Después de Lucia

10/12/2012 Tipo di risorsa Schede film Temi Bullismo e cyberbullismo Titoli Rassegne filmografiche

di Michel Franco

 

Sono passati sei mesi da quando Lucia è morta in un incidente stradale: Roberto, suo marito, e Alejandra, sua figlia, cercano di superare il dolore trasferendosi in un’altra città e cercando un nuovo luogo di lavoro e una nuova scuola da frequentare. Se inizialmente la ragazza sembra integrarsi bene nel nuovo ambiente scolastico, Roberto mostra un’evidente difficoltà nel riprendere a lavorare, afflitto da una depressione che solo la presenza della figlia riesce a mitigare. Alejandra, che si dimostra molto più matura della propria età, comprende il momento difficile del padre e, anche quando incomincia ad essere vittima di atti di bullismo da parte di alcuni compagni che prendono a pretesto un video in cui è in atteggiamenti intimi con un altro coetaneo, decide di resistere all’umiliazione, alle brutalità e di tacere agli adulti la verità su ciò che sta passando. Si innesca così una spirale di violenza che vede gli aguzzini sempre più sicuri di farla franca e la vittima sempre più ripiegata su se stessa e chiusa in un enigmatico mutismo. Le umiliazioni subite da Alejandra raggiungono il culmine nel corso di un viaggio scolastico durante il quale i compagni la sottopongono a ogni genere di mortificazione, giungendo al punto di abusare sessualmente di lei. Infine, quando al termine di una notte trascorsa sulla spiaggia, Alejandra scompare in mare, la verità viene a galla tra le accuse reciproche dei compagni di classe e l’incredulità di insegnanti e genitori.

Ciò che sorprende maggiormente, e che sfugge alla comprensione soprattutto di chi non appartiene alla generazione dei coetanei della protagonista di Después de Lucia (Messico, 2012), è l'individuazione del discrimine che porta a includere o escludere un soggetto dal gruppo dei pari. Il comportamento disinibito di Alejandra non dovrebbe costituire un elemento discriminante rispetto agli altri ragazzi del gruppo, la condotta dei quali è di fatto tanto, se non più, spregiudicata e trasgressiva quanto quella della protagonista. Ciò che ieri sarebbe stato ritenuto (almeno dai coetanei di Alejandra) come un segno di libertà e di indipendenza rispetto al moralismo degli adulti, diviene, in base a una sorta di etica distorta, un marchio indelebile di sfacciataggine e impudenza, proprio agli occhi dei compagni di scuola.

La dimensione della classe e del gruppo di pari – che in un primo momento sembra accogliere a braccia aperte la ragazza – si mostra per quello che è: un microcosmo animato e dominato da una logica di inclusione/esclusione che agisce casualmente, senza di fatto scegliere le proprie vittime in base a determinate caratteristiche etniche, sociali, fisiche o a comportamenti particolari, ma solo a partire dalla necessità di individuarsi in quanto gruppo proprio attraverso l’esclusione, l’umiliazione e la sottomissione di un individuo al quale si vuole guardare come a un diverso, dunque un sistema autosufficiente che trova la propria ragion d’essere soltanto nella sofferenza altrui.

A essere punita, in definitiva, è l’ingenuità e la remissività con cui Alejandra (interpretata ottimamente dalla giovanissima Tessa Ia) accetta l’esito dei propri atti (allo stesso modo in cui riconosce di fronte al padre di aver fumato alcuni spinelli durante le vacanze estive dicendosi pronta a pagarne le conseguenze), l’apparente serenità con cui accetta gli effetti del proprio comportamento, il giudizio degli amici, lo sguardo degli altri. “Omnia munda mundis” (Tutto è puro per i puri) si diceva un tempo, e forse è proprio la purezza d’animo della protagonista, consapevole di non aver nuociuto a nessuno se non a se stessa, alla propria immagine di ragazzina acqua e sapone che tutti sembravano tanto apprezzare, a creare scandalo nei propri compagni di scuola. È la capacità di accettare, senza trucchi e sotterfugi, la responsabilità delle proprie scelte che fa apparire Alejandra molto più matura degli altri, una piccola adulta in un universo popolato da ragazzini annoiati e invidiosi.

Dunque è forse proprio questo l’elemento che discrimina Alejandra, non solo verso i suoi compagni ma anche nei confronti dei grandi. In un mondo di adolescenti indifferenti alla sofferenza altrui e soprattutto di adulti incapaci di ascoltare e interpretare i sintomi del disagio, una ragazza pronta a pagare in prima persona per i propri errori, convinta di poter superare un momento di crisi autonomamente, è un elemento che destabilizza un sistema basato sull’omertà, l’indifferenza e la connivenza, interessato solo a perpetuare se stesso senza alcuna speranza di un cambiamento.

