Cronaca familiare

08/04/2010 Tipo di risorsa Schede film Temi Relazioni familiari Adozione Titoli Rassegne filmografiche

di Valerio Zurlini

(Italia, 1962)

Sinossi

Roma, 1945. Enrico riceve da Firenze la telefonata che gli annuncia la morte del fratello Lorenzo. La notizia offre all’uomo il pretesto per ripensare all’intero e difficile rapporto vissuto nei confronti del più giovane congiunto, fin da quando, nel 1918, subito dopo la morte della madre, scomparsa in seguito alle complicazioni subentrate dopo il secondo parto, Lorenzo fu dato in adozione ai benestanti Salocchi, i quali gli diedero un’infanzia agiata e una educazione. I fratelli, separati dall’adozione, si ricongiungono poi diciassette anni dopo, incontrandosi per caso in una sala da tennis da tavolo. La combinazione permette ai due, dapprima diffidenti (soprattutto Enrico), di stringere un rapporto sempre più stretto destinato però a concludersi con il definitivo distacco.

Presentazione critica

Nel film di Zurlini, tratto dal romanzo di Vasco Pratolini (pubblicato nel 1945), l’infanzia, narrata con toni patetici e distaccati, offre al tema dell’amore fraterno il motivo fondante attorno al quale ruota l’intera vicenda che vede per protagonisti i due personaggi di Enrico e Lorenzo. Infatti, il periodo di fanciullezza dei due fratelli si risolve all’interno della pellicola in alcune scene che nascono dal flashback di Enrico, il quale diventa sia il personaggio che rivive i periodi passati, sia il mezzo di cui si serve concretamente la narrazione per procedere nel racconto. Il rapporto tra i due, nonostante Lorenzo non abbia la possibilità di comprendere la situazione perché appena nato, appare subito di natura conflittuale, caratterizzato da antitesi marcate che pongono aprioristicamente una barriera, che soltanto in seguito, grazie alla reciproca ed approfondita conoscenza, verrà inesorabilmente e dolorosamente abbattuta. La famiglia Salocchi è di nobile estrazione, ben educata, abbiente e fin troppo attenta alle apparenze (il vero nome del bambino, Dino, viene mutato in Lorenzo perché ritenuto particolarmente volgare), mentre le origini di Enrico e dello stesso Lorenzo, nonostante la fierezza mostrata, sono di tutt’altra levatura economica e sociale (al punto che una vicina di casa, visti ritornare Enrico e la nonna, dopo aver lasciato definitivamente Lorenzo alle cure della sua nuova famiglia, avanza il maligno sospetto che l’adozione sia stata una fortuna per il neonato). Alla base della supposta discordanza tra i due c’è il sotterraneo rancore che Enrico prova nei confronti del fratello, perché ritenuto responsabile della morte della madre. Tale presunta colpa, come sostiene lo stesso personaggio di Enrico nel film, “gli impediva di volergli bene” e faceva in modo che il fratello minore fosse ritenuto “morto con la madre”. Tale cieco ed immotivato livore è però pronto a ribaltarsi e a tramutarsi nel sentimento contrario a mano a mano che Enrico e Lorenzo, dopo essersi rincontrati, cominciano a conoscersi: a prevalere è la stessa origine, lo stesso sangue, il contatto di due corpi che cominciano a sentire l’unica e sfortunata discendenza, esemplarmente riunito nella presenza di una nonna alla quale, data la profonda diversità dei caratteri e dell’educazione ricevuta, i due si rivolgono con diverse modalità (Lorenzo usa la forma di cortesia dandole “del lei”). Le differenze di personalità e di educazione tra i due fratelli riescono soltanto, tuttavia, ad operare differenze sul piano comportamentale, epidermico, ma non relativamente al livello affettivo, pronto ad approfondirsi nel momento del dolore e della sofferenza che prelude al distacco definitivo, quello in cui il sangue può soltanto rendere più acuto la disperazione ed il rammarico per i momenti persi precedentemente. Un legame che si fa via via sempre più profondo, ma destinato all’inesorabilità del distacco ultimo, quello a cui non si può porre assolutamente rimedio. E il legame spezzato tra i due fratelli si ricongiunge idealmente al rapporto materno interrotto in tenera età, per un ricongiungimento, quello tra Enrico e Lorenzo, che si ciba costantemente dell’evocazione dell’immagine della madre, nel tentativo di colmare circolarmente un vuoto infantile che l’incontro fraterno ha reso meno duro soltanto per un breve ma decisivo attimo.

 

Giampiero Frasca