Davanti o dietro la lavagna

Tra i banchi di scuola per crescere, ribellarsi, conoscere il mondo

L’aula scolastica è uno dei luoghi cinematografici per eccellenza, un microcosmo autonomo che vede confluire al suo interno, ogni giorno, individui con temperamenti e attitudini disparati, di estrazione sociale molto diversa, obbligati a convivere diverse ore del proprio tempo per lavorare insieme più o meno proficuamente. Luogo di formazione, di ribellione, di scoperta dei primi amori e di nascita delle amicizie per la vita, la scuola è lo spazio in cui si forgiano gli ideali etici che guidano le scelte di vita dei giovani protagonisti, influenzati, positivamente o meno, dalla guida degli insegnanti.

La classe, dunque, è molto più di una semplice ambientazione, è un luogo simbolico che, sotto ogni latitudine, si fa metafora della crescita non solo dei singoli individui ma di intere generazioni, riunite sotto il medesimo bagaglio di insegnamenti, esperienze, memorie. Come ogni altro prodotto culturale, ma forse ancor di più, il film sulla scuola si fa, quindi, lastra sensibile, capace di riflettere attraverso il tessuto dei microeventi narrati, il benessere di una società, la sua struttura, soprattutto la natura del rapporto tra generazioni diverse. È in questa direzione che si orientano i film più significativi fra i tantissimi sull’universo scolastico, ovvero nel delineare la relazione mai facile tra chi sta al di qua e coloro che si trovano al di là della cattedra, proprio come accade in La classe di Laurent Cantet, un film dal quale emergono non solo le questioni portate all’interno della scuola dalla complessità del presente (i problemi dell’integrazione, la divergenza dei linguaggi, la differenza tra autorevolezza e autorità, eccetera) ma anche, forse, una proposta di soluzione o, se non altro, un tentativo in questa direzione. La classe è la dimostrazione di come, attraverso metodi innovativi e un po’ di buona volontà, sia possibile non solo illustrare, ma mettere in pratica, proprio attraverso la realizzazione di un film, tutti quei buoni propositi su integrazione, comprensione reciproca tra alunni e insegnanti, trasformazione dell’autorità in autorevolezza che, troppo spesso, restano lettera morta. Questo forse perché il film riesce ad abbattere quella barriera, apparentemente insormontabile, tra insegnamento teorico e valore dell’esperienza che spesso divide docenti e allievi e, più in generale, mondo adulto e universo adolescente.

Non è un caso che sia proprio il cinema francese il più attento a tali istanze (come avviene, in forme diversissime, che vanno dalla finzione al documentario, anche in altri film recenti come La Recreation, Essere e avere, La schivata, Stella). Se, infatti, il cinema hollywoodiano ha fatto della scuola il baricentro privilegiato di un particolare genere cinematografico – il college movie nelle sue varie declinazioni, dalla commedia più o meno demenziale come Amiche cattive, al thriller come Killing Mrs. Tingle, all’horror come The Faculty – concepito ad uso e consumo degli adolescenti di tutto il mondo, è ancora la Nouvelle Vague francese a scegliere verso la fine degli anni Cinquanta l’aula di una scuola media come ambientazione da cui partire con la sua opera di rinnovamento del linguaggio cinematografico (la prima sequenza de I quattrocento colpi di François Truffaut mostra alcuni alunni che si passano di mano in mano, di nascosto dai professori, la foto di una pin-up). In Italia la rappresentazione dell’aula scolastica e delle sue dinamiche è stata più spesso il pretesto per mettere in scena commedie di costume (da Maddalena zero in condotta fino a Caterina va in città) o per nostalgiche rievocazioni di un’adolescenza più o meno perduta (Come te nessuno mai, Notte prima degli esami) e, solo raramente, nei periodi in cui la contestazione verso la società si faceva forte, una vera e propria riflessione sul presente (Diario di un maestro, Chiedo asilo, A scuola, quest’ultimo avvicinabile, più per le buone intenzioni che per l’esito finale, a La classe).
Più in generale, parecchi film-simbolo della ribellione giovanile descrivono, in maniera spietatamente divertita, rivolte nate all’interno di edifici scolastici, contro insegnanti visti come i rappresentanti di istituzioni coercitive (ancora una volta un francese come Zero in condotta, ma anche l’inglese Se… e l’italiano Nel nome del padre). Altre pellicole confermano, con minore o maggiore retorica, come la figura del professore possa ancora ricoprire un ruolo positivo nella società (L’attimo fuggente di Peter Weir, Del perduto amore, Ricomincia da oggi, Mery per sempre, Il figlio di Luc e Jean-Pierre Dardenne solo per citarne alcune). In alcuni casi, invece, il conflitto non è tra le due sponde della cattedra ma interno al “corpo discente”, sottoforma di atti di bullismo più o meno implicito e strisciante (Fucking Ämal) o più esplicito e tradizionale (La mia guardia del corpo, Evil - Il ribelle).

