Il calamaro e la balena

di Noah Baumbach

(USA, 2005)

Sinossi  

PRESENTAZIONE CRITICA

Un'infanzia cinefila

Il calamaro e la balena, uscito in sordina sugli schermi cinematografici italiani, ha avuto una candidatura agli Oscar 2006 come migliore sceneggiatura originale. Noah Baumbach, che ha iniziato la sua carriera come regista nel 1995, a 26 anni, con Scalciando e strillando (Kicking and Screaming, Usa), è stato anche sceneggiatore di Le avventure acquatiche di Steve Zissou (The Life Aquatic With Steve Zissou, Usa, 2004) di Wes Anderson, che gli ha reso il favore ne Il calamaro e la balena producendo il film. Ne Il calamaro e la balena, Baumbach riflette autobiograficamente sulla crisi familiare che caratterizzò la sua adolescenza, celandosi dietro il personaggio di Walt, allampanato diciassettenne, la stessa età che aveva il regista nel 1986, anno in cui si svolge il film.  Il Bernard Berkman del film, padre di Walt, riflette il vero padre di Noah, Jonathan Baumbach, scrittore dalle alterne fortune: grazie al rapporto tra Bernie e Walt nel film è però possibile notare le influenze cinematografiche adolescenziali di Noah dovute indirettamente ai gusti del padre Jonathan, che in una fase della sua vita è stato anche critico cinematografico per la "Partisan Review", storica rivista di sinistra fondata dal teorico del Masscult e Midcult Dwight MacDonald. Ciò che nella pellicola si nota superficialmente è una grande passione per il cinema francese, soprattutto per quello della Nouvelle Vague, di cui si citano Il ragazzo selvaggio (L'enfant Sauvage, Francia, 1970) di François Truffaut e Fino all'ultimo respiro (À boute de souffle, Francia, 1960) di Jean-Luc Godard, in particolare l'ultima scena, quella in cui Jean-Paul Belmondo, poco prima di morire, offende Jean Seberg toccandosi le labbra da parte a parte. Sul muro spoglio dell'abitazione di Bernie compare poi la locandina di La maman et la putain (Francia, 1973), capolavoro travagliato di un talento altrettanto inquieto della Nouvelle Vague francese come Jean Eustache. La filiazione, seppur ad una lettura epidermica, appare chiara: così come il cinema francese del periodo a cavallo tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Sessanta puntava a far diventare il film una sorta di diario intimo, sulla scorta di una serie di teorie ed interventi di vari studiosi e critici (Astruc, Bazin, Truffaut stesso), Baumbach assume in prima persona questo invito quasi cinquant'anni dopo e realizza il suo personale diario intimo di un'adolescenza sofferta, condotta all'ombra di un padre frustrato ed egoista, cultore di una personalità continuamente preda della superbia e dei rovesci del destino. L'altro riferimento nel film è a Velluto blu (Blue Velvet, Usa, 1986) di David Lynch, film uscito nel periodo in cui è ambientata la vicenda, altra imposizione di Bernie/Jonathan nei confronti della formazione culturale del figlio: l'assunzione in questo caso è forse meno percepibile e forse anche maggiormente forzata, se si suppone che l'ispirazione lynchiana possa aver influenzato Baumbach nella creazione di un universo in cui l'angoscia si nasconde dietro la patina di perfetta, anche se squilibrata, rispettabilità.  

