Contesto e relazioni: educatrici e genitori nei nidi pistoiesi

Negli ultimi decenni la storia dei servizi per la prima infanzia ha raggiunto livelli qualitativi elevati, rispondenti ai bisogni delle famiglie. Questi servizi sono oggi intesi come spazi di relazione e di incontro tra adulti e bambini e non più luoghi assistenziali destinati alla custodia dei piccolissimi, perciò, rispetto al passato, sono cambiate molte cose: dall’idea di bambino e di famiglia al ruolo dei professionisti dell’educazione. Grazie al lavoro maturato sul campo, teso a promuovere il benessere e lo sviluppo armonico del bambino, le educatrici hanno costruito un proprio profilo professionale basato su nuove e  diverse competenze, tra le quali quella relazionale ricopre un ruolo di primaria importanza.

Il testo dà voce a questo cambiamento mettendo in risalto la florida situazione che contraddistingue  una realtà toscana, quella Pistoiese, conosciuta a livello nazionale e internazionale per gli ottimi risultati raggiunti in campo  educativo grazie alla sinergia del lavoro di più persone: i funzionari dell’Amministrazione Comunale, che hanno dimostrato  negli anni di essere al passo con i tempi e di possedere una spiccata capacità di governo impegnandosi nello sviluppo dei servizi educativi; il personale educativo, protagonista attivo che si è impegnato a far crescere i servizi; la comunità locale, che ha sempre creduto nell’utilità di tali servizi sia a livello educativo che sociale. Si tratta di un lungo cammino che dura da quasi trentacinque anni e che sta proseguendo, anno dopo anno, sulla strada della qualità pedagogica e dell’attenzione per il bambino, tanto che alcuni studiosi parlano di “pedagogia del buon gusto”.

La ricerca, svolta da Tania Terlizzi e Nima Sharmahd, ha l’obiettivo di delineare la percezione che le educatrici di Pistoia hanno del proprio ruolo professionale e di indagare sulla relazione che le lega alle famiglie dei piccoli di cui si prendono cura. La prospettiva metodologica adottata è bidirezionale, orientata in senso quantitativo e qualitativo, infatti è stato utilizzato un questionario e sono state realizzate alcune interviste semistrutturate, sia con i genitori che con le educatrici, in modo da cogliere in profondità la loro idea in merito. Dall’analisi dei risultati emerge in modo chiaro che le educatrici credono nel proprio mestiere, un lavoro contraddistinto da percorsi di apprendimento specifici  e da competenze educative non riconducibili a doti innate. Per quanto riguarda la relazione nido-famiglie si coglie un positivo senso di partecipazione sia da parte delle educatrici che dei genitori: le prime promuovono quotidianamente la partecipazione dei genitori alla vita del nido; i secondi collaborano dimostrando interesse ed entusiasmo, rinnovando così il tessuto delle proprie relazioni personali. In questo modo, come sostengono le due autrici, la partecipazione non è solo parte integrante del progetto educativo ma è essa stessa parte educativa:  è un dare e un ricevere allo stesso tempo, infatti i servizi educativi possono fare molto per le famiglie e queste ultime possono fare molto per i primi. 

L’esperienza di Pistoia, uno dei tanti esempi che costituiscono il panorama dei servizi per l’infanzia del nostro Paese, appare utile per stimolare e sviluppare dimensioni di scambio e confronto con altre realtà presenti sul territorio italiano. Per questo motivo il testo si rivolge soprattutto alle educatrici di asilo nido e a tutte le persone che lavorano nei servizi per l’infanzia e si occupano di bambini.

 

Nima Sharmahd, Tania Terlizzi, Contesto e relazioni: educatrici e genitori nei nidi pistoiesi, Azzano San Paolo, Edizioni Junior,  2011.

 

Tutte le proposte di lettura sono pubblicate anche nella rivista  Rassegna bibliografica: infanzia e adolescenza