Spesso le aule scolastiche sembrano il terreno di battaglia di due diverse e contrapposte esigenze adolescenziali: da una parte la voglia di crescere ed entrare a far parte del mondo degli adulti, con le responsabilità, gli oneri e i privilegi che ne conseguono (Rushmore, Election); dall’altra ribellarsi alle regole imposte dai “grandi”, sia per conoscere meglio se stessi (La frattura del miocardio, Dov’è la casa del mio amico?, School of Rock), sia per cancellare le ingiustizie sociali spesso vissute sulla propria pelle (notevoli le eccezioni statunitensi come Schegge di follia, Generazione perfetta e Breakfast Club, interessante l’argentino Machuca). In entrambi i casi è il desiderio di migliorare le proprie condizioni di vita a guidare le parabole di questi adolescenti, sia che facciano tutto da soli, sia che seguano l’esempio illuminato di qualche docente, sia che si ribellino al sistema, sia che accettino le regole (“limitandosi” a trasgredirle). Tuttavia meglio non crogiolarsi in facili catalogazioni: basta guardare a Elephant di Gus Van Sant – film che descrive l’eccidio senza perché perpetrato da due adolescenti in un liceo americano – per rimettere tutto in discussione, convinzioni, certezze, teorie. E per tenere sotto osservazione un luogo filmico così importante per studiare l’evoluzione dell’età adolescenziale, le sue problematiche, le sue risorse e non solo.

 

A SCUOLA PER DIVENTARE GRANDI
Il mondo della scuola come luogo di crescita, di amicizia, di esperienza relazionale.

RIBELLI TRA I BANCHI
Le aule scolastiche come occasione per sovvertire le regole, ribellarsi, cambiare il sistema

LA SCUOLA TEATRO DI GUERRA
Il mondo scolastico come campo di battaglia, luogo dove prevaricare, discriminare, sfogare la propria violenza (fisica o psicologica) sugli altri.

LA SCUOLA...in diretta
I documentari girati nelle classi o i film sulla scuola che sono nati dall’incontro del cinema con la realtà scolastica.

  • High School di Frederick Wiseman,USA, 1968
  • Diario di un maestro di Vittorio De Seta, Italia, 1972
  • High School II di Frederick Wiseman,USA, 1994
  • Ricomincia da oggi di Bertrand Tavernier, Francia, 1998
  • La Récréation di Claire Simon, Francia, 1998
  • Essere e avere di Nicolas Philibert, Francia, 2002
  • A scuola di Leonardo Di Costanzo, Italia, 2003
  • La classe di Laurent Cantet, Francia, 2008
  • L'apprenti di Samuel Collardey, Francia 2008
  • Signori Professori di Maura Delpero, Italia, 2008
  • Sotto il Celio azzurro di Edoardo Winspeare, Italia, 2009
  • Fratelli d’Italia di Claudio Giovannesi, Italia, 2009
  • Una scuola italiana di Angelo Loy e Giulio Cederna, Italia, 2010
  • Le parole non mi conoscono di Michele Imperio, Italia, 2010
  • Ce n’est qu’un début di Pierre Barougier e Jean-Pierre Pozzi, Francia, 2010
  • Scuolamedia, Marco Santarelli, Italia, 2010
  • Né più, né meno. La scuola Pisacane, Lucio Arisci, Federico Betta, Italia, 2011

“CAPITANO, MIO CAPITANO”
Quando il docente riesce ad essere un punto di riferimento importante nella crescita di bambini e ragazzi.

  • Il seme della violenza di Richard Brooks, USA, 1955
  • Gli anni in tasca di François Truffaut, Francia, 1976
  • Chiedo asilo di Marco Ferreri, Italia/Francia, 1979
  • La forza della volontà di Ramon Menéndez, USA, 1987
  • L’attimo fuggente di Peter Weir, USA, 1989
  • Mery per sempre di Marco Risi, Italia, 1989
  • Piccole meraviglie di Alan Miller, USA, 1995
  • Goodbye Mr. Holland di Stephen Herek, USA, 1995
  • Del perduto amore di Michele Placido, Italia, 1998
  • La musica del cuore di Wes Craven, USA, 1999
  • La strada verso casa di Zhang Yimou, Cina, 2000
  • Il figlio di Luc e Jean-Pierre Dardenne, Belgio/Francia, 2002
  • Il club degli imperatori di Michael Hoffman, USA, 2002
  • School of Rock di Richard Linklater, USA 2003
  • Mona Lisa Smile di Mike Newell, USA, 2003
  • Les Choristes - I ragazzi del coro di Christophe Barratier, Francia / Svizzera /Germania 2004
  • The History Boysdi Nicholas Hytner, Gran Bretagna, 2006
  • Scialla! di Francesco Bruni, Italia, 2011
  • Monsieur Lazhar di Philippe Falardeau, Canada, 2011
  • Il rosso e il blu di Giuseppe Piccioni, Italia, 2012

CATTIVI MAESTRI
Se i maestri/professori diventano esempi negativi di comportamento o se rinunciano alla loro funzione educativa.