Alambrado

di Marco Bechis

(Italia/Argentina, 1991)

SINOSSI

Eva e Juan sono i due figli adolescenti di Harvey Logan, uno scorbutico colono inglese che da anni vive in Patagonia. Eva, ribelle e spregiudicata, sogna di fuggire a Parigi; l'unica ambizione di Juan, timido e insicuro, è invece quella di partecipare a un quiz televisivo. A turbare la vita monotona della famiglia arriva dall'Inghilterra Mr. Wilson, rappresentante di una multinazionale che vuole acquistare i terreni su cui sorge la casa di Logan, una zona semidesertica battuta implacabilmente da violente raffiche di vento. Il colono, tuttavia, non ha nessuna intenzione di vendere, e per questo incomincia a recintare la proprietà. Eva, intanto, fa di tutto per convincere Wilson a condurla via di lì, provocando la gelosia del fratello. Logan, però, muore di infarto e Juan ed Eva tentano di tenere nascosto l'accaduto occultandone il corpo. Proprio quando acconsente a portare Eva con sé, Wilson viene ucciso da Juan, ignaro che proprio il suo rivale gli stesse portando la notizia della tanto agognata convocazione al quiz.

PRESENTAZIONE CRITICA

La famiglia Logan, il cui precario equilibrio è retto da una serie di rapporti viziati, è un nucleo compatto all'interno del quale ciascuno dei suoi membri interpreta un ruolo speculare e complementare rispetto a quello degli altri. Harvey, figlio dei primi coloni inglesi giunti in quella terra di frontiera, ha un legame ancestrale - che ha il sapore di una vera e propria maledizione - con la propria terra, un legame che lo spinge, pur di rimanervi, a disfarsi di qualunque cosa possa ancora ricordargli le proprie lontane origini (si reca periodicamente in città per vendere quadri e suppellettili portati lì dall'Inghilterra da suo padre). Juan, dal canto suo, non può e non vuole porsi domande su cosa ci sia oltre quel lembo di terra sospesa tra cielo e mare che suo padre si ostina a difendere sprezzando le offerte di Wilson che, pure, potrebbero sottrarre la famiglia alla povertà in cui vive. Per Juan il quiz televisivo al quale vorrebbe partecipare è il solo luogo nel quale proiettarsi, l'unico 'altrove' conosciuto, quello della televisione. L'attaccamento irrazionale di Harvey e Juan alla terra si concretizza proprio nell'"alambrado", il lunghissimo steccato che i due costruiscono per tutta la durata del film, una recinzione che delimita il nulla, una forma d'espiazione contro chissà quale peccato. Eva è l'unica della famiglia a intravedere un qualche futuro e, all'opposto del fratello che ha memorizzato l'intera dinastia biblica per poter partecipare al telequiz, tenta di imparare le lingue e vede nell'arrivo dello straniero un'insperata possibilità di fuga dall'assurda realtà familiare. L'importanza del legame misterioso di Harvey con la sua terra è testimoniato dal fatto che, una volta morto, né Juan, né tanto meno Eva riescano a staccarsi da essa: l'occultamento del cadavere del padre, se da un lato può essere letto come rifiuto della sua morte, dall'altro appare come un assurdo quanto inutile tentativo di mantenere inalterato lo stato delle cose. Infatti, rimasti soli, i due ragazzi assumono reciprocamente una serie di atteggiamenti che ricalcano l'odioso comportamento tenuto dal padre nei loro confronti: Eva vorrebbe costringere il fratello a imparare il francese per condurlo via con sé; Juan, invece, continua a costruire l'inutile recinzione (arriverà persino a demolire la casa per procurarsi il legname necessario) e realizzerà, infine, il proposito omicida di suo padre nei confronti di Wilson (quest'ultimo, infatti, dopo che Harvey aveva minacciato di strangolarlo, viene decapitato da un fil di ferro della recinzione teso poco prima da Juan). È evidente, in questa coazione a ripetere azioni e gesti odiati, l'impossibilità dei personaggi a uscire da una situazione in cui tutti interpretano una sorta di gioco delle parti all'interno del quale ciascuno può soltanto tentare una fuga dalla propria sofferenza infliggendo dolore proprio a chi gli è più prossimo. Così, in una delle ultime sequenze, fratello e sorella si ritrovano da soli a replicare quella lotta che nella sequenza d'apertura del film era semplice gioco, forse solo venato da un sospetto di incesto, e che ora è divenuta reale. Alambrado è un film dominato dagli elementi selvaggi di una natura che, prima ancora d'essere semplice paesaggio, ha la funzione di metafora della solitudine esistenziale, dell'implosione dei sentimenti dei suoi personaggi. Questi, costretti alla ricerca di un significato per la propria vita, all'interno di un contesto ambientale ostile, hanno solo due possibilità: l'attaccamento ottuso e insensato alla terra, com'è nel caso di Harvey e Juan, o la fuga, sognata e cercata disperatamente da Eva. Il regista Marco Bechis, qui alla sua prima prova, riesce a rendere, con l'efficacia delle immagini e dei gesti dei protagonisti prima ancora che attraverso il racconto o i dialoghi, un'atmosfera dominata da un'attesa angosciante, destinata allo scacco, un tempo sospeso che trasfigura la vicenda narrata in mito. Fabrizio Colamartino

 
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