Curioso come George

13/07/2010 Tipo di risorsa Schede film Temi Adozione Titoli Rassegne filmografiche

di Matthew O'Callaghan

(USA, 2006)

Sinossi

Ted lavora come guida al Museo Bloomsberry. Anche davanti a una classe di scolari annoiati, ha l’entusiasmo di sempre. Ad ascoltarlo con attenzione c’è solo la maestra Maggie che è da sempre una delle sue più grandi ammiratrici. Il posto però è ormai prossimo alla chiusura e il proprietario, il signor Bloomsberry, si sta rassegnando controvoglia alla situazione. Suo figlio invece, che non ha mai visto di buon occhio Ted, è molto contento e progetta di costruire un enorme parcheggio di automobili una volta che il museo sarà demolito. Bloomsberry cerca così di giocarsi l’ultima carta e mostra a Ted il suo diario segreto dove c’è una mappa per arrivare a un luogo sperduto della tribù africana degli Zagawa. Lì si trova il loro idolo gigante. Se Ted riuscirà a portare questo prezioso oggetto al museo, la chiusura sarà evitata. La guida così va a comprare l’equipaggiamento e il cappello adatti, tra cui un completo da safari giallo con cappello abbinato. Nel frattempo il figlio di Bloomsberry cerca di sabotare la spedizione strappando delle pagine importanti dal diario del padre. Arrivato nella giungla, Ted viene a contatto con una scimmietta che vuole sempre giocare con lui e tra loro nasce un’amicizia. Poi trova l’idolo ma scopre che non è affatto gigante. Avvilito, manda una foto della sua scoperta a Bloomsberry che, vedendola, crede che quello sia il tanto sospirato oggetto e organizza così una grande conferenza stampa. Nel frattempo Ted sta per lasciare l’Africa e il suo nuovo amico lo segue nascondendosi nella nave. Tornato nella grande città, gliene succedono di tutti i colori: verrà infatti sfrattato dal suo appartamento e licenziato dal museo, una volta scoperto da Blomsberry l’equivoco dell’idolo. Pensa così che la scimmia, che ha chiamato George, sia la responsabile di tutti i problemi e decide di liberarsene contattando un agente del controllo animali. Ben presto però si rende conto quanto gli manca e cerca di mettersi sulle sue tracce. Sarà poi proprio George ad aiutarlo a trovare l’idolo gigante degli Zagawa.

Introduzione al Film

Alla vecchia maniera

Alla base di Curioso come George (Curious George, USA, 2006) c’è il personaggio della popolare scimmia dei libri per bambini creata da H.A. e Margret Rey all’inizio nel 1941. Anzi, originariamente questa figura dalla curiosità insaziabile che si metteva sempre nei guai, era al centro anche del loro primo testo illustrato per l’infanzia pubblicato nel 1939 a Parigi e si chiamava Fifi. H.A. si occupava delle illustrazioni mentre Margret lavorava ai testi e allo sviluppo della trama. Quando i nazisti, nel maggio 1940, avanzarono verso la metropoli transalpina, i due coniugi, entrambi ebrei-tedeschi, dovettero trasferirsi negli Stati Uniti. Lì, grazie a un editore, all’inizio degli anni Quaranta hanno continuato a pubblicare le avventure della celebre scimmia che nel frattempo ha cambiato nome ed è stata chiamata George. Il progetto cinematografico ha avuto una lunga gestazione fino a quando è diventato concreto grazie alla Universal e alla Imagine Entertainment. Tra i produttori del film c’è anche Ron Howard, famoso per aver diretto film come Cocoon, l’energia dell’universo (Cocoon, USA, 1985) e Apollo 13 (id., USA, 1995). Il regista è invece Matthew O’ Callaghan, che nel corso degli anni ha ricoperto diverse mansioni tra cui, per esempio, animatore e sceneggiatore di Basil l’investigatopo (The Great Mouse Detective, USA, 1986) di Ron Clements, Burny Mattinson, Dave Michener e John Musker e supervisore degli effetti speciali per Mission to Mars – Alle origini della vita ai confini dell’ignoto (Mission to Mars, USA, 2000) di Brian De Palma, oltre ad aver diretto Topolino strepitoso Natale (Mickey’s Twice Upon a Christmas, USA, 2004) assieme a Theresa Cullen che non solo ha presentato il primo Topolino tutto computerizzato ma anche celebri personaggi della Disney come Paperino, Minnie, Pippo e Pluto. Lo spirito di questo cartoon è voluto restare fedele alle illustrazioni del libro che l’ha ispirato. Viene, infatti, utilizzata una grafica semplice ma molto funzionale che appare molto e simile a molti film d’animazione degli anni Quaranta. Non a caso la pellicola è realizzata in 2D proprio per mantenerne intatto lo spirito, le tonalità cromatiche utilizzate sullo sfondo sono neutre (la città, il museo) mentre alcuni dettagli sono resi con colori accesi come, per esempio, il vestito e soprattutto il cappello giallo di Ted o la lingua verde. Una delle caratteristiche del film è anche il suo ritmo elevato, tipico dei film d’avventura. La vicenda di si svolge tra la città e la tribù africana e questa contrapposizione di spazi geografici permette di mettere in evidenza una varietà di soluzioni differenti non solo da un punto di vista grafico ma soprattutto narrativo. Lo stesso personaggio di Ted potrebbe ricordare quello dell’archeologo Indiana Jones, protagonista delle tetralogia di Steven Spielberg in cui, sia pure in modo molto più attenuato, c’è un’incosciente curiosità verso l’ignoto. Inoltre alcune immagini danno quella sensazione di continuo movimento propria del genere come, per esempio, l’inquadratura dall’alto dai grattacieli, simile a quelle di Spider-Man (id., USA, 2002) di Sam Raimi. L’ultimo aspetto riguarda gli attori che hanno partecipato al film. Le caratteristiche di alcuni loro ruoli si allineano, infatti, alle caratteristiche dei protagonisti, come la comicità stralunata di Will Ferrell per Ted, l’aria da sognatrice romantica di Drew Barrymore per la maestra Maggie e quella un po’ bisbetica di Joan Plowright per la cantante d’opera.