IL RUOLO DEL MINORE E LA SUA RAPPRESENTAZIONE

Una partita di tennis familiare

Le vicende narrate in Il calamaro e la balena iniziano in un campo da tennis, con una partita di doppio misto. Misto non tanto perché include anche una donna, quanto perché mette di fronte quasi programmaticamente gli schieramenti protagonisti dell'aspro e rovinoso conflitto che di lì a poco Baumbach svilupperà in seno alla famiglia Berkmann. Da un lato Bernie, il padre, e Walt, il figlio maggiore, invogliato ad insistere "sul rovescio debole della madre" per portare in porto una partita la cui unica posta in gioco è una vuota soddisfazione personale. Dall'altro, Joan, la madre, moglie di Bernie da diciassette anni, e Frank, il figlio minore della coppia, che nella partita pare essere spettatore della sfida in atto, nella quale invece Walt, stimolato da Bernie, ha invece una ruolo da protagonista. Ed è un incipit che, allegoricamente, anticipa gli equilibri presenti nella storia narrata immediatamente dopo: Bernie e Joan intenti a gestire il loro ormai logoro rapporto; Frank in veste di osservatore passivo e vittima di una situazione che per età e dinamiche non può comprendere appieno; Walt spesso utilizzato dal padre come leva per mutare i già precari equilibri in atto e come figura su cui proiettare i valori ideali a cui farebbe costantemente riferimento se una profonda frustrazione, dovuta all'eclissi del successo letterario, non lo avesse attanagliato. Ma anche la posizione in campo assunta dai due figli è emblematica di ciò che il film rappresenta: Frank, più di Walt - indotto dal padre a gestire insieme la partita contro la madre - è bloccato in quella che nel gergo del tennis si chiama "Nobody's Land", terra di nessuno, ossia lo spazio compreso tra fondo campo (in cui ci sono Bernie e Joan) e la rete, una superficie sconsigliata da tutti gli istruttori e i commentatori televisivi perché improduttiva ai fini del risultato, troppo lontana dalla rete per fornire il colpo decisivo (ancor di più se tale colpo non lo si è preparato adeguatamente dal fondo campo), troppo scoperta per potersi difendere in caso di contrattacco. Perfetta metafora della situazione di Frank, costretto, suo malgrado, da una partita che per età e costituzione non può condurre, a vivere senza una vera dimora da sentire propria, alternativamente a casa della madre che egli continua a definire "casa nostra" (mentre Bernie gli fa notare come sia casa della madre) e la nuova abitazione del padre, contraddistinta con "casa di papà" (mentre Bernie si premura di fargli notare come anche quella nuova abitazione, in fondo, sia casa sua). Esemplare è, a questo proposito, l'inquadratura che mostra il povero Frank in campo medio, affranto, seduto su una sedia con bracciolo per mancini (lui che è destrorso) compratagli da Bernie per permetterli di studiare anche nel nuovo appartamento. Terra di nessuno dettata dall'affidamento congiunto, quello stesso affidamento congiunto che "fa schifo", secondo le parole di Otto, un compagno di scuola di Walt, che ha già provato l'esperienza sulla sua pelle: metodo ipocrita di condivisione di spazi e momenti, perché ciò che interessa realmente è soltanto un risparmio sugli alimenti. Così, se per il piccolo Frank la separazione dei genitori è dolore da allontanare con improprie bevute di birra e vino e smarrimento in un'ipotetica e confusa dimensione in cui contano le pulsioni sessuali ossessive e la possibilità di circoscrivere gli ambienti frequentati con il proprio seme (il ragazzino, dopo essersi masturbato, "spalma" con lo sperma armadietti e scaffali della biblioteca) quasi a creare quel senso di appartenenza che prima la posizione sul campo da tennis e poi lo squallore scrostato della nuova abitazione di Bernie non gli hanno fornito, per Walt, personaggio dietro cui si cela la figura del regista, si tratta invece di un faticoso percorso di crescita adolescenziale. Walt, seppur illudendosi di gestire individualmente la difficile situazione, vive la sua vita ad immagine della volontà di Bernie, come suo braccio armato pronto a sfruttare "il rovescio debole della madre": la sua è un'esistenza priva di autenticità, vissuta come proiezione dell'ingombrante - seppur in disarmo - personalità paterna. Il rapporto con Sophie, sua tenera compagna di scuola, è prima diretto, poi catastroficamente mediato dal consiglio paterno volto a crearsi una vasta rete di esperienze; il conversare di letteratura non è scambio di esperienze genuino, ma un pontificare altezzoso e vuoto con il chiaro obiettivo di fornirsi di quella statura culturale che Walt riconosce nel padre; l'attribuirsi la composizione di Hey You dei Pink Floyd non è volontà di frodare il concorso scolastico, quanto il tentativo sconclusionato e irrazionale di garantirsi l'ammirazione paterna. Il cammino di Walt dev'essere indirizzato a recuperare una propria individualità slegata dall'aura di Bernie, una serenità in cui sia possibile anche recuperare il rapporto con una madre che ha mostrato di odiare (ma solo per appartenenza alla "squadra" del padre): l'inquadratura che segna inequivocabilmente questa possibilità è il particolare della mano  del ragazzo che si stacca da quella di Bernie, convalescente nel letto di ospedale. Il cammino successivo di Walt è indirizzato al museo di storia naturale di New York, verso quel calamaro addentato dalla balena simbolo di una paura infantile condivisa con la madre, ancora fonte di conforto e non nemica. Osservare da soli quell'enorme duplice mostro, il cui terrore era stato confessato allo psicologo, è un piccolo ma decisivo passo verso la conquista della maturità.

RIFERIMENTI AD ALTRE PELLICOLE E SPUNTI DIDATTICI

Indubbiamente, una filmografia che voglia tenere conto di tutti i titoli esistenti sul tema della separazione corre inevitabilmente il rischio di essere incompleta. Occorre creare dei percorsi che in qualche modo circoscrivano l'argomento e lo limitino perlomeno ai suoi esempi più celebri. E forse il più celebre film sull'argomento è Kramer contro Kramer (Kramer vs. Kramer, Robert Benton, Usa, 1979), il quale entra di diritto in un'unità didattica che intenda affrontare soprattutto le conseguenze sui minori che sono vittime dell'abbandono. Su un versante più faceto possono essere inseriti anche titoli come Mrs. Doubtfire - Mammo per sempre (Mrs. Doubtfire, Chris Columbus, Usa, 1993), sulle peripezie di un padre trasformatosi in governante maldestra solo per poter vedere i figli, e I Tenenbaum (The Royal Tenenbaums, Wes Anderson, Usa, 2001), dal registro più cinico e beffardo. In ambito italiano sono da segnalare almeno Il giovedì (Dino Risi, Italia, 1963), il quale racconta degli sforzi - non sempre riusciti - di un padre per conquistare l'affetto del figlio che può vedere soltanto un giorno alla settimana, e il sofferto Pagine chiuse (Gianni Da Campo, Italia, 1969), storia di ragazzo affidato, dopo la separazione dei suoi genitori, ad un collegio religioso nel quale è obbligato a confrontarsi con un universo ostile e ipocritamente repressivo. Giampiero Frasca

E' possibile ricercare i film attraverso il Catalogo, digitando il titolo del film nel campo di ricerca. Le schede catalografiche, oltre alla presentazione critica collegata con link multimediale, contengono il cast&credits e una sinossi. Tutti i film in catalogo possono essere richiesti in prestito alla Biblioteca Innocenti Library - Alfredo Carlo Moro (nel rispetto della normativa vigente).