovendo dal presupposto che vivere una vita di qualità è un'aspirazione per tutti i bambini e i ragazzi che vivono in Europa - ricorda che lo sviluppo di abilità sociali e professionali, l’ottenimento di posti di lavoro, la costruzione di legami e il raggiungimento di una vera uguaglianza sono traguardi più difficili per i giovani con disabilità a causa delle barriere che ostacolano la loro piena partecipazione alla vita sociale e alla realizzazione del proprio potenziale. Come se non bastasse, poi, i bambini e i giovani con disabilità sono, più spesso dei loro coetanei, vittime di episodi più o meno gravi di discriminazione. In quest’ottica il Consiglio d’Europa individua alcune aree d’intervento proponendo agli Stati innanzitutto di diffondere una specifica protezione fondata sui diritti umani di tutte le persone, secondo un approccio all’insegna della disabilità, delle diversità umane e dei diritti individuali, al fine di accelerare la realizzazione- de jure e de facto - dell'uguaglianza nella società. In proposito il Comitato dei Ministri fa presente che già molti Paesi si sono impegnati per deistituzionalizzare i minori disabili anche se non sempre sono state poste in essere soluzioni di assistenza alternative valide con servizi di alloggio e di supporto davvero accessibili e ricorda che sono proprio gli studi a dimostrare che la bassa autostima e l’insufficiente educazione dei bambini piccoli sono spesso la principale causa di una futura vita di povertà e che una possibile risposta potrebbe venire proprio dal miglioramento del ruolo sociale dei bambini disabili, dall’adozione di campagne di sensibilizzazione riguardanti i loro diritti e bisogni e dall'educazione ai diritti umani.
Il Consiglio d’Europa, poi, indica agli Stati un aspetto importante ai fini del raggiungimento di una vita serena e giusta dei bambini e degli adolescenti disabili per il quale bisogna impegnarsi di più: la possibilità di permettere loro di partecipare, scegliere e decidere il più possibile in merito alla propria vita, in base alle loro capacità di sviluppo. Il Comitato su questo punto ribadisce che tale partecipazione dovrà riguardare qualsiasi aspetto della loro vita e non solo le questioni legate alla disabilità e richiederà un impegno che vede coinvolti i genitori (ma anche i tutori, gli educatori, le persone di fiducia, ed altre persone con disabilità) i quali dovranno seguire l’educazione dei bambini disabili, indirizzarli e abituarli ad una maggiore responsabilizzazione e conoscenza dei propri diritti e doveri in un linguaggio comprensibile ed adeguato all'età.
Segue, tra le aree sulle quali intervenire, quella dell’educazione scolastica inclusiva che, nonostante sia stata oggetto di numerose teorie in diversi strumenti internazionali, non ha ancora raggiunto piena attuazione ovunque in Europa. L'istruzione inclusiva è un concetto ben distinto dall'integrazione nelle scuole tradizionali: il modello di integrazione prevede che lo studente si adatti al sistema educativo, mentre nel modello inclusivo è richiesto che sia quest’ultimo ad adattarsi alle esigenze di tutti gli studenti. Si tratta evidentemente di un obiettivo non facile da realizzare perché la realizzazione di un autentico modello inclusivo di istruzione richiede un vero cambiamento di mentalità e di cultura educativa.
Il Comitato osserva che occorre un maggiore impegno dei Governi in tema di accessibilità dell'ambiente per i bambini e i giovani con disabilità e sollecita miglioramenti non solo nelle aree urbane e nelle zone rurali ma anche nei trasporti, nell’informazione e nella comunicazione, facendo attenzione al fatto che le soluzioni siano adeguate a soddisfare le loro esigenze individuali; sostenere gli obblighi giuridici internazionali finalizzati a fornire un'educazione inclusiva adatta alle esigenze individuali degli studenti con disabilità; sviluppare piani d'azione legati alla politica della deistituzionalizzazione per riformare i sistemi educativi delle scuole che dovranno essere adeguatamente finanziate per attuare i principi dell’istruzione inclusiva.
Tessa Onida
[1] Comitato dei Ministri, Raccomandazione del 16 ottobre 2013, CM/Rec(2013)2, ensuring full inclusion of children and young persons with disabilities into society.
[2] Vedi anche la Raccomandazione (2006) 51 del Comitato dei Ministri agli Stati membri, il Piano d' azione sulla disabilità 2006-2015, il piano d'azione nuova strategia e del Consiglio d'Europa per la coesione sociale, adottato dal Comitato dei Ministri nel 2010, e la strategia per i Diritti del Bambino ( 2012-2015) adottata nel 2012.
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