Arizona Junior

12/07/2010 Tipo di risorsa Schede film Temi Infanzia Famiglie Titoli Rassegne filmografiche

di Joel Coen

(USA, 1987)

Sinossi

  Herbert “H” I. McDunnough è un criminale di mezza tacca che spende la sua vita entrando e uscendo continuamente di prigione: un giorno decide di dare una svolta agli eventi e sposa Edwina, una poliziotta che ha conosciuto in galera. I due vanno a vivere insieme, ma la loro voglia di avere un figlio è compromessa dalla scoperta che Edwina è sterile. Quando poi apprendono che Nathan Arizona, il più grande venditore di mobili del Sud, di figli ne avuti addirittura cinque, i due decidono di rubargliene uno, per coronare il loro sogno. In questo modo finiscono per formare una vera e propria famiglia, ma i guai sono in arrivo: Gale e Evelle Snoats, due ex compagni di galera di Herbert, sono evasi e si stabiliscono a casa del loro amico; Arizona, dal canto suo, offre una ricompensa per chiunque gli ritrovi il figlio scomparso e all’appello risponde il truce cacciatore di taglie Leonard Smalls, che intende punire i rapitori e vendere poi il bambino al miglior offerente. Quando poi Herbert perde il lavoro per aver aggredito il suo capo, reo di aver fatto proposte sconvenienti su Edwina, viene assalito dalla tentazione di tornare a percorrere le strade del crimine, pur di mantenere la famiglia. Le cose si complicano quando Gale e Evelle, scoperta la vera identità del bambino, lo rapiscono per riportarlo al padre, salvo poi decidere di tenerselo. Alla fine Herbert imparerà ad affrontare i pericoli e restituirà il piccolo alla sua famiglia, recuperando nel frattempo il rapporto con Edwina, logorato dalle avversità.

Presentazione Critica

Rinascita di un cinema (e di una realtà) La filmografia dei fratelli Joel e Ethan Coen (rispettivamente regista e produttore ed entrambi sceneggiatori di quasi tutti i film firmati dal primo) trova in questa pellicola uno dei suoi punti d’origine, capace di sintetizzare in maniera efficace un’intera idea di cinema: a una vena satirica abbastanza evidente, si accompagna infatti una ricognizione teorica sui generi americani, rivisitati e passati in rassegna in una struttura che non si contenta mai delle singole gag, ma mira piuttosto ad accumularne continuamente di nuove, donando al tutto un ritmo vorticoso. In questo non è esente da meriti il trascorso dei due fratelli (Joel in particolare) con il regista Sam Raimi: si veda a tal proposito La casa (Evil Dead, 1982) e, soprattutto, il dimenticato I due criminali più pazzi del mondo (Crimewave, 1985). La fluidità dei movimenti di macchina e l’uso espressivo del colore, unitamente a un montaggio che spesso isola singole azioni in una sola inquadratura, dona all’insieme un look a metà strada tra il fumetto e il cartoon irriverente alla Tex Avery. Sicché nel film troviamo miscelati sapientemente la commedia familiare, il road movie, il film carcerario, il western e, soprattutto, il film di un sottogenere che si potrebbe definire “post-atomico” sulla scia di Interceptor il guerriero della strada (Mad Max 2, 1981) di George Miller, quanto mai evidente nella figura del cacciatore di taglie Leonard Small, sorta di iperbolica “risposta” all’antieroe di Mel Gibson. Questo approccio cinefilo è, in realtà, perfettamente contestuale alla vena satirica che il progetto persegue, poiché l’idea che si vuole trasmettere è quella di una realtà impazzita e fuori registro, dove il grottesco serve a svelare le contraddizioni del presente e a metterle alla berlina, donando al tutto la caratura di commedia dell’assurdo. Va detto, tuttavia, che il film non perde mai il contatto con la realtà cui si riferisce, nonostante le derivazioni cinefile descrivano un universo autosufficiente. Siamo infatti nell’America degli anni Ottanta, segnata dalla forbice sociale divaricata in ragione della “Reaganomics”, la politica economica del presidente Ronald Reagan (chiamato in causa esplicitamente): un modello di vita che ha creato grosse disparità economiche fra ricchi e poveri, ben sintetizzate dalla dicotomia tra l’opulenta vita di Nathan Arizona e la magra esistenza condotta da Herbert e Edwina. Se il primo è circondato dal lusso e si staglia come l’emblema di una famiglia benestante, perfettamente inserito nel tessuto economico del paese, gratificato da ben cinque figli ed esaltato dai media, che ne fanno un vero e proprio personaggio pubblico, i due protagonisti appaiono invece fuori contesto: come se non fosse già abbastanza anomalo il matrimonio fra un ex galeotto e una ex poliziotta, i due sono infatti vessati da colleghi e amici, che riversano le proprie manie sulle loro vite. La possibilità di avere un figlio viene quindi vista dai due come l’unica via per una simbolica rinascita, che tuttavia viene loro costantemente negata: interessante in questo senso l’alternanza tra il rapimento del bambino e l’evasione di Gale ed Evelle che, con l’uscita dei due dal fango, appare proprio come una oscena parodia del parto. Quello che dovrebbe diventare il momento della rinascita, per Herbert e Edwina, si caratterizza invece come il momento in cui “nascono” i veri problemi e la vita arriva a esigere il suo tributo, mettendo seriamente alla prova i due sposi, che a questo punto potranno soltanto soccombere o trovare la loro via di salvezza verso l’equilibrio.