Del resto, il lutto che ha colpito la sua famiglia ha fatto maturare in fretta Alejandra che, ben presto, ha compreso di dover aiutare il padre a superare il difficile momento della perdita mettendo da parte, oltre al proprio dolore, anche i problemi, le difficoltà incontrate nei rapporti con i compagni, sottovalutandone la portata, ritenendosi in grado di fronteggiare in solitudine i loro comportamenti vessatori. La ragazza ha un atteggiamento fin troppo protettivo verso il padre che, dal canto suo, mostra quanto sia difficile riprendere a vivere normalmente, malgrado la scelta di ricominciare tutto daccapo in un’altra città. Il rapporto tra Roberto e Alejandra, per come ci viene mostrato, potrebbe essere scambiato per quello di una normale coppia di coniugi, fatto com’è di accudimento ma anche e soprattutto di ascolto reciproco: una relazione alla pari nella quale, lungi dal confondersi, i ruoli paterno e filiale, si completano a vicenda, armoniosamente.

Ciò che Alejandra riesce a disinnescare, dunque, è il rapporto di dipendenza dei propri coetanei rispetto al mondo degli adulti, un rapporto basato nella quotidianità sulla reciproca indifferenza ma che, nei momenti di crisi, si afferma per quello che è: una relazione fondata sull’autoritarismo di facciata degli adulti e sull’apparente sottomissione da parte dei ragazzi. Ciò che manca, a livello familiare ma anche e soprattutto scolastico, è la capacità di osservare le situazioni e di gestire i conflitti prima che questi sfocino apertamente in una crisi, di instaurare un vero e proprio dialogo tra studenti, famiglie e insegnanti che superi il gioco delle parti su cui invece sembra basarsi il rapporto tra adolescenti e adulti.

Lo stile della narrazione di Después de Lucia, diretto dal giovane regista Michel Franco ,vincitore del premio della giuria per la sezione Un Certain Regard all’ultimo festival di Cannes, è ellittico, allusivo, disseminato di piccoli indizi sottotraccia capaci di creare con sapienza una tensione che progressivamente sfocia nella violenza di una serie di gesti eclatanti. Alle inquadrature fisse, che lasciano agghiacciati per l’apparente imperturbabilità con cui colgono la violenza dei gesti e l’indifferenza dell’atteggiamento dei compagni di Alejandra, si accompagna la scelta, impeccabile sotto il profilo formale, di riprendere le dinamiche interne alla classe attraverso un punto di vista che lascia sempre fuori campo gli insegnanti, relegati in uno spazio assente dalla rappresentazione, in un punto cieco della messa in scena che dice sui ruoli e sulle responsabilità interne alla vicenda molto di più di mille dialoghi e spiegazioni.

Después de Lucia verrà presentato in anteprima italiana all’interno della prossima edizione del Sottodiciotto Film Festival (Torino 6 – 15 dicembre 2012) nel corso di una proiezione speciale del ciclo TeenVision organizzata in collaborazione con il Centro Nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza. TeenVision è da alcuni anni il laboratorio di partecipazione e protagonismo giovanile pensato dall’Aiace Torino e dai Servizi Educativi della città per coinvolgere adolescenti e giovani nell’organizzazione del Festival Sottodiciotto. Per la realizzazione della sezione TeenVision – che occupa tutti i pomeriggi del festival – vengono annualmente coinvolti in maniera attiva oltre 200 ragazzi del territorio torinese di età compresa tra i 16 e i 20 anni, cui viene chiesto di collaborare con lo staff nella fase progettuale, logistica e organizzativa, al fine di creare un programma pensato dai giovani e rivolto ai giovani. L’idea è che gli appuntamenti di TeenVision siano una sorta di sguardo under20 del Sottodiciotto, nati con l'obiettivo di costituire un vero e proprio ponte tra la visione "accompagnata" del programma indirizzato alle scuole (al mattino) e quella "indipendente" degli spettatori autonomi (alla sera). Il gruppo di lavoro di TeenVision ha chiesto al Centro Nazionale di partecipare, in qualità di storico collaboratore del festival, ad un pomeriggio dedicato ai temi del bullismo e delle discriminazioni, accompagnando la presentazione del Progetto internazionale NISO - Fighting Homophobia Through Active Citizenship and Media Education (progetto coordinato dalla Provincia di Roma e finanziato dal Directorate Fundamental Rights and Citizenship – DG Justice, finalizzato a combattere l'omofobia nelle scuole e nei mass media), nonché la visione di sei cortometraggi sul tema del bullismo realizzati dagli studenti di tre licei romani.

 

Fabrizio Colamartino