Il ruolo del minore e la sua rappresentazione

Una metafora per l’adozione

Il personaggio della scimmietta George possiede una predisposizione al gioco e un’innata allegria. Ciò è evidente sin dal primo incontro con Ted quando vuole giocare a “bu-bu-settete” e con il suo cappello; vede infatti in lui la possibilità di evadere da un luogo che ormai sembra stargli stretto (la giungla africana) per confrontarsi con la nuova realtà metropolitana. Crede così di trovare nell’uomo col vestito e il cappello giallo la persona che si può occupare di lui. Prima di quel momento, il fatto di essere cresciuto autonomo e libero, non gli ha impedito comunque di avere un’enorme curiosità per mondi e realtà diverse. E una volta che ci si confronta, si nota subito come l’attitudine ludica, lo stupore e la sua meraviglia quando guarda le cose come se fosse per la prima volta e l’incoscienza dei pericoli che corre, lo rendono molto simile a un bambino di circa due anni. In George, infatti, si confondono il coraggio con la mancata consapevolezza del rischio. Al tempo stesso però ha bisogno di avere un contatto fisico con tutto ciò che si trova davanti a lui: la carta igienica, il pesce dell’acquario, la vernice che viene gettata nella vasca della cantante d’opera e i palloncini che lo fanno volare in aria anticipando forse una soluzione visiva e narrativa presente nel recente cartoon della Pixar Up (id., USA, 2009) di Pete Docter e Bob Peterson. Il suo personaggio possiede anche quelle caratteristiche proprie di alcuni dei protagonisti di certi film d’animazione apparendo quasi un incrocio di due eroi della Disney come Bambi e Peter Pan; di quest’ultimo pare avere la stessa predisposizione a volare come si vede in una scena. Però George è anche una figura – che nell’analisi di Curioso come George appare immediato associarlo ad un minore – alla ricerca di affetto e questo si può vedere quando si aggrappa alle gambe di Ted. Molto probabilmente vede in lui una specie di genitore adottivo (un ruolo simile potrebbe essere già incluso nel rapporto creato dai libri per bambini dei coniugi Rey) e, da questo punto di vista, la guida del museo Bloomsberry può essere associata a quei personaggi tipici di quei bambini dell’orfanotrofio che si scelgono il proprio genitore, quindi la propria famiglia. Oltre all’allegria però in George c’è anche la tristezza. Dal momento in cui viene catturato dall’accalappiacani e imbarcato per l’Africa, c’è in lui tutta la sofferenza e il dolore per il distacco e la separazione. In quel preciso momento potrebbe apparire come una sorta di versione animata dell’Oliver Twist di Charles Dickens. Lo stesso Ted però si rende conto del senso di vuoto causato dall’assenza della scimmietta dopo che, dal suo ritorno dall’Africa, le aveva riempito la propria esistenza. Proprio quando non c’è più, si rende conto che ha perso un pezzo della sua nuova vita, in altre parole, un figlio adottivo. Ed è per questo che si mette alla sua ricerca.

Riferimenti ad altre pellicole e spunti didattici

Curioso come George è da consigliare, senza dubbio, agli studenti delle elementari e delle medie inferiori proprio per la capacità di creare un divertimento immediato ma anche di dar modo agli alunni di affezionarsi all’umanità dei personaggi. Per quanto riguarda la rappresentazione della giungla, il paragone più immediato può essere con Il libro della giungla (The Jungle Book, USA, 1967) di Wolfgang Reitherman. Il destino di George nella grande città però è anche simile ai quattro animali che vanno via dallo zoo e girano per la grande città di Madagascar (id, USA, 2005) di Eric Darnell e Tom McGrath. C’è poi un’immagine in cui la figura di George viene ingrandita e la sua visione semina il panico tra gli automobilisti e crea lo stesso spavento di King Kong. Infine, la rappresentazione del museo Bloomsberry, che era prossimo alla chiusura prima del ritrovamento dell’idolo gigante, possiede lo stesso fascino decadente di quello di Una notte al museo (Night at the Museum, USA, 2006) e Una notte al museo 2 – La fuga (Night at the Museum: Battle of the Smithsonian, USA, 2009), entrambi diretti da Shawn Levy, per il modo in cui s’incrociano commedia e avventura.  

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