Il ruolo del minore e la sua rappresentazione

Recuperare l’umanesimo Nell’economia del discorso, il bambino diventa quindi un elemento puramente strumentale a una rappresentazione satirica del mondo: non un personaggio, ma piuttosto un vero e proprio “terreno di conquista”, che dice bene della mancanza di umanesimo alla base della spregiudicata politica economica dell’epoca reaganiana. I personaggi quindi agiscono in funzione del bambino, che diventa lo snodo delle rispettive vite: per Herbert e Edwina è la chiave che potrebbe portare equilibrio nelle loro esistenze scombinate; per Nathan Arizona è un elemento d’ostentazione della propria opulenza; per Gale ed Evelle rappresenta la possibilità per arricchirsi riscuotendo la ricompensa promessa da Nathan; per Smalls, infine, è un elemento il cui “prezzo” dovrà essere determinato dal mercato. Quella di Smalls è probabilmente la figura più interessante del quadro, poiché il suo fare riferimento al genere post-atomico sintetizza l’idea di una umanità che ha superato il punto di non ritorno e non ha rispetto per nessuno, tanto da considerare ogni cosa e ogni vita come semplice merce di scambio. Fulcro del racconto sono comunque Herbert e Edwina: nel grande meccanismo comico-spettacolare messo in piedi dal film, infatti, non manca un’acuta riflessione sul significato che il bambino assume per i due. L’idea di fondo degli sposini è in effetti alquanto ingenua: un figlio come panacea di tutti i loro problemi, come pretesto per rimuovere le rispettive manchevolezze, cullandosi nell’idea della famiglia felice, che li renderebbe meno decontestualizzati rispetto alla realtà e più vicini al modello vincente incarnato da Arizona. Invece i continui problemi dovuti all’intrusione dei vari personaggi che si presentano dopo l’arrivo del bambino, mettono i due di fronte alle loro mancanze: Herbert è un uomo indeciso e goffo, incapace di prendere la giusta decisione, che reagisce nei modi sbagliati (anche quando è in buona fede: perde il lavoro per una reazione eccessiva nei confronti del suo capo) ed è tormentato dalla decisione di tornare a una vita criminale. Edwina, dal canto suo, pare avere le idee più chiare, ma in realtà non è esente dalla colpa generale della coppia, segnata da un eccessivo egoismo e dal bisogno di avere un figlio a tutti i costi, anche sottraendolo a un’altra famiglia. Proprio questa è la lezione che i due apprendono nel bel finale, in cui Herbert, rimasto solo con i suoi pensieri, si sorprende di non essere più interessato ad avere un figlio, ma piuttosto a quale sarà il futuro di Nathan Arizona Jr, quali i suoi possibili progressi negli anni a venire. Ed è questo il momento in cui quel bambino che per tutto il film è stato solo uno strumento conteso da varie fazioni, diventa una persona per cui preoccuparsi, una figura reale. Il che segna la maturazione del protagonista e, con lui, quella della coppia, che ha saggiamente deciso di restituire il bambino ai suoi legittimi genitori, senza imbrogli (i due rifiutano la ricompensa), per ricominciare veramente daccapo.

Riferimento ad altre pellicole e spunti didattici

Arizona Junior si iscrive in un minifilone che, alla fine degli anni Ottanta, sfruttava il genere della commedia per indagare sui mutamenti sociali nell’America capitalista: in questo senso è interessante intrecciare i temi del film di Joel Coen con quelli offerti dai contemporanei Baby Boom (id. 1987) di Charles Shyer e Tre scapoli e un bebé (Three Man and a Baby, 1987) di Leonard Nimoy, rispettivamente incentrati sui problemi che si ritrovano ad avere una donna in carriera e tre dongiovanni alle prese con dei neonati. Un altro percorso interessante riguarda invece il filone dei “citazionisti”, ovvero di quei nuovi autori che hanno compiuto un consapevole lavoro di ricerca, ricontestualizzazione e analisi sui generi. In questo senso il lavoro dei Coen va accostato, oltre ai già citati film di Sam Raimi, anche a quello di registi come Quentin Tarantino (si veda in particolare Kill Bill, del 2003) o di Paul Thomas Anderson (Magnolia, 1999). Massimo Causo